Archivi categoria: Conferenze Stampa

“DRIVE ME HOME” BY SIMONE CATANIA

Article by: Tommaso Dufour

Translation by: Gianmarco Caniglia

One man from Caserta and the other from Rome: a few months ago, they did not know each other, but they have more than a few things in common. Marco D’Amore and Vinicio Marchioni are two talented actors with a solid experience. They have common theatrical backgrounds and frequent movie appearances, in addition to being well established among the public of the TV series made by the same director, Stefano Sollima, who “launched” the former with Romanzo Criminale (2008-2010) and the latter with Gomorra (2014 – ongoing). Today they are in Turin to present the first work of a young director, Simone Catania, a producer of documentary films who committed the two actors to a road movie that is touring Italy and Europe. Continua la lettura di “DRIVE ME HOME” BY SIMONE CATANIA

“DRIVE ME HOME” DI SIMONE CATANIA

Un casertano e un romano: fino a qualche mese fa non si conoscevano, ma non sono poche le cose che hanno in comune. Marco D’Amore e Vinicio Marchioni sono due attori di talento e di consolidata esperienza. Condividono la formazione teatrale e l’abituale frequentazione del cinema, oltre all’affermazione presso il pubblico delle serie tv ad opera dello stesso regista, Stefano Sollima, che ha “lanciato” il primo con Romanzo Criminale (2008-2010) e il secondo con Gomorra (2014- in corso). Oggi si trovano a Torino per presentare l’opera prima di un giovane regista, Simone Catania, produttore di documentari che ha impegnato i due attori in un road movie che attraversa l’Italia e l’Europa. Continua la lettura di “DRIVE ME HOME” DI SIMONE CATANIA

“UNTHINKABLE” DI CRAZY PICTURES

Il pregio di Unthinkable, blockbuster a basso costo ambientato nella Svezia contemporanea, prodotto dal collettivo Crazy Pictures con un finanziamento di soli 1,8 milioni di euro – di cui la metà raccolti in crowdfunding -, sta proprio nella resa spettacolare nonostante la scarsità di mezzi. Peccato che la grande padronanza tecnica non possa correggere le incongruenze di una sceneggiatura difettosa e a tratti involontariamente grottesca. Continua la lettura di “UNTHINKABLE” DI CRAZY PICTURES

“NERVOUS TRANSLATION” BY SHIREEN SENO

Article by: Beatrice Ceravolo

Translation by: Priscilla Valente

Shireen Seno’s second feature-length film is not the common coming of age. The director claims that she had the idea for it in a dream, and the relationship between real and oneiric and between interior and exterior represents the focus of the film. The audience witnesses a fundamental moment in Yael’s life, a shy child who spends her days alone waiting for her mother to come back home or listening to messages on tapes sent by her absent father. The main character’s obsessions, confusion and solitude are reproduced with the awareness of someone who experienced them and did not forget them. Seno told in a Q&A that much of herself has been poured into the character of Yael, both into her personality and into her experience of familiar expatriation. The growing  experience of the character in such a delicate moment of her life may echo something into every one of us.

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“NERVOUS TRANSLATION” di SHIREEN SENO

Il secondo lungometraggio di Shireen Seno è tutt’altro che il solito coming of age. La regista riferisce di aver avuto l’idea per il film in sogno, e proprio il rapporto tra reale e onirico e quello tra esterno ed interno sono al centro del film. Gli spettatori si trovano a seguire un momento fondamentale della vita di Yael, una bambina molto timida che passa le sue giornate sola ad attendere il ritorno della madre o ascoltando i messaggi in cassetta inviati dal padre lontano: le ossessioni, la confusione e la solitudine della protagonista vengono rappresentate con la consapevolezza di chi le ha vissute in prima persona e non le ha dimenticate: Seno ha infatti dichiarato al Q&A che molto di se stessa è stato riversato in Yael, sia caratterialmente che per le vicende di espatrio familiare, ma l’esperienza di crescita in un momento tanto delicato può risuonare certamente con tutti.

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“DEN SKYLDIGE/THE GUILTY” DI GUSTAV MÖLLER

Negli ultimi anni la Scandinavia e in particolare la Danimarca ci hanno abituati a un cinema di altissima qualità e a dimostrarlo è anche il fatto che film come Il Sospetto di Thomas Vinterberg e Land of Mine di Martin Zandvliet siano entrati nella cinquina dei candidati agli Oscar come Miglior Film Straniero. Citare questi film non è un caso perché The Guilty (in originale Den Skyldige), opera prima del giovane danese Gustav Möller, oltre a essere in concorso a Torino36 è anche la proposta della Danimarca per i prossimi premi Oscar.

Bisogna anche aggiungere che, come ha sottolineato la produttrice Lina Flint in conferenza stampa, “in Scandinavia c’è una generazione di cineasti cresciuti con il noir e che vuole contribuire con qualcosa di nuovo per il pubblico per elevare il genere”. Möller si inserisce proprio in questa ondata di noir di altissima qualità di scrittura e messa in scena, e lo fa con la forza di un’opera prima brillante e sicura di sé che non inciampa mai.

