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“THE BIRTHDAY PARTY” BY MIGUEL ÁNGEL JIMÉNEZ (ENG)

Article by Dina Aghaei

Translated by Giorgia Cattaneo

To mark his daughter Sofia’s twenty-fifth birthday (Vic Carmen Sonne) –now his sole heir after the death of his son– Marcos Timoleon (Willem Dafoe), a wealthy Greek shipowner, hosts an elaborate celebration on his private island. A party that seems to be choreographed down to the last detail. But things don’t unfold quite according to his script.

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“THE BIRTHDAY PARTY” DI MIGUEL ÁNGEL JIMÉNEZ

Nel venticinquesimo compleanno della figlia Sofia (Vic Carmen Sonne), rimasta sua unica erede dopo la morte del figlio, Marcos Timoleon (Willem Dafoe), ricco armatore di origini greche, mette in scena sulla sua isola privata una festa che sembra seguire un copione scritto da lui. Ma le cose non vanno come si aspetta.

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“DIYA” BY ACHILLE RONAIMOU (ENG)

Article by Vittorio Barbieri

Translation by Giulia Zanotto

The life of Dane (Ferdinand Mbaïssané), a driver for an NGO in N’Djamena, proceeds normally until a tragic incident exposes him to the burden of diya: the bloody price a family wants him to pay for running over their son. From this moment on, the movie turns into an introspective journey into which responsibility, guilt and redemption intertwine, dragging the audience into a syncopated thriller.

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“DIYA” DI ACHILLE RONAIMOU

La vita di Dane (Ferdinand Mbaïssané), autista per una ONG a N’Djamena, procede regolare finché un tragico incidente lo espone al peso della diya, il prezzo del sangue che la famiglia del bambino da lui investito pretende come risarcimento. Da questo momento, il film si trasforma in un viaggio introspettivo in cui responsabilità, colpa e redenzione si intrecciano trascinando lo spettatore in un thriller sincopato.

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“FUCKTOYS” BY ANNAPURNA SRIRAM (ENG)

Article by Giada Franzoni

Translation by Carlotta Anna Antonacci

What would happen if Fellini’s naïve Cabiria suddenly ended up in John Waters’ irreverent film universe? Fucktoys, the debut feature directed by and starring Annapurna Sriram,  answers this question by creating a glamourous and glittering atmosphere which recalls the 1970s and camp aesthetics, while competing in the 43rd edition of the Torino Film Festival.

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“FUCKTOYS” DI ANNAPURNA SRIRAM

Che cosa succederebbe se l’ingenua Cabiria di Fellini finisse catapultata nel dissacrante universo filmico di John Waters? Fucktoys, opera prima diretta e interpretata da Annapurna Sriram – presentata in concorso alla 43ª edizione del Torino Film Festival – risponde a questa domanda creando un’atmosfera glamour e scintillante che richiama gli anni ’70 e l’estetica camp.

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“MO PAPA” BY EEVA MÄGI (ENG)

Article by Dina Aghaei

Translation by Viola Suria

With Mo Papa, her second fiction feature film after Mo Mamma (2023), Estonian director Eeva Mägi returns to explore the most fragile part of human relationships, this time choosing the bond between father and son. The film speaks with intensity and clarity: the story of a man who longs for an ordinary life and strives to act rightly, yet remains trapped by his past and unresolved traumas. Haunted by a city that condemned him and a stolen childhood, he is slowly driven toward self-destruction.

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“MO PAPA” DI EEVA MÄGI

Con Mo Papa, suo secondo lungometraggio di finzione dopo Mo Mamma (2023), la regista estone Eeva Mägi torna a esplorare la zona più fragile delle relazioni umane, scegliendo questa volta il legame tra padre e figlio. Il film si esprime con forza e chiarezza: la storia di un uomo che, pur desiderando una vita ordinaria e sforzandosi di agire rettamente, non riesce a liberarsi dal proprio passato e dai traumi irrisolti. La città che lo ha giudicato e un’infanzia che gli è stata
sottratta lo spingono lentamente verso la distruzione.

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“BILLY KNIGHT” BY ALEC GRIFFEN ROTH (ENG)

Article by Niccolò Bedino

Translation by Valeria Marconi

Hollywood promises you the world. However, after stealing your soul, it often gives you only a pale reflection of what you were looking for in return. Billy Knight, Alec Griffen Roth’s  debut film is a love letter to cinema, a tale which is halfway between reality and imagination. This is the journey of a young artist who is trying to understand if cinema can save him or if it is only a sweet illusion.

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“BILLY KNIGHT” DI ALEC GRIFFEN ROTH

Hollywood ti promette tutto. Ma spesso, dopo averti preso l’anima, ti restituisce solo un riflesso sbiadito di ciò che cercavi. Billy Knight, esordio di Alec Griffen Roth, è una dichiarazione d’amore per il cinema, un racconto sospeso tra realtà e immaginazione. È il viaggio di un giovane artista che tenta di capire se può salvarsi grazie a Hollywood o se quest’ultima è soltanto un’illusione ben confezionata.

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“LA ANATOMÍA DE LOS CABALLOS” BY DANIEL VIDAL TOCHE (ENG)

Article by Davide Lassandro

Translation by Alice Ivaldi Lessona

Revolutions, of any kind, have always existed and have incessantly shaped the course of history. But what is their purpose? What are they fought for? And against whom? These are the questions that define Daniel Vidal Toche’s first feature film, La anatomía de los caballos, presented at the 43rd Torino Film Festival. The Peruvian director creates an unusual and personal cinematic work, depicting the relationship between a land and its people filtered through the complex and contradictory theme of revolution. 

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“LA ANATOMÍA DE LOS CABALLOS” DI DANIEL VIDAL TOCHE

Le rivoluzioni, di qualunque genere, esistono da sempre e hanno incessantemente plasmato il corso della storia. Ma qual è il loro scopo? Perