How to Save a Dead Friend, (come) salvare un amico morto: questa la volontà testamentaria del commovente lavoro autobiografico di Marusya Syroechkovskaya (in concorso feature film al Visions du Réel), cruda documentazione di quindici anni di vita nella Russia a cavallo degli anni dieci del 2000. Un paese distruttivo, antidemocratico, che si regge su una costituzione votata, nel 1993, dal 30% della popolazione e dove la depressione giovanile è una piaga sociale dilagante. Un film che innesca riflessioni profonde sul senso esistenziale del cinema e sul legame carnale che i film (come questo) interessati alla realtà, sono in grado d’intessere con la vita. Un film che intaglia nella memoria un ricordo indelebile, segna un prima e un dopo, sposta le certezze. La visione di How to Save a Dead Friend è lacerante ma non mortifica: accende al contrario la felice consapevolezza che il cinema è risorsa vitale e illuminante nell’esperienza umana su questa terra. Anche di fronte alla morte.
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“UN AUTRE MONDE” DI STÉPHANE BRIZÉ
Presentato in concorso alla 78ª Mostra del cinema di Venezia e in anteprima nazionale ai Job Film Days di Torino, Un autre monde chiude la trilogia del lavoro di Stéphane Brizé. Se ne La loi du marché (2015) il regista francese affrontava la vicenda dal punto di vista dell’operaio e in En guerre (2018) raccontava le feroci lotte sindacali e le relative contraddizioni interne ai gruppi dei lavoratori, in quest’ultima fatica la cinepresa si sposta dal lato opposto della barricata: quello del dirigente aziendale.
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Dopo l’acclamato, e crudo, esordio con American Factory (2019), la Higher Ground Productions di Barack e Michelle Obama torna a occuparsi di un tema vicino al mondo del lavoro. Attuali più che mai in questi anni, e in questi giorni, i tema dell’occupazione femminile e delle pari opportunità vengono analizzati e raccontati dal punto di vista delle attiviste del Movimento 9to5, baluardo delle lotte sindacali dagli anni ’70 a oggi sul territorio statunitense.
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Nulla si crea, nulla si distrugge. Tutto si trasforma: le persone, gli ideali, le città. Il modo di concepire il peso della singola persona all’interno di una comunità, sempre più sospesa sul filo dell’ambiguità tra interessi, cause sociali e necessità di sopravvivere. Eduardo Gomez si muove liberamente lungo il ponte che collega l’anima rurale del Sudamerica e la sua sublimazione industriale: pietre, che forgiano l’asfalto e segnano la via per un nuovo mondo. Non per forza migliore.
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Pieces of a Woman, in concorso alla 77ª Mostra di Venezia e distribuito in Italia da Netflix, è un racconto impregnato di rabbia interiore e coraggio, che tenta di confrontarsi criticamente con un tema dibattuto – la scelta di come partorire – esplorando la rete di relazioni affettive che ruotano intorno alla protagonista.
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Article by Francesco Dubini
Translated by Carmen Tucci
A los migrantes, en sus viajes inciertos y llena de promesas, a las famillas de los desaparecidos.
This dedication closes the end credits of a movie that doesn’t end for real, but it continues to vibrate in the powerful echo of reality that tells. Immigrants, their uncertain journeys with a lot of promises, families of missing people : the movie is about these facts following Magdalena’s journey, a mother who’s looking for his son, who left for the United States in search of safety and disappeared for months. Born as a short film in 2012, the movie grows with its director with the bad situation that tells, about violence that tears mexican society apart and it opens a wound that doesn’t stop bleeding. Fernanda Valadez chooses to analyze that blood through the measure of intimacy : Sin señas particulares denounces the pain of a country through the pain of a mother.
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A los migrantes, en sus viajes inciertos y llena de promesas, a las famillas de los desaparecidos.
Questa la dedica che chiude i titoli di coda di un film che non finisce per davvero, ma continua a vibrare nell’eco potente della realtà che racconta. Dei migranti, dei loro viaggi incerti e pieni di promesse, delle famiglie dei dispersi: il film racconta tutto questo percorrendo il viaggio di Magdalena, madre alla ricerca di un figlio partito per gli Stati Uniti in cerca di salvezza e scomparso da mesi. Nato come cortometraggio nel 2012, il film ha continuato a crescere con la sua regista insieme al male che racconta, quello della violenza che lacera la società messicana di oggi e continua ad aprire una ferita che non smette di sanguinare. Fernanda Valadez sceglie di analizzare quel sangue attraverso la misura dell’intimità: Sin señas particulares è un film che denuncia il dolore di un paese, nell’esperienza del dolore di una madre.
Continua la lettura di “SIN SEÑAS PARTICULARES” dI FERNANDA VALADES“IT – CAPITOLO DUE” DI ANDRÉS MUSCHIETTI
Il secondo e ultimo capitolo di It, firmato dall’argentino Andrés Muschietti, è uscito nelle sale di tutto il mondo giovedì cinque settembre. Il plot è semplice: a ventisette anni dalla vittoria del club dei perdenti, quest’ultimi, adulti, devono ritornare nella loro odiata cittadina di Derry, su richiesta di Mike Henlon (Isaiah Mustafa), dopo aver scoperto che It si è risvegliato.
Continua la lettura di “IT – CAPITOLO DUE” DI ANDRÉS MUSCHIETTISOUNDFRAMES: I GRANDI COMPOSITORI
La mostra Soundframes, ospitata all’interno del Museo del Cinema fino al prossimo gennaio, propone un viaggio multimediale attraverso le molteplici contaminazioni tra musica e cinema. Non poteva mancare quindi un’area tematica dedicata ai grandi compositori di Hollywood. E così tre schermi ci mostrano, mediante alcune brevi sequenze di film, l’evoluzione del modo di ideare le colonne sonore nel corso della storia del cinema.
SOUNDFRAMES: CINEMA E MUSICA IN MOSTRA
Dal 26 gennaio 2018 al 7 gennaio 2019 l’Aula del Tempio del Museo Nazionale del Cinema ospita una mostra dal titolo evocativo: Soundframes, ovvero quando la musica entra nel cinema, in onore del centenario della nascita del celebre compositore Leonard Bernstein.
Ventiquattro schermi si susseguono lungo la rampa elicoidale che traccia il perimetro della Mole Antonelliana e portano il visitatore in un viaggio multimediale grazie alle cuffie wireless fornite all’inizio del percorso che permettono di immergersi completamente in una vera e propria visita esperienziale, solitaria e immersiva.
Otto sono le aree tematiche, costituite da montaggi di centinaia di spezzoni di film ai quali è associata la colonna sonora originale o nuove proposte di sonorizzazione che trasformano ciò che già si conosceva in qualcosa di completamente nuovo (ad esempio, quali sensazioni suscita sentire le note di Purple Rain mentre scorrono sullo schermo le immagini de Il Fuoco di Pastrone?).
All’ultimo piano di questo percorso si incontrano le sei stanze interattive, dove, oltre a vedere ciò che scorre sugli schermi e sentire le musiche correlate, si può anche sperimentare direttamente, giocare con le associazioni suono-immagine, per comprendere quanto una certa colonna sonora sia rilevante per la resa finale dell’intero prodotto filmico.
Nell’arco dell’anno, alla mostra Soundframes si associa la programmazione di svariati eventi che si terranno all’interno dell’Aula del Tempio stessa e presso il Cinema Massimo (il programma è consultabile mensilmente online sulla pagina del sito del Museo del Cinema dedicata alla mostra, sia sul programma in distribuzione presso il cinema Massimo).
La mostra, nata da un concept di Donata Pesenti Campagnoni, è a cura di Grazia Paganelli e Stefano Boni, con la collaborazione di Maurizio Pisani, ed è dedicata a Gianni Rondolino.
Nei prossimi mesi Cinedams si occuperà da vicino degli eventi in programma e dedicherà diversi approfondimenti alle aree tematiche, ai film e ai generi cinematografici presenti in mostra.
“SOUNDFRAMES DAYS”: RAPPORTO FRA CINEMA E MUSICA
Da aprile 2018 è nata una nuova collaborazione tra il Museo Nazionale del Cinema e il Seeyousound International Music Film Festival, nell’ambito della mostra SoundFrames ospitata all’interno della Mole Antonelliana (fino al 7 gennaio 2019). Si tratta dei SoundFrames Days, ovvero giornate di approfondimento e proiezioni di film dedicati al rapporto tra cinema e musica. Il primo appuntamento ha avuto come protagonisti tre docu-film.
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Brooklyn by John Crowley
Article by: Giulia Conte
Translation by: Rita Pasci
Brooklyn, a drama directed by John Crowley and written by Nick Hornby, based on the novel of the same name by Colm Toìbin. It’s the moving story of Eilis Racey (Saoirse Ronan), a young Irish immigrant who, attracted by the promise of America, departs from Ireland leaving her family and her home to reach the coasts of New York City. The initial chains of homesickness quickly fade away and Eilis lets herself get lost in the intoxicating charm of love. Pretty soon, her liveliness is interrupted by her past, and this young woman will have to make a choice between the two countries and the two lives they involve. Continua la lettura di Brooklyn by John Crowley
Strange Days by Kathryn Bigelow
Article by: Matteo Merlano Translation by: Lorenzo Matarazzo
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Los Angeles, December 31 1999, at the dawn of the new millennium tensions and chaos rule a militarized city, slave to a new drug which is powerful and unstoppable: Deck, i.e. other persons’ experiences recorded on mini-disc and directly wired to the brain of the user. Lenny Nero (Ralph Fiennes) is the biggest “experiences’” dealer around, but when he receives a clip containing a Deck fix showing the truth about the homicide of rapper Jeriko One, leader of the rising afroamerican rebellion, his life takes a dangerous turn.
Set only four years after the moment of shooting, Strange Days predicted the future in a rather disturbing way. Kathryn Bigelow was the first woman director who cleared the Action genre through the customs of male-only directions (masterpieces such as Point Break and Near Dark are works of hers) and gives us the image of a Los Angeles which is nocturnal, violent and full of tensions and contradictions (a big part of the credit goes to the script from James Cameron, Bigelow’s ex-husband) where the characters wander like ghosts searching for Life, not theirs, but other people’s, the one which is “transferred” in the brain like a file from a Usb drive. No one is safe in this world and to escape sadness everyone is willing to do anything. A movie filled with a 90s’ atmosphere, from the aesthetic choices (fast montage and a photography reminiscent of the one used in videoclips) to the Hip Hop, Techno and Post-Punk countercultures, up to the human side, where in a society which lacks direction the only salvation is true love, when it is absolute and romantic. Great soundtrack: Tricky, Deep Forest, Peter Gabriel and Skunk Anansie, to name a few.
Perfect cast with Fiennes, at ease and troubled at the same time in this scenario, a Juliette Lewis who is more beautiful and reckless than ever and Angela Basset, who carries on the role of tough women so dear to Cameron (Sigourney Weaver in Aliens and Linda Hamilton in Terminator), as well as a disturbing Vincent D’Onofrio, playing a corrupted and psychopathic policeman.It is unbelievable how much of the vision from Bigelow and Cameron came true. At the time of production racial tensions had reached their peak because of the police killing of Rodney King in 1992. Today they have emerged again for the same reason in many places around the United States. A militarized L.A. sadly reminds of the big European cities of these weeks. After the 13 November tragedy in Paris and after other similar events, Strange Days appears extremely contemporary. A must see which helps to understand the dark, crazy and “strange” days that we are living in now, year of the Lord 2015.