Messi and Maud non si è sempre chiamato così. Quando è stato presentato al Toronto International Film Festival (TIFF), si intitolava La Holandesa. Solo in seguito l’agente ha deciso di cambiare il titolo per il mercato internazionale. Ma per la regista Marleen Jonkman la sua opera resterà sempre La Holandesa. Ed è proprio intorno a una donna olandese che ruotano le vicende di questa pellicola. Continua la lettura di “MESSI AND MAUD” di MARLEEN JONKMAN
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“LA FELICITÀ UMANA” DI MAURIZIO ZACCARO – CONFERENZA STAMPA
“Che cos’è la felicità?” è una domanda che tutti ci siamo posti almeno una volta nella vita: diverse le risposte, ma forse tutte limitate ad un’interpretazione individualista della felicità. Esattamente quello che Maurizio Zaccaro ha voluto evitare quando ha deciso di partire da quest’interrogativo per realizzare La felicità umana.
“Forse il pubblico dal titolo del film si aspettava una serie di interviste alla gente comune per strada, ma per me la felicità è un termine prettamente economico” spiega il regista nella conferenza stampa. Il discorso di Zaccaro si pone subito in termini sociali e politici: è impossibile parlare di felicità senza essere consapevoli di cosa sta accadendo nel mondo, bisogna assumere un punto di vista che vada oltre la nostra personale interpretazione e che possa abbracciare una visione più ampia possibile, che tenga conto in primis della felicità come benessere sociale. Continua la lettura di “LA FELICITÀ UMANA” DI MAURIZIO ZACCARO – CONFERENZA STAMPA
Conferenza stampa di apertura del 35º TFF
Azzurri, penetranti, indiscreti. Sono gli occhi da maga di Kim Novak ad aprire la conferenza stampa del Torino Film Festival, giunto ormai alla sua 35ºesima edizione. Nella sala 2 del cinema Massimo, di fronte a giornalisti, istituzioni e semplici curiosi, il direttore Emanuela Martini svela i dettagli della manifestazione.
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“L’uomo dei cinque palloni” di Marco Ferreri – Serata di chiusura Sottodiciotto 2016
Il Festival Sottodiciotto si è concluso dopo un’ intensa settimana di programmazione, con la proiezione del film di Marco Ferreri L’uomo dei cinque palloni (1965).
Il film è stato presentato da Steve Della Casa e da tanti ospiti d’eccezione, come il presidente del Museo Nazionale del Cinema Paolo Damilano e il direttore della Film Commission Torino Piemonte Paolo Manera, concordi a dedicare la serata di chiusura a due personalità molto importanti per la città di Torino: Gianni Volpi e Gianni Rondolino.
Serata “Super8 Rock’n Memories”
Dopo la collaborazione con Steve Della Casa per il documentario Nessuno ci può giudicare – presentato durante il 34 esimo Torino Film Festival – il collettivo dei Superottimisti si lancia in una nuova avventura: una serata dedicata a vecchie pellicole e filmini girati a Torino. Presentati durante il Film Festival Sottodiciotto, i filmati sono stati donati dai cittadini torinesi – presenti in sala – grazie ai quali è stata possibile l’ideazione di questa serata.
Tavola rotonda “Fra la via Emilia e il West – Il western nel fumetto italiano”
L’esplorazione di mondi sconosciuti, il significato della frontiera e il mito dell’avventura hanno messo radice in Italia sin dai primi anni del dopoguerra. Nel 1948 nasce il fumetto Tex Willer e con esso nasce il fumetto western all’italiana, che da più di cinquant’anni viene letto dagli italiani. Nel corso degli anni il mito del lontano Ovest si afferma tra le impalcature della settima arte e l’Italia diventa la madre del genere spaghetti western, rendendo prestigio nel mondo alla produzione nostrana del settore cinematografico. Nel 1976 esce nelle sale Keoma, capolavoro del regista Enzo G. Castellari, che diventa un asse portante del genere western all’italiana. I paesaggi e i personaggi delle storie dei fumetti e del grande schermo diventano complementari, eroi e portatori di morte si alternano sui paesaggi desertici dell’immaginazione e disegnano a colpi di pallottola la conquista di una terra sconosciuta e selvaggia.
