In una fattoria nel nord della Germania, quattro generazioni in altrettante epoche (anni ’10, anni ’40, anni ’80 e anni 2000) si alternano in un secolo di storia, apparentemente separate dal tempo, ma intimamente accomunate da pensieri, paure e desideri. Ciò che succede nel passato, dunque, si riverbera sempre nel presente e i traumi irrisolti ritornano pungenti nelle generazioni successive.
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“IDA WHO SANG SO BADLY EVEN THE DEAD ROSE UP AND JOINED HER IN A SONG” DI ESTER IVAKIČ
La morte incombe su piccolo villaggio sloveno, materializzandosi nella misteriosa figura di un uomo ricoperto di fiori e nastri colorati. A doverci fare i conti è una bambina che, incapace di comprendere l’ineluttabilità del destino e credendo che in punto di morte la nonna sia stata salvata da un canto udito in lontananza, decide di unirsi a un coro per mantenerla in vita.
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Che cosa si può arrivare a sacrificare per ottenere qualche briciola d’amore dopo una vita di fame? Forse persino la propria libertà. Madame Ida indaga le conseguenze della mancanza d’amore attraverso un racconto dal respiro tragico, denso di simbolismi.
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Era il 26 agosto del 1950 quando un uomo passeggiava per le strade di Torino un’ultima volta. Un addio al mondo, forse un ultimo tenue grido di aiuto non accolto, infine la fatale scelta di abbandonare questa vita che non era mai stato in grado di vivere a pieno. Il mestiere di vivere inizia dalla fine, dall’ultimo giorno di Cesare Pavese, forse a voler mettere subito in scena (e quindi da parte) ciò che ha fin troppo oscurato la sua fama.
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Addormentati sull’erba, un uomo e una donna vengono risvegliati da suoni metallici stridenti. L’uomo sale su una lieve altura, spinto dalla curiosità di vedere oltre. Dall’altra parte, il mondo della tecnologia: tralicci elettrici e impianti industriali si ergono ingombranti alla vista. La sequenza di apertura di Terra incognita è metafora del film stesso, che, attraverso due prospettive opposte, tratta il tema dell’approvvigionamento energetico e della sopravvivenza dell’uomo sulla terra.
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