PANEL: “DA UN ALTRO PIANETA”

La sensazione espressa dai volti dei presenti, al termine del Panel Da un altro Pianeta, sembra riflettere un misto di soddisfazione e condivisione, l’idea di aver assistito a uno di quegli eventi culturali che, come non sempre capita, lasciano i partecipanti con la rinnovata curiosità verso l’argomento trattato.

L’incontro a cura di Elisa Cuter, evento collaterale del Lovers Film Festival realizzato in collaborazione con il DAMS e tenutosi al Circolo dei Lettori il 26 aprile, ha visto cinque studiose confrontarsi sull’intersezione tra arte, politica gender e immaginari futuristici.

L’occasione è la riedizione da parte di Fandango del Manifesto contra-sessuale di Paul B. Preciado, scrittore e filosofo spagnolo, militante nell’ambito della teoria queer.

Le domande da cui ha inizio la discussione aprono un orizzonte ampio, dalle mille implicazioni: è possibile uscire dalla logica binaria di genere? Come può l’arte intervenire all’interno del dibattito, auspicando il cambiamento? E soprattutto è possibile aspirare a un mutamento radicale in un momento politico che vede il ritorno di ideologie tutt’altro che utopiche, tra il ritorno di nazionalismi e la costruzione di barriere fisiche e ideologiche?

Su quest’ultima considerazione in particolare si sofferma Viola Lo Moro, organizzatrice dell’Inquiete Festival, con un’interessante riflessione sul significato di utopia e sulla necessità di flessibilità nel confronto con l’effettiva realtà sociale.

La direttrice del Museo di Rivoli Carolyn Christov-Bakargiev introduce l’incontro in compagnia delle altre relatrici

La negoziazione sembra appunto essere la prospettiva adottata dall’arte nell’ambito della questione di genere, in cui avviene l’oscillazione tra l’inclusione delle minoranze e la conservazione di un back-ground tradizionale e confortante.

Questa è almeno la prospettiva adottata nel cinema cosiddetto “mainstream” dei super-hero movies americani, ambito approfondito da Lucia Tralli, docente della American University of Rome. Eppure, dove questo cinema sembra generalmente convergere verso la conferma dello status quo, una piccola ma significativa alternativa nasce dal suo fandom, attraverso la scrittura, a partire dai soggetti dei film in questione, di racconti popolati da eroi che mettono in discussione l’eteronormatività.

L’apertura verso l’inclusività si concretizza quindi anche nella letteratura: ciò accade ad esempio attraverso gli scritti politicamente dirompenti di Preciado, Donna Haraway e Shulamith Firestone, autori essenziali nel dibattito sul gender, evocati da Tiziana Triana, direttrice editoriale di Fandango Libri. O avviene similmente attraverso la costruzione di mondi immaginifici da parte della narrativa, come per i racconti de Le Visionarie. Fantascienza, fantasy e femminismo. Un’antologia, “utopie ambigue” descritte durante l’incontro dalla traduttrice Veronica Raimo.

Dunque cinema, letteratura e cultura come dispositivi di cambiamento, in cui sognare mondi alternativi che non implicano un distacco dal reale, ma al contrario la capacità di concepire alternative, per imparare a concretizzare piccole utopie nel quotidiano. E la realizzazione di incontri di questo tipo rappresenta senza dubbio un passo in avanti in questa direzione.

“AT THE END OF THE DAY” DI KEVIN O’BRIEN

La paura spesso nasce dall’ignoranza: non conoscere un mondo, non averne mai fatto parte e dunque non sapere di che colori si compone, porta le persone a temerlo e ad allontanarlo o addirittura a disprezzarlo. At the End of The Day di Kevin O’Brien tratta proprio queste tematiche, con una vena ironica ed una delicata nota drammatica. La proiezione del film, avvenuta nella sala Cabiria del Cinema Massimo è stata preceduta da un breve dialogo tra Silvano Bertalot membro del Coordinamento Torino Pride e il giornalista Simone Alliva, che hanno spiegato al pubblico in cosa consiste il progetto To Housing, realizzato a Torino per dare un tetto ai ragazzi della comunità LGBTQI allontanati dalle loro famiglie di origine a causa del loro orientamento sessuale.