“Yo Yo” di Ugo Nespolo
Essere gemelli è una questione d’intesa. Un’avventura che parte da una cameretta e riesce a vedere l’anima in tutte le cose, a rendere disegni su carta degli esseri viventi. Proprio come dimostra Ugo Nespolo, nella sua ultima collaborazione con Rai Yo Yo.
In ricordo di Corrado Farina
Nella giornata di venerdì 2 dicembre si è tenuta presso il Cinema Romano, in occasione del Sottodiciotto Film Festival & Campus 2016, la presentazione del volume Attraverso lo schermo. Film visti e film fatti edito da Il Foglio. Nel volume è l’autobiografia di una importante figura del cinema torinese e non solo: Corrado Farina.
L’incontro, condotto da Steve Della Casa (direttore del Festival) e Matteo Pollone dell’Università di Torino, ha permesso “a chi ha conosciuto Dado di ricordarlo con affetto e semplicità”, come sottolinea lo scrittore Ernesto Ferrero.
Incontro con Dario Argento
Questa mattina al cinema Romano si è tenuto un incontro con il regista Dario Argento nell’ambito di Sottodiciotto Film Festival & Campus. Questo incontro è stato pensato come momento di riflessione sul cinema da parte dei giovani – in particolare gli studenti del DAMS e del Corso di Laurea in Ingegneria del cinema. Hanno introdotto l’ospite Steve della Casa – direttore del Festival – e Giulia Carluccio – presidente dell’Aiace e del DAMS – i quali, a partire da un’analisi di alcune tematiche e di alcuni aspetti del linguaggio dell’opera di Argento, hanno espresso sollecitazioni interessanti alle quali il regista si è prestato a rispondere in modo esauriente.
Conferenza stampa di chiusura del TFF 2016
Siamo ai titoli di coda. Emanuela Martini e Alberto Barbera hanno appena preso i loro posti per l’ultimo incontro di questa edizione.
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“The Blank Generation” di Ivan Král – Conferenza Stampa
Ivan Král è un musicista, produttore, compositore di colonne sonore e regista. Ha inciso dischi da solista, ha collaborato con artisti quali Patti Smith, Iggy Pop, John Cale, David Bowie, Pearl Jam, U2, e con Amos Poe ha codiretto i documentari Night Lunch (1976) e The Blank Generation (1976).
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“Le fils de Joseph” di Eugène Green – Conferenza stampa
Si è svolta, nelle sedi Rai, la conferenza stampa di Le fils de Joseph di Eugène Green, presentato nella sezione “Onde” al 34° Torino Film Festival. Il regista si è reso disponibile a rispondere per mezz’ora alle molte domande e curiosità da parte dei giornalisti, mostrando inoltre la conoscenza dell’italiano quasi impeccabile. La storia narrata vuole essere foriera del messaggio che la comunicazione tra generazioni (tra padri e figli per esempio) è molto importante; il problema maggiore della civiltà di oggi, come afferma Green, è che la gente non vive più nel presente, ovvero nella realtà, ma in una dimensione sempre più virtuale. Questo tema influenza diversi lavori del regista.
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“L’ora di regia” – Incontro con Gianni Amelio
L’incontro prende il nome dal libro scritto a quattro mani da Gianni Amelio e Francesco Munzi, L’ora di regia. Da un’idea nata da vari incontri con Emiliano Monreale, è un testo che cerca di sciogliere i nodi attorno al rapporto tra docente di cinema e studente.
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“Safe Neighborhood” by Chris Peckover – Press conference
Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale
Article by: Valentina Di Noi
Translation by: Francesco Chiocci
Nobody would expect that something frightening could happen in a safe place but that’s what happens in this film, an anti-horror.
The director Chris Peckover prefers bright lights and colours, unlike the classic horror movie. His aim is to create an atmosphere that wouldn’t anticipate any scary event.
