Archivi tag: Francesca Comencini

“MI PIACE LAVORARE (MOBBING)” DI FRANCESCA COMENCINI

Mi piace lavorare (Mobbing) è la storia di Anna, una segretaria contabile – interpretata da Nicoletta Braschi – che vive con la figlia Morgana. Quando l’azienda in cui è impiegata viene assorbita da una multinazionale, il suo lavoro viene snaturato e le sue giornate si susseguono all’insegna di microaggressioni e di un progressivo isolamento. Job Film Days ne presenta una rara copia in 35mm per chiudere l’omaggio a Francesca Comencini.

Continua la lettura di “MI PIACE LAVORARE (MOBBING)” DI FRANCESCA COMENCINI

“Amori che non sanno stare al mondo” di Francesca Comencini

Ci sono amori che, pur essendo nati sulla Terra, non sono destinati alla vita in questa dimensione; ci sono amori che per loro stessa intrinseca natura, una volta finiti, continuano a suggerire tutto ciò che avrebbero potuto essere in una realtà parallela e invece non saranno. Ci sono amori che semplicemente non sanno stare al mondo. Questo è uno dei temi centrali, se non il fulcro, del nuovo film di Francesca Comencini, nella sezione “Festa Mobile” di questo TFF. Claudia (Lucia Mascino) si innamora di Flavio (Thomas Trabacchi) nel giro di appena qualche secondo; decide immediatamente, dopo un inizio turbolento, di voler passare con lui il resto della propria vita. Vuole i suoi figli, vuole sposarsi, avrebbe accettato di farlo anche in chiesa “se solo lui glielo avesse chiesto”. Ma l’aggrapparsi a questa convinzione, a questo sogno testardo dell’uomo perfetto e dell’unico amore che dovrebbe durare tutta una vita, non farà altro che rallentare la sua strada verso la “guarigione” e la giusta elaborazione della perdita a relazione finita. Continua la lettura di “Amori che non sanno stare al mondo” di Francesca Comencini

Premio Cipputi alla carriera a Francesca Comencini

A vent’anni dalla sua nascita il premio Cipputi viene assegnato a Francesca Comencini, unica cineasta ad aver avuto per due volte questo onore, nel 2007 per il film In fabbrica e quest’anno come riconoscimento per la sua carriera.

La regista è particolarmente legata a questo premio, anche perché sotto la direzione di Gianni Amelio aveva fatto parte in passato della giuria dello stesso. Afferma che è molto legata a In fabbrica e si rifiuta di incasellarlo all’interno di un genere ben definito. L’intento della Comencini non è infatti quello di fare film sul tema del lavoro, ma quello di “raccontare” le persone: “film contemporanei esposti in modo familiare”, specchi delle vite degli altri. Il lavoro è solo uno dei ounti di vista possibili per raccontare gli esseri umani ai giorni nostri.

Cita l’esempio di Mobbing – Mi piace lavorare, film che tratta il tema spinoso delle donne all’interno di un mondo del lavoro maschilista. Francesca Comencini si lamenta della scarsa presenza di registe e di personaggi femminili che non siano subalterni a quelli maschili nei film italiani; riscontra ad esempio un’insopportabile retorica nella visione maschile di temi come la maternità. La sua personale visione collettivistica tutta al femminile e le sue convinzioni politiche condizionano ovviamente il suo modo di lavorare .

Un giornalista chiede cosa pensi la Comencini della serie televisiva Gomorra di cui ha scritto due episodi nella prima stagione e prevede di firmarne tre nella seconda. Ammette di essere “elettrizzata” per questo lavoro e di essere pronta a far valere il suo punto di vista femminile nella serie. Per l’episodio 7, da lei scritto, rivela di essersi ispirata ai suoi documentari sul lavoro al fine di rendere verosimile l’organizzazione criminale dello spaccio: anche lì sono necessarie regole e orari ferrei.

Tra i progetti futuri di Francesca Comencini c’è la collaborazione con il progetto Fandango intitolato Nella battaglia: un film sulla lotta sentimentale tra uomo e donna, fuori da un ordine patriarcale precostituito, alla ricerca di una parità di ruoli che mantenga le caratteristiche di genere.

“In fabbrica” di Francesca Comencini

Immagini contemporanee degli stabilimenti FIAT, in un notturno soffocato dal rumore dei macchinari. Stacco: secondo dopoguerra, un’intervista al alcuni bambini siciliani: “Dove sono i vostri padri?” Risposta: “In Germania”. Così inizia In fabbrica, documentario di Francesca Comencini vincitore del premio Cipputi nel 2007 come miglior film sul mondo del lavoro. Un altro premio Cipputi è stato attribuito quest’anno alla stessa regista, alla carriera. Continua la lettura di “In fabbrica” di Francesca Comencini

In fabbrica (At the Factory) by Francesca Comencini

Article by: Lara Vallino

Translation by: Roberto Gelli

Contemporary images of FIAT plants during the night covered by the machinery’s noise. Break. Second worldwide postwar period: Sicilian children are interviewed about the matter “Where are you dads?” “They are in Germany”.
This is the beginning of Francesca Comencini’s documentary entitled In fabbrica: Cipputi Award winner in 2007 as the best film about work. This year Comencini has received the lifetime achievement award in TFF.
During the Fifties Italy relies on industry, in order to improve working life, which can guarantee a better lifestyle. In a short dialogue between a journalist and a worker we hear “Is it easy to find a job?”, “Yes, there is a lot”, which causes some astonishment among the modern spectators, who got used to the term precariousness. But those years represent the highest point for the local economy, the so-called economic boom: from all the areas of the peninsula people move towards the big northern industries, so as to find a job. “Would you come back home to Naples?”, “No, not even if they covered me with gold”, this is the reply given by a girl defending her new status of worker. The interviewed show themselves to be always satisfied, in a time when job is a source of money and sustenance. What is more, it is something, which people can be proud of. On the other hand, this period also witnesses a strange combination between guaranteed jobs and black market labour, sometimes related to child labour.
Those years give progressively birth to a class consciousness, which results in the first FIAT workers uprising in 1962. If it is true that they get better work conditions, more problems seem to arise like that concerning the housing of people coming from the south. As a female worker stated in 1968: “those who always work by using their arms, lose mental agility, memory and thinking ability”. This situation leads towards new strikes aimed at removing production lines: workers now want to take part at the production activity, not only by tightening bolts, but by putting something of their own into the final products.
With the 80’s the concepts of profit and progress come onto the scene and automation systems are adopted in the firms. Workers form picket lines surrounding FIAT plants 35 days long, the firm replies imposing unemployment insurance. On 14th August, 1980 workers not involved in the measure, together with common citizens, demonstrate in the streets of Turin. It is the so-called “March of the forty thousand”; an invisible crowd of people opposing workers strike and demonstration. The unprecedented event is a sign of a rising individualism and negation of class consciousness. From that time on, there were in fact no strikes anymore.
Nowadays factories are still there but their workers have become a sort of invisible entity: none of them thinks about protesting or striking. There is an emptiness in terms of unity, that same unity which would let the situation change. Above all, none seems to believe in change anymore. A sense of resignation and indifference has spread among workers causing the maintaining of the status quo, which was conquered through efforts during those years, when consciousness of factory workers in Italy was born.