“LA SCELTA” DI CARLO AUGUSTO BACHSCHMIDT

Era il 27 febbraio del 2012 quando, durante lo sgombero a Chiomonte, Luca Abbà sale su un traliccio ad alta tensione: lo scopo è rallentare le operazioni di esproprio messe in atto per allargare il cantiere del tunnel, di quella “grande opera strategica” ancora oggi in sospeso. Il contatto con i cavi ad alta tensione gli causa un volo di dieci metri. Seppur incosciente, il suo corpo continua a essere percorso da scariche elettriche. Ha un polmone perforato. Entra in coma profondo.

Da questo episodio altamente significativo per tutto il movimento No Tav si apre La scelta,  il documentario di Carlo A. Bachschmidt che ragiona sulle ragioni che muovono i singoli a formare una solida collettività, anche a costo di compromettere la propria libertà personale. Nel raccontare la storia di un movimento che lotta per il suo territorio da ormai trent’anni, Bachschmidt dedica particolare attenzione alle individualità che lo compongono, delineando attraverso le loro storie personali un percorso più ampio: quello di una Valle che resiste, che “parte e torna insieme”. Ragionando sul senso della militanza politica, il regista lascia a ognuno dei suoi protagonisti la possibilità di raccontarsi senza il timore di essere screditati, riflettendo sulle ragioni del no e sul senso di responsabilità in un intimo racconto senza interruzioni. Bachschmidt scolpisce visivamente i volti segnati dei suoi protagonisti, così come documenta con spudorata tenerezza alcune azioni di disturbo (emblematico l’addobbo floreale con cui viene colorato il filo spinato) fino ad arrivare alle dure sentenze ricevute al tribunale di Torino. Il montaggio che alterna le bellezze alpine al freddo cemento del cantiere insiste con efficacia sul danno ecologico derivante dalla costruzione del tunnel, così come in passato avvenne con la realizzazione dell’autostrada, un’architettura aliena che vigila minacciosa sul cantiere.

Presentato in anteprima mondiale alla 40° edizione del Torino Film Festival, La scelta si inserisce nella nuova sezione “Dei conflitti e delle idee” il cui obiettivo vuole essere un “esigente confronto” con l’agire politico passato e contemporaneo. Nell’intima modalità di ripresa e nella scelta di non raccontare solo le grandi dimostrazioni a cui il movimento No Tav è spesso stato associato, il film riesce a cogliere la più genuina e profonda essenza della sua lotta. Cosa serve per scegliere di partecipare a una rivoluzione? Bachschmidt dà una risposta che amplia il contesto valsusino, universalizzando la questione in una toccante apologia alla libertà che include ogni forma di diritto al dissenso. Allineandosi con l’esortazione che Abbà scrive in una lettera dall’ospedale per i suoi compagni, sembra dirci che servono tre importanti elementi, ovvero le tre parti in cui suddivide il suo film: forza, coraggio e gioia.

Sara Longo

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