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“DEN SKYLDIGE/THE GUILTY” BY GUSTAV MÖLLER

Article by: Annagiulia Zoccarato

Translated by: Cecilia Facchin

Over the past few years, we have been used to see high-quality films coming from Scandinavia, and in particular Denmark. This is also proved by the fact that films such as The Hunt by Thomas Vinterberg and Land of Mine by Martin Zandvliet entered the top five Academy Awards nominees for Best Foreign Language Film. It is important to mention these films, because The Guilty (Den Skyldige in Danish), first work of young Danish director Gustav Möller, is both one of the nominees for the TFF36 contest and Denmark’s choice for the next Academy Awards.

It should be added, as pointed out by producer Lina Flint during the press conference, that “in Scandinavia there’s a generation of filmmakers who grew up with noir and wanted to offer something new to their audiences in order to promote this genre”. Möller belongs to this new wave of brilliantly written and staged noir, thanks to his brilliant and confident first work, that never ceases to impress.

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“ATLAS” BY DAVID NAWRATH

Article by: Tommaso Dufour

Translation by: Giulia Quercia

Family, interpersonal relationships, forgiveness and violence are just a few of the topics that we can find in David Nawrath’s first feature film. The German director, with the producer Britta Knoller, has presented his film at the TFF36 contest. Walter (Rainer Bock) is the protagonist’s name whom, employed by an entrepreneur colluded with mob, clearing evicted residents’ houses for a living; stoically resisting to trouble and being indifferent to the youngest colleagues’ brutality and aggressiveness, he lives alone, speaks as less as he can and sleeps on the floor of his apartment. Even if it seems like the external events don’t affect him directly, his life is going to change.

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“ATLAS” DI DAVID NAWRATH

Famiglia, rapporti interpersonali, perdono e violenza sono alcuni temi del primo lungometraggio a soggetto del regista tedesco David Nawrath che, insieme alla produttrice Britta Knoller, ha presentato il suo film in concorso per il TFF36. Walter (Rainer Bock) è il nome del protagonista che, alle dipendenze di un imprenditore colluso con la malavita, si guadagna da vivere sgomberando le case degli inquilini sfrattati; resistendo stoicamente alla fatica, mostrandosi impassibile alla brutalità e all’aggressività dei suoi colleghi più giovani, vive da solo, parla il meno possibile e dorme sul pavimento di casa. Nonostante appaia impermeabile agli eventi esterni, la sua vita sta per cambiare. Continua la lettura di “ATLAS” DI DAVID NAWRATH

“HOMO BOTANICUS” BY GUILLERMO QUINTERO

Article by: Andrea Bagnasco

Translation by: Cristiana Manni

The botanist Julio Betancur and his assistant Cristian Castro walk through the Colombian jungle collecting and cataloguing numerous plant species.

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“ALL THESE SMALL MOMENTS” DI MELISSA B. MILLER

Howie (Brendan Meyer) ha sedici anni ed è in balìa della sua vita. I genitori vogliono divorziare, o almeno così sembra, a scuola una compagna di suo fratello dimostra interesse per lui, che però non ha occhi che per la ragazza bellissima con cui prende sempre l’autobus. Non si sono mai parlati, lei è più grande e lui così impacciato, ma quando i loro sguardi si incrociano, sorridono entrambi. Continua la lettura di “ALL THESE SMALL MOMENTS” DI MELISSA B. MILLER

“BULLI E PUPE” DI STEVE DELLA CASA E CHIARA RONCHINI

Se gli anni Sessanta, tema del documentario precedente di Steve Della Casa, Nessuno mi può giudicare (2016), sono entrati con maggiore forza nell’immaginario collettivo, gli anni Cinquanta si presentano ancora, ai più, come un periodo caotico, tutt’al più semplificabile in un schema dicotomico, tra Partito Comunista Italiano e Democrazia Cristiana, tra URSS e USA. La forza di Bulli e pupe consiste proprio nel cercare di abbattere questa divisione per provare a vedere oltre, concentrandosi sui veri protagonisti di questa stagione: i giovani.

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“ANGELO” BY MARKUS SCHLEINZER

Article by: Annagiulia Zoccarato

Translation by: Daniele Gianolio

“To accept your role in life or to rise up against it?” Angelo, the main character of Markus Schleinzer’s film competing in Torino 36, must answer this rhetorical question.

What is his role in life? Angelo was torn off from his family and land and was sold as a slave in Europe. A countess decided to buy him in order to turn the poor kid into some sort of living educational experiment. Therefore one might say that he was luckier than the average of his fellow slaves. But is it really so? The movie is set at the dawn of the 18th century, when the so-called “white man’s burden” sort of feeling was widely spread across Europe. According to it, the white, acting like a savior, would take upon himself the mission of bringing civilization to those savage and barbaric tribes and to those men who were considered as “godless, unaccustomed to hard work and born to be enslaved”. Angelo receives the upper-class upbringing, focused on music, arts and the Christian religion, and lives the well-fixed life of the nobility. However, he will never be regarded as equal by his own peers. Despite playing an important role at the Viennese court, for his entire life he will have to suffer because of the more or less subtle racism of those around him.

