Cinclinazione alla violenza e alla rabbia di una generazione senza via di scampo
Quello che viene ritratto in Suburra, l’ultimo film di Stefano Sollima, è un quadro complesso. La sua protagonista è Roma, la città eterna, simbolo di un’Italia che si dimena affannosamente in un presente più che mai contraddittorio. Quello che il regista romano porta avanti ormai da quasi dieci anni è un discorso sulla violenza, le sue forme e le sue modalità, declinate in un contesto che è quello del film di genere. Il modus operandi è ormai consolidato, il soggetto viene prelevato da una fonte letteraria (Cataldo, Bonini, Saviano) per poi essere rielaborato attraverso il linguaggio cinematografico.