“FUMER FAIT TOUSSER” DI QUENTIN DUPIEUX

Ebbene sì, Quentin Dupieux ci è riuscito ancora. Dopo lo pneumatico assassino di Rubber (2010), la giacca di Doppia pelle (2019) e la mosca di Mandibules (2020), questa volta sono alcuni eccentrici racconti dell’orrore – poco spaventosi a dir la verità, anzi piacevolmente spassosi –  a strappare grasse risate e a dominare la scena dell’ultimo film di uno degli autori più assurdi e paradossali del cinema contemporaneo.

“Le forze del tabacco”, cinque eroi chiaramente ispirati ai power rangers – Benzene, Metanolo, Mercurio, Candeggina e Nicotina, con a capo un nauseante Maestro Splinter – sono soliti sconfiggere i loro non irreprensibili avversari, animali giganti fatti di gomma, sfruttando a loro vantaggio gli elementi tossici della sigaretta. A causa, però, della mancanza di coesione, sono costretti a un ritiro forzato in un territorio isolato e progettato secondo i loro gusti – letti in titanio, docce al sapore di acqua di mare e un inevitabile frigo-supermercato h24. Ecco quindi il luogo ideale per dar vita a un personalissimo e irriverente Decameron dupieuxiano, fatto di novelle beffarde che narrano di caschi isolanti e resti umani parlanti.

Al di là dell’ironia e del sarcasmo delle storie e di alcuni sorprendenti riferimenti cinematografici – la scelta dell’arma da parte dell’assassina della storia narrata dall’egomaniaco Benzene, ripresa attraverso una soggettiva, ricorda da vicino il modo in cui Butch seleziona la katana per salvare Marsellus Wallace in Pulp Fiction (Tarantino, 1994) -, Quentin Dupieux non si dimentica di raccontare i problemi che affliggono la nostra epoca: in questo caso, la questione ambientale. Vi è innanzitutto la decisione di affidare la salvezza del pianeta a un gruppo di supereroi pienamente convinto che il fumo sia il male maggiore, evidente metafora dell’inquinamento che continuiamo a produrre; inoltre, la presenza di Lézardin (Benoît Poelvoorde), villain che ha intenzione di distruggere il pianeta Terra in quanto «abitato da pazzi», attesta lo scopo del regista. Troviamo infine il racconto della piccola Josette, una bimba incuriosita dal falò attorno al quale è riunito il gruppo, che narra, attraverso il punto di vista di un pesciolino, lo smaltimento di rifiuti tossici in un fiume. 

Presentato fuori concorso alla 40esima edizione del Torino Film Festival, Fumer fait tousser mette dunque in scena, grazie a una rapsodica struttura a episodi e attraverso il tono ironico e polemico che ormai da vent’anni contraddistingue il regista francese, uno delle maggiori preoccupazioni della società odierna, senza che venga meno la risata, immancabile in una sala da sold-out.

Davide Gravina

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