C’è una certa retorica nelle rappresentazioni spettacolari del profondo sud degli Stati Uniti che li inquadra in maniera “assoluta”: luoghi dalla forte radice culturale conservatrice, cristiani fino al midollo e insofferenti verso le comunità etniche e queer.
Da qui partono i meriti di Socks on Fire, che sfugge abilmente questa rappresentazione e circoscrive lo stereotipo. O forse lo centra in pieno, rispecchiandone le contraddizioni.
La carriera sportiva del campione di nuoto Matthias Le Goff è sul punto di crollare. Su di lui pesano infamanti accuse di omofobia che mettono in serio pericolo la prossima partecipazione ai campionati del mondo. La sua unica chance per sfuggire alla gogna mediatica è accettare la proposta della Federazione e diventare il nuovo allenatore dei gamberetti luccicanti, la squadra di pallanuoto che rappresenterà la Francia agli imminenti Gay Games di Croazia.
Eros e Thanatos, gioia e dolore, ironia e rabbia sono i binomi su cui si costruisce Sauvage, primo lungometraggio del regista Camille Vidal-Naquet, vincitore della menzione speciale nel concorso lungometraggi All The Lovers della 34ma edizione del Lovers Film Festival, precedentemente presentato nella Semaine de la critique della scorsa edizione del festival di Cannes.
La sensazione espressa dai volti dei presenti, al termine del Panel Da un altro Pianeta, sembra riflettere un misto di soddisfazione e condivisione, l’idea di aver assistito a uno di quegli eventi culturali che, come non sempre capita, lasciano i partecipanti con la rinnovata curiosità verso l’argomento trattato.
L’incontro a cura di Elisa Cuter, evento collaterale del Lovers Film Festival realizzato in collaborazione con il DAMS e tenutosi al Circolo dei Lettori il 26 aprile, ha visto cinque studiose confrontarsi sull’intersezione tra arte, politica gender e immaginari futuristici.
L’occasione è la riedizione da parte di Fandango del Manifesto contra-sessuale di Paul B. Preciado, scrittore e filosofo spagnolo, militante nell’ambito della teoria queer.
Le
domande da cui ha inizio la discussione aprono un orizzonte ampio,
dalle mille implicazioni: è possibile uscire dalla logica binaria di
genere? Come può l’arte intervenire all’interno del dibattito,
auspicando il cambiamento? E soprattutto è possibile aspirare a un
mutamento radicale in un momento politico che vede il ritorno di
ideologie tutt’altro che utopiche, tra il ritorno di nazionalismi e
la costruzione di barriere fisiche e ideologiche?
Su quest’ultima considerazione in particolare si sofferma Viola Lo Moro, organizzatrice dell’Inquiete Festival, con un’interessante riflessione sul significato di utopia e sulla necessità di flessibilità nel confronto con l’effettiva realtà sociale.
La negoziazione sembra appunto essere la prospettiva adottata dall’arte nell’ambito della questione di genere, in cui avviene l’oscillazione tra l’inclusione delle minoranze e la conservazione di un back-ground tradizionale e confortante.
Questa è almeno la prospettiva adottata nel cinema cosiddetto “mainstream” dei super-hero movies americani, ambito approfondito da Lucia Tralli, docente della American University of Rome. Eppure, dove questo cinema sembra generalmente convergere verso la conferma dello status quo, una piccola ma significativa alternativa nasce dal suo fandom, attraverso la scrittura, a partire dai soggetti dei film in questione, di racconti popolati da eroi che mettono in discussione l’eteronormatività.
L’apertura verso l’inclusività si concretizza quindi anche nella letteratura: ciò accade ad esempio attraverso gli scritti politicamente dirompenti di Preciado, Donna Haraway e Shulamith Firestone, autori essenziali nel dibattito sul gender, evocati da Tiziana Triana, direttrice editoriale di Fandango Libri. O avviene similmente attraverso la costruzione di mondi immaginifici da parte della narrativa, come per i racconti de Le Visionarie. Fantascienza, fantasy e femminismo. Un’antologia, “utopie ambigue” descritte durante l’incontro dalla traduttrice Veronica Raimo.
Dunque cinema, letteratura e cultura come dispositivi di cambiamento, in cui sognare mondi alternativi che non implicano un distacco dal reale, ma al contrario la capacità di concepire alternative, per imparare a concretizzare piccole utopie nel quotidiano. E la realizzazione di incontri di questo tipo rappresenta senza dubbio un passo in avanti in questa direzione.
Il magazine delle studentesse e degli studenti del Dams/Cam di Torino