“THE VISITORS” DI VERONIKA LIŠKOVÁ

In The Visitors la regista Veronika Lišková si interroga su quale possa essere l’impatto delle scienze sociali sulla comunità, seguendo il lavoro svolto dalla sociologa (e amica) Zdenka nel suo progetto di analisi dei mutamenti sociali causati dai cambiamenti climatici nelle isole norvegesi Svalbard (nel circolo polare artico). Il film, in concorso nella sezione lungometraggi del Job Film Days, nonostante il nobile intento, fatica nella costruzione narrativa, perdendosi nei fili tematici che non vengono mai esaustivamente intrecciati tra di loro e smarrendosi nel tentativo di mostrare in che termini le scienze sociali possano essere uno strumento risolutivo per la crisi di una comunità. 

Il film adotta una forma documentaria, in cui emerge preponderante la dimensione soggettiva della protagonista, punto di vista che costituisce la linea di demarcazione del rapporto erosivo tra il senso di appartenenza e il sentimento angosciante di sentirsi straniero in una comunità che vorresti chiamare casa. Un rapporto abrasivo da cui emerge il flusso emotivo che dà vita al racconto, nella dicotomia tra nostalgia e smarrimento, tra l’amore familiare e il disagio sociale, tra il dentro e il fuori. Su quest’ultimo punto si destreggia la regia di Lišková, dando forma visiva al rapporto diseguale tra natura e uomo, un rapporto incommensurabile di cui si è perduta la speranza di una prossima risoluzione. La regista mostra schiettamente la contaminazione dei ghiacci artici, la risemantizzazione di spazi che da luoghi incontaminati, quali sono nell’immaginario condiviso, mutano in ambienti segnati da ciminiere e fumi d’antracite – appendici delle miniere locali di carbone. 

I campi lunghissimi e piani d’insieme si alternano a registrazioni video in bassa risoluzione che fungono da contraltare intimo alla grandezza soverchiante dei paesaggi innevati – soggettive che ci inseriscono nella sfera privata della protagonista e che rappresentano il conforto che solo il cerchio degli affetti familiari le sa dare. La dimensione intima puntella anche le interviste condotte da Zdenka con i membri della comunità delle Svalbard, donne e uomini preoccupati per la condizione precaria causata dai mutamenti climatici e dalla mancanza di un intervento politico a sostegno dell’inserimento degli immigrati. 

La famiglia, il senso di appartenenza, il cambiamento climatico, l’immigrazione e la crisi sociale sono temi che si alternano nel film senza tuttavia collimare in un nodo risolutorio che possa offrire una chiave interpretativa agli eventi raccontati. La mancanza di una visione registica consuma un film che nelle intenzioni sarebbe potuto essere una necessaria dichiarazione sull’importanza del lavoro delle scienze sociali, ma che di fatto si perde nelle pieghe sentimentali della protagonista, smarrendo così l’orizzonte interpretativo che la sociologia può offrire nel codificare i mutamenti della società.

Federico Lionetti

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