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“ANGELO” DI MARKUS SCHLEINZER

“Accettare il proprio ruolo nella vita o ribellarsi?” È questa la domanda retorica che viene posta ad Angelo, protagonista dell’omonimo film di Markus Schleinzer in concorso a Torino36.

Ma qual è il suo ruolo? Angelo è stato strappato alla sua famiglia e alla sua terra per essere venduto come schiavo in Europa. Forse meno sfortunato di altri (ma è poi davvero così?), Angelo è stato accolto da una contessa per diventare una sorta di esperimento educativo vivente. Sono gli albori del XVIII secolo e l’atteggiamento che in seguito sarà definito fardello dell’uomo bianco è già ampiamente diffuso. Ed ecco quindi che l’uomo bianco e salvatore fa propria la missione di portare la civilizzazione a popolazioni barbare e indigene, a quegli “uomini nati schiavi, senza voglia di lavorare e senza Dio.” Angelo crescerà educato all’arte, alla musica, alla religione cristiana; vivrà una vita agiata, ma non sarà mai accettato come pari. Avrà un importante ruolo alla corte viennese ma per tutta la vita sarà costretto a subire il razzismo, più o meno latente, di coloro con cui si confronterà.

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“53 WOJNY” BY EWA BUKOWSKA

Article by: Cristian Viteritti

Translation by: Cinzia Angelini

An explosion is a rapid and localized release of energy, mainly consisting in an exothermic decomposition of explosives, generally following an ignition; or in the sudden and fast expansion of a compressed gas. It is followed by significant effects due to the transformation into mechanical work of the energy released. If the explosion interacts with obstacles, the more the surface invested is and the closer it is to the centre of the explosion, the greater the energy exerted on themselves is. Which means that, if a bomb explodes close to a man’s body, it will be completely disintegrated.

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“53 WOJNY” DI EWA BUKOWSKA

Un’esplosione è una rapida e localizzata liberazione di energia, consistente per lo più nella decomposizione esotermica di esplosivi, generalmente in seguito ad accensione, o nell’improvvisa e rapida espansione di un gas compresso, accompagnata da considerevoli effetti dovuti alla trasformazione in lavoro meccanico dell’energia liberata. Se incontra ostacoli esercita su di essi una forza tanto maggiore quanto maggiore è la superficie investita e quanto più è vicina al centro dell’esplosione. Questo vuol dire che, se una bomba esplode vicino al corpo di un uomo, esso sarà completamente disintegrato.

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“MATHIEU AMALRIC, L’ART ET LA MATIÈRE” DI ANDRÉ S. LABARTHE E QUENTIN MÉVEL

Mettere a nudo la propria arte lasciandosi filmare durante un processo creativo: Mathieu Amalric, l’art et la matière è un film di André S. Labarthe e Quentin Mével che scruta proprio in ogni sua sfaccettatura l’attore e regista Mathieu Amalric, mostrando allo spettatore il suo modo di lavorare e di inventare sul set del film Barbara.

Come ha dichiarato nel dibattito in sala Quentin Mével, i due registi hanno microfonato il loro protagonista per l’intera durata delle riprese, lasciando che un ingegnere del suono provvedesse ad avvisarli quando avvertiva un momento interessante o un’illuminazione di Amarlic.

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“DOVLATOV” DI ALEKSEY GERMAN JR.

Tra il biopic e l’invenzione, Dovlatov è la storia di un uomo che, nel suo vagabondare, intercetta storie di corpi e volti che gli sono incidentali – storie di resistenza (e non di dissidenza) contro il potere e i suoi dispositivi banali, in questo caso soprattutto editoriali. Perché Dovlatov, scrittore e giornalista nella Russia sovietica degli anni ’70, non riesce a farsi pubblicare, colpevole di inopportuna ironia e troppa fraintendibile sincerità. Accanto a lui le storie di quella gran folla di personaggi che popola gli spazi dell’ambiziosissima messa in scena che ricostruisce magnificamente un’epoca. Ed è questa galassia di volti russi e di corpi nomadi che costellano il tragitto esistenziale di Dovlatov, la forza viva del film.

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“PROCESSO A CATERINA ROSS” DI GABRIELLA ROSALEVA

“Questo film è uno sguardo che guarda, non tutti gli sguardi guardano ma lui lo fa, è vivo, attento.
Non falsifica, non aggiunge, non ci sono effetti speciali.
Non vuole accalappiare lo sguardo del pubblico, mostra la realtà per com’è: dura e crudele.
Questa realtà non è piacevole ma va guardata, non bisogna mai abbassare la guardia”.

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