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“UN RUBIO” DI MARCO BERGER

La peculiarità di Un Rubio dell’argentino Marco Berger, in concorso nella selezione lungometraggi della 34ma edizione del Lovers Film Festival, è sicuramente quella di costruire e mantenere attiva la tensione magnetica e sessuale dei suoi due protagonisti, Gabriel (Gaston Re), un trentenne taciturno, e Juan (Alfonso Baron), una versione più rude, e a tratti sporca, di un Adone mitologico.

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EVENTO SPECIALE LOVERS WORLD SESSION – “WILD NIGHTS WITH EMILY” DI MADELEINE OLNEK

La serata del 25 aprile, nella sala Rondolino del Cinema Massimo, si è aperta con una voce ed una chitarra, quelle di Matteo Salvadori, che hanno inaugurato la Lovers World Session. E’ intervenuto Giorgio Li Calzi, direttore artistico del Torino Jazz Festival che, con Irene Dionisio, ha discusso dell’importanza della connessione tra i festival torinesi. La direttrice del Lovers ha poi dialogato con la responsabile editoriale di Fandango Libri, Tiziana Triana. Attraverso la collaborazione con la casa editrice il festival torinese ha infatti dato spazio a due romanzi molto differenti di due giovani autori, andando a sottolineare quanto i libri ed il cinema abbiano in comune le storie, che hanno sempre bisogno di essere raccontate.

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“Normal” di Adele Tulli

Una ricerca di dottorato che si trasforma in un viaggio e diventa un film. Un percorso durato più di tre anni e che ha attraversato tutta l’Italia  allo scopo di provare a fare una mappatura di quello che potrebbe essere definito, oggi in Italia, il sistema dei generi.  Normal di Adele Tulli è un susseguirsi di immagini che tentano di restituire quelle che sono le convenzioni sociali legate ai concetti di mascolinità,  femminilità e sessualità di un paese che si racconta attraverso  gesti, parole e rituali che sembrano ancora troppo “limitanti”.

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“Tucked” di Jamie Patterson

Molti stereotipi vengono messi in discussione con tenera ironia in La verità sugli amori e scritto e diretto da Jamie Patterson, questo film, scelto da Giovanni Minerba per la sua Carte Blanche. L’anziana drag queen Jackie Collins, interpretata con disarmante maestria da Derren Nesbitt, non è aderente al modello di drag performer cui siamo abituati: a detta sua, infatti, è eterosessuale, e ha avuto una moglie ed una figlia. Questo suo orientamento non l’ha in ogni caso protetta dall’astio e dalle discriminazioni che essere una drag queen comportano, dato che la moglie una volta scoperta la vera professione di quello che lei conosceva come Jack lo aveva escluso con durezza dalla sua vita, causando anche la frattura del rapporto del marito con la figlia. Solo da ormai dieci anni, il protagonista si trova a misurarsi senza alcun aiuto con una diagnosi che gli lascia poco tempo da vivere, ma con una forza inaspettata per chi vive nella sua condizione, non rinuncia alla sua carriera sul palco, anche se il medico glielo sconsiglia caldamente. Non a caso il film si apre con un’appassionata esibizione in lip sync sulle note di I Will Survive.

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ICONOCLASTA: YANN GONZALEZ

Nel panorama del cinema queer contemporaneo, Yann Gonzalez è sicuramente tra i registi che più suscitano attenzione e creano dibattito all’interno della critica internazionale. Dopo il successo del suo primo lungometraggio, Les rencontres d’après minuit, presentato nel 2013 alla Semaine de la Critique e vincitore del Milano Film Festival, discordanti sono stati infatti i pareri suscitati dal successivo Un couteau dans le coeur, thriller sul mondo della pornografia parigina con Vanessa Paradis.

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“CUBBY” DI MARK BLANE E BEN MANKOFF

Scritto, diretto e interpretato da Mark Blane, con l’aiuto registico di Ben Mankoff, Cubby viene proposto in prima visione mondiale al 34° Lovers Film Festival in All the Lovers, la sezione dei lungometraggi in concorso. Registi e delegazione del film sono presenti in sala e, visibilmente emozionati, rispondono ad alcune domande sulle dinamiche che hanno contribuito alla realizzazione del film.

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“TELL IT TO THE BEES” DI ANNABEL JANKEL

Un’antica leggenda scozzese racconta di come le api possano essere le nostre migliori confidenti, allorché, svelando un segreto a qualcuno, questo possa rivelarsi pericoloso. Confida un segreto alle api e queste non voleranno mai più via, ma rimarranno per sempre testimoni silenziose del nostro passaggio.

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“Butterfly” di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman

Gli antichi greci vedevano i loro migliori atleti come degli eroi, elogiavano ed elevavano quegli uomini rispetto alla massa, e gli artisti li cantavano in ogni modo: dall’esaltazione della perfezione dei corpi, rappresentata nelle statue, all’elogio delle loro gesta sportive nei componimenti, come quelli delle Olimpiche di Pindaro. Questa esaltazione cresceva con la consacrazione dell’atleta nella vittoria in una delle discipline sportive praticate proprio nelle Olimpiadi, manifestazione giunta fino a noi e alla quale, tutt’oggi, il mondo intero conferisce enorme importanza.

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“Les Invisibles” di Louis-Julien Petit

L’ultimo film di Louis-Julien Petit, distribuito in Italia da Teodora Film, è tratto dal documentario Femmes invisibles: Survivre dans la rue realizzato per la televisione francese da Claire Lejeunie dopo i cinque mesi trascorsi a stretto contatto con donne senzatetto, che in Francia rappresentano il 40% delle persone che si trovano a vivere per strada. Lejeunie ha anche scritto un libro in cui ha raccolto le sue impressioni ed i racconti delle donne con cui ha interagito. Sur la route des invisibles: Femmes dans la rue è il titolo del libro, da cui Petit ha tratto ispirazione per scrivere la sceneggiatura del suo film, collaborando proprio con Lejeunie e con Marion Dussot.

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FLORENCE KOREA FILM FESTIVAL

Report di ARIANNA VIETINA

Si è svolto a Firenze dal 21 al 29 marzo il Florence Korea Film Fest, punto di riferimento per gli appassionati del cinema coreano in Italia. Questa manifestazione punta i riflettori su una cinematografia sempre più studiata e apprezzata in Occidente, grazie soprattutto all’ultima New Wave. Autori come Park Chan-wook, Kim Ki-Duk, Hong Sang-soo e Bong Joon-ho hanno reso il cinema coreano diffuso e popolare in tutto il mondo, grazie all’attenzione loro riservata dai festival internazionali che per primi si sono accorti della loro rilevanza, tra cui la Mostra del Cinema di Venezia, e i festival di Cannes e Berlino. Perché il cinema coreano contemporaneo è così interessante anche per gli spettatori occidentali?

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CONFERENZA STAMPA DI APERTURA – 34° LOVERS FILM FESTIVAL

Resistere, mostrare, esistere. È su questa equazione che si è aperta la conferenza stampa del 34° Lovers Film Festival, una delle più longeve rassegne cinematografiche a tematica LGBTQI di tutto il mondo. Con 102 titoli in programma, 28 paesi rappresentati, 50 anteprime nazionali e 10 mondiali, la kermesse curata da Irene Dionisio si presenta – ancora una volta – come una delle più interessanti e innovative manifestazioni culturali del panorama torinese.