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“Safe Neighborhood” di Chris Peckover – Conferenza stampa
I termini “safe neighborhood” designano in America la vita in quartiere sicuro. Nessuno si aspetta che qualcosa di spaventoso possa accadere in posto sicuro, ma è proprio quanto avviene nel film, un horror antihorror.
Il regista Chris Peckover predilige luci forti e colori vivaci, diversamente dai consueti film horror. Il suo intento è quello di creare un’atmosfera che non facesse presagire eventi spaventosi.
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“L’économie du couple” (“After Love” – “Dopo l’amore”) di Joachim Lafosse – Conferenza stampa
Nella penultima giornata di appuntamenti per la stampa, Joachim Lafosse ha parlato con Bruno Fornara del suo L’économie du couple, presentato alla 34ª edizione del Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile.
L’économie du couple racconta di una coppia separata che vive sotto lo stesso tetto, ma non ci viene dato sapere perché il legame tra i due amanti si sia spezzato. “Non si sa mai il vero motivo della rottura di una relazione”, commenta il regista, “e perciò ho voluto lasciare lo spazio allo spettatore di intuire quali siano le ragioni che hanno portato i due personaggi al punto di rottura. Tuttavia è commovente notare come il denaro sia la questione sulla quale si anima la maggior parte delle discussioni, quando in realtà si litiga su questo argomento perché c’è sofferenza per il mancato riconoscimento da parte del partner di quanto si è fatto e si è dato all’interno della coppia. È altrettanto doloroso notare che sono sempre più frequenti i casi di coppie che evitano di separarsi perché non c’è la possibilità di sostenere l’affitto mensile di un nuovo alloggio”.
Cédric Kahn e Bérénice Béjo, il lui e la lei della coppia di Joachim Lafosse, sono nel film genitori di due graziose gemelle, le quali sono speculari rispetto alla coppia in crisi. “Ciascuno di noi, quando è all’inizio di una relazione”, comincia a spiegare Joachim, “sente una sorta di istinto verso una fusione, una costruzione di un rapporto gemellare e simbiotico. Se due persone diventano i genitori di una coppia gemelli, inevitabilmente si troveranno a confrontarsi con quello che non riusciranno mai ad essere, cioè una fusione assoluta”. Nel corso del film si nota, infatti, che la progressiva unione delle gemelline va di pari passo con la separazione dei due genitori.
L’économie du couple parla soprattutto della gestione della casa. Non a caso il titolo contiene la parola economia, la quale deriva dal greco e significa, per l’appunto, casa, inteso anche come beni di famiglia. In una delle sequenze del film il personaggio interpretato da Cédric Kahn spiega ad una delle sue bambine che cosa significa ricchezza. Al di là del denaro, di chi ne ha e di chi non ne ha, la ricchezza propriamente detta è quella culturale. Il personaggio di Bérénice Béjo è, però, incapace di vedere e ricordare l’arricchimento che il suo ex compagno ha dato nell’ambito coniugale e familiare, dando importanza unicamente all’aspetto materiale.
“Sono stato molto chiaro con Mazarine Pingeot, lo sceneggiatore, sul ruolo dell’ambiente casalingo”, conclude Joachim Lafosse. “Volevo che il pubblico percepisse chiaramente che in quel luogo fosse stato distrutto un amore”.
Gabriele Salvatores e i suoi cinque pezzi facili – Conferenza stampa
La mattinata di conferenze stampa di sabato 19 novembre si conclude con l’intervento di Gabriele Salvatores, guest director della trentaquattresima edizione del TFF. Le domande vertono inevitabilmente sulla scelta dei cinque pezzi facili che hanno dato il nome ad una delle sezioni del festival di quest’anno. Il film prediletto, racconta il regista, è senza dubbio Jules et Jim, emozionante e dolcemente evocativo fin dal titolo e fedele custode del ricordo di un giovane Salvatores che da semplice spettatore diventa un cinéphile consapevole.
