“PENSIVE” DI JONAS TRUKANAS 

Una classe di diplomandi, una festa sfrenata in un cottage sperduto nei boschi della Lituania, un serial killer mascherato. Bastano questi pochi elementi a qualsiasi conoscitore dell’horror per intuire dove ci porterà Jonas Trukanas con la narrazione di Pensive, la sua opera prima in concorso nella sezione “Crazies” del quarantesimo Torino Film Festival. 

L’anima slasher della pellicola è indiscutibile e ruota attorno alla misteriosa figura di Algis (Marius Repšys): da un lato la classica minaccia alla vita dei protagonisti, lento e ineluttabile come nella migliore tradizione del genere, dall’altro legato a doppio filo al folklore lituano. In particolare, risulta centrale la tradizione del “Cristo pensieroso”, a cui si rifanno le sculture intagliate nel legno che rappresentano Gesù in un momento di contemplazione, mentre si regge la testa, che danno il titolo al film. Queste icone, sospese tra sacro e profano, sono onnipresenti: oltre a rendere peculiare l’estetica del film, sono anche simbolo della vecchia società a cui i personaggi cercano di sottrarsi, che li osserva e li giudica per i loro comportamenti, per poi concretizzarsi nella figura dello spietato killer.  

Il regista gioca con massima consapevolezza con gli stilemi del genere con cui si confronta: arriva a produrre momenti al limite del grottesco e della parodia che sfidano la sospensione dell’incredulità dello spettatore, ma è chiara l’intenzione di scandagliare le possibilità conferite dalla giovane età degli studenti protagonisti della vicenda. Sotto alla superficie si nasconde infatti un vero e proprio coming of age. Se il parterre di personaggi è ricco di comprimari che ricalcano in gran parte i cliché dei suddetti slasher, Marius (Sarunas Rapolas Meliesius) è un protagonista tutto da costruire. Si ritrova infatti ad affrontare l’adolescenza con un perenne senso di inadeguatezza, costantemente messo da parte da genitori e compagni di classe, indeciso su che persona diventare, in bilico tra un’esistenza noiosa e la voglia di vivere appieno le proprie emozioni. La ricerca di sé risulta quindi essere il nucleo fondamentale del film. La lotta per la sopravvivenza intrapresa dai personaggi inizia infatti ben prima dell’entrata in scena dell’assassino dei boschi, e solo chi sarà disposto ad abbracciare la propria umanità, con tutto ciò che questo comporta, riuscirà a sopravvivere nella grande battaglia per il futuro. 

Giuseppe Catalano

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