“THE GAMER” DI JESSE JOKINEN E PETRI LUUKKAINEN

Il grande schermo ha da sempre dedicato attenzione allo spietato mondo dell’agonismo fisico e sportivo più tradizionale e, tra le opere recenti, possiamo ricordate Il cigno nero (Black Swan, 2010) di Darren Aronofsky oppure Tonya (I, Tonya, 2017) di Craig Gillespie. Negli ultimi anni l’interesse verso la competizione sportiva ha cominciato a includere categorie “anomale”, come ad esempio gli e-sports. In Italia un significativo passo avanti nella rappresentazione di questo mondo è stato fatto dal documentario Game of The Year del 2021 diretto da Alessandro Redaelli, forse il primo vero appassionato tributo al panorama videoludico nostrano.

The Gamer (2023), film finlandese diretto da Jesse Jokinen e Petri Luukkainen presentato alla 4° edizione del Job Film Days, contribuisce ad arricchire il panorama di opere cinematografiche dedicate all’agonismo dei tornei digitali. Come per Game of The Year, anche la coppia di registi decide di adottare la forma documentaria per seguire la carriera di Verneri Junkala, in arte “Bona”. Verneri è un ragazzo di 17 anni ma già videogiocatore professionista di CS:GO, uno sparatutto in prima persona. Come ogni atleta Bona è attanagliato dall’ansia di non farcela, di non essere bravo abbastanza e decide di condividere le sue inquietudini con una psicologa specializzata in sport virtuali.

Verneri è giovane ma si muove con la disinvoltura di un veterano tra le varie sessioni di gioco; il suo team confida molto nelle sue abilità da cui dipende buona parte delle vittorie ma, da quando Bona entra in un circolo vizioso di sconfitte consecutive, non sembra più capace di rialzarsi. Il documentario si impegna a separare il caotico mondo del gaming professionistico – che è cornice della vicenda più che parte integrante della narrazione – dall’umanità del ragazzo e la sua lotta interiore. Le relazioni con i compagni di squadra e le dinamiche interne all’organizzazione dei tornei non vengono mostrate, se non in minima parte.

Ciò che risalta sono i contraccolpi psicofisici che l’universo agonistico del gaming impone agli atleti: per tutta la durata del film si alternano infatti numerosi primi piani degli occhi concentrati del ragazzo e particolari delle sue mani tremanti prima e durante ogni torneo. Rispetto ad altre opere sul tema, The Gamer insiste molto sul rapporto tra adolescenza e lavoro, tra la pressione schiacciante di un mondo estremamente competitivo e le ripercussioni su ragazzi non ancora maggiorenni. Il contrasto tra le sequenze in cui viene mostrata la sua dura preparazione e quelle della sua spensierata quotidianità può stimolare, ad esempio, alcune riflessioni sulla tutela della salute mentale di questa nuova categoria di giovanissimi atleti, ancora non del tutto riconosciuta dalla comunità sportiva.

Luca Giardino

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