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“ORO VERDE – C’ERA UNA VOLTA IN COLOMBIA” di ciro guerra e cristina gallego

Ricorda insieme Shakespeare, Il Padrino e la tragedia greca questo Oro verde: c’era una volta in Colombia. Ma leviamoci subito il sassolino dalla scarpa: nonostante le pur ammissibili analogie tra questo film e quello di Leone cui si rimanda nella traduzione italiana, la nostra distribuzione si è macchiata per l’ennesima volta di tradimento nei confronti del titolo originale, Birds of Passage, che vorrebbe raccontare, più che banalmente il plot, metaforicamente lo spirito dei personaggi coinvolti nella vicenda: uccelli di passaggio, per l’appunto, e non gangster del contrabbando.

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“DOVE BISOGNA STARE” DI DANIELE GAGLIANONE

L’ultimo documentario di Daniele Gaglianone è stato presentato per la sezione TFFDOC/FUORI CONCORSO il 1 dicembre al Cinema Massimo, in una giornata per nulla casuale. Il film è un’importante testimonianza, infatti, della situazione ormai tragica venutasi a creare in Italia attorno al fenomeno della migrazione, ma il regista e tre delle protagoniste, presenti in sala, ci hanno tenuto a specificare che nel tempo passato dalla fine delle riprese la situazione è purtroppo molto peggiorata. Proprio in questi giorni, a partire dall’inizio del mese, il DL Sicurezza e Immigrazione sta lasciando per strada rifugiati in possesso di permesso di soggiorno umanitario, la cui regolamentazione è cambiata per via del Decreto Legge menzionato, non garantendo più l’accoglienza a chi in precedenza ne aveva diritto.

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“MIRAI” DI MAMORU HOSODA

Mamoru Hosoda, regista di successo nell’odierno panorama del cinema di animazione giapponese, con il suo ultimo lavoro intitolato Mirai ci porta alla scoperta di una vicenda quotidiana e familiare: un film che ruota attorno alle vicende di un bambino alle prese con la nuova sorellina, il cui nome dà titolo e significato al film.

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Ricordo di Agnès Varda

Nella notte tra giovedì 28 e venerdì 29 marzo è venuta a mancare Agnès Varda. Nata in Belgio da madre francese e da padre rifugiato greco, Varda si laurea alla Sorbona per poi intraprendere lo studio della storia dell’arte e della fotografia. Dopo aver lavorato inizialmente come fotografa di matrimoni e poi come fotoreporter, la sua carriera cinematografica – lunga quasi sessantacinque anni – inizia con un film tradizionalmente ritenuto un precursore della Nouvelle Vague, e cioè La Pointe Courte (1955). Il film fu montato da Alain Resnais e Henri Colpi, esponenti, insieme a Varda, della Rive Gauche della Nouvelle Vague, ed è esemplificativo del suo modo di intendere il cinema: trovandosi in un borgo di pescatori sulla costa Sud della Francia a fare delle foto, Varda rimase ispirata dagli scatti, scrisse una sceneggiatura e girò il film senza alcuna esperienza precedente ed avendo visto, per sua stessa ammissione, soltanto una ventina di film prima di allora. Fotografia e cinema sono sempre stati per Varda linguaggi costantemente in dialogo. Come dichiarò nel 2015 alla rivista Sight & Sound: “Faccio foto o giro film. O metto film nelle foto, o foto nei film”.

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“A MOZZARELLA NIGGA” DI DEMETRIO SALVI

Il Torino Underground Cinefest, giunto alla sua sesta edizione, è un festival che dimostra quanto si possa riuscire a fare cinema anche senza grandi produzioni alle spalle: il documentario A Mozzarella Nigga di Demetrio Salvi si colloca proprio in una dimensione povera di strumenti ma ricca di contenuti. La scelta produttiva, ovvero quella di raccontare una storia con un budget davvero irrisorio, di soli mille euro, è frutto di una tensione artistica forte, tesa alla libertà: mettere a disposizione i propri (pochi) soldi vuol dire essere liberi di mostrare ciò che più si desidera, senza limiti, costrizioni e obblighi imposti da una produzione.

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Il magazine delle studentesse e degli studenti del Dams/Cam di Torino