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“La lingua dei furfanti” di Elisabetta Sgarbi – Conferenza stampa
La lingua dei furfanti è l’ultimo film di Elisabetta Sgarbi, presentato in anteprima assoluta nella sezione Festa Mobile al 34° Torino Film Festival. L’opera si ispira al libro La Sistina dei poveri di Giovanni Reale.
“Un film ininterrotto, questo” – dice Elisabetta Sgarbi -, “che mi segue da anni. Anzi da cui sono inseguita da anni, da prima di conoscere la Valle Camonica, da prima di conoscere Romanino: da quando mio zio Bruno, mia madre Rina, e poi mio fratello Vittorio, si arrampicavano sin lassù, precedendomi. Così che questo film, così personale nei modi, mi sembra una strana biografia familiare, un mio nascosto romanzo di formazione, che ho condiviso con un altro amico e compagno di avventure, Giovanni Reale.”
L’interesse di Elisabetta Sgarbi è quindi rivolto a Girolamo Romanino e torna in Valle Camonica, dopo il suo lavoro sulla Via Crucis di Cerveno di Beniamino Simoni, avendo in mente le dense parole di Testori, e presenti le puntuali ricostruzioni di Giovanni Reale (che dimostrano la profonda conoscenza della materia di fede che aveva Romanino).
Giovanni Testori scriveva: “a Pisogne, a Breno, a Bienno Romanino tiri a far ‘cagnara’, non v’ha dubbio alcuno. Egli sembra costringere i suoi personaggi a venire sulla scena a furia di calci nel sedere; e non è meraviglia che, una volta lì, essi, tra impetuosa incapacità a organizzarsi, in lingua e vergogna, finiscano col gonfiar tutto; a cominciare dalle loro stesse membra per finire alle parole che ruttan fuori quasi nubi di fumetti odoranti d’osteria, e alle piume dei cappellacci, che si rizzano, unte e bisunte, come quelli di tacchini incazzati.”
La regista assume come oggetto del proprio lavoro il ciclo di affreschi che il pittore realizzò tra il 1532 e il 1541 in tre chiese a Pisogne, Breno e Bienno in provincia di Brescia, si muove tra le case e gli abitanti dei tre paesi che Romanino aveva osservato a lungo e concentra l’attenzione sui dettagli nascosti dei dipinti.
Elisabetta Sgarbi sottolinea quanto siadi fondamentale importanza la voce narrante Toni Servillo, il cui timbro caldo, unito alle doti interpretative, riesce a “far parlare i personaggi” degli affreschi e ad esaltare sfumature e risvolti rappresentativi. Anche la musica di Franco Battiato si inserisce perfettamente in questo viaggio di scoperta.
“Chi mi ha incontrato, non mi ha visto” di Bruno Bigoni – Conferenza stampa
È una storia singolare quella di Chi mi ha incontrato, non mi ha visto. L’ultima fotografia di Arthur Rimbaud, l’ultimo film del regista milanese Bruno Bigoni. Un documentario travestito da mockumentary (o viceversa?), è la dimostrazione di ciò che è accaduto al regista dal giorno in cui una misteriosa donna francese gli propone l’acquisto di una fotografia che raffigurerebbe nientemeno che Arthur Rimbaud su un letto di ospedale, la gamba destra amputata e in mano un foglio su cui sono scritti alcuni versi inediti e mai pubblicati nelle opere del poeta bambino.
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“#Screamers” di Dean Matthew Ronalds – Conferenza stampa
#Screamers è un film molto particolare. Si apre come un documentario su una piattaforma di social network, per poi mutare gradualmente in un horror a tinte molto oscure.
Il regista Dean Matthew Ronalds e l’attore protagonista e coproduttore Tom Malloy ci spiegano che questa commistione di generi ha come fine principale quello di sollevare sin dall’inizio il dubbio nella mente dello spettatore. Si tratta di un horror o di un documentario? Giocare con i generi diventa quindi un modo per creare qualcosa di completamente diverso. Un ibrido, che per un’ampia parte iniziale sviluppa la trama, focalizzandosi molto sulla costruzione del carattere dei personaggi.
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