“RUNNER” DI MARIAN MATHIAS

Campi sterminati, cieli lividi, vento che soffia impietoso: questo il paesaggio di Runner di Marian Mathias, crudo dramma sociale che racconta la scoperta dell’amore nell’immutabilità del Midwest americano. La storia di Haas, una sorta di Dorothy contemporanea che, come la protagonista de Il mago di Oz, viene colpita da un “ciclone” che la mette in viaggio: la scomparsa del padre e il pignoramento della casa. Partita alla volta dell’Illinois per soddisfare le ultime volontà del defunto, torna con la consapevolezza di poter scegliere del proprio destino.

Runner è il film d’esordio di un’autrice che dimostra chiarezza di idee e grande personalità nello stile. Marian Mathias tratta le immagini con occhio pittorico: il suo lungometraggio procede per quadri in movimento che, come diapositive, danno allo spettatore il tempo di un’immersione profonda. Le inquadrature, spesso fisse e sostenute, trasfigurano in raffinate composizioni fotografiche (il pensiero corre ai celebri scatti di Dorothea Lange) che chiedono d’essere abitate, vissute. C’è tutto il tempo per farlo, c’è tutto il tempo per compiere fino in fondo l’esercizio dello sguardo, indagare lo schermo, godersi il buio della sala. Molta l’attenzione posta dalla regista sul paesaggio – protagonista del film al pari dei personaggi – che amplifica il racconto: case isolate, luoghi sconfinati che sembrano soffocare le figure.

Haas si muove in continuazione per strade deserte sotto il peso di un cielo sterminato; sullo sfondo soltanto un albero smagrito o il fumo di qualche ciminiera lontana. Ricurva zoppica, arranca: è questo il correlativo oggettivo del suo paesaggio emotivo.Quando però conosce l’amore di un’anima fragile come la sua, il linguaggio del suo corpo cambia e i sentimenti che la riempiono la portano a riempire anche lo spazio. Gli spostamenti sono ora più facili e veloci, perché quando si ha una persona da raggiungere si ha anche una direzione da seguire. Haas alla fine sceglie simbolicamente di alzare la testa e correre. E il suo nome d’origine proprio questo vuole dire: “runner”, la corritrice.

Francesco Dubini

Articolo pubblicato su “la Repubblica” il 29 novembre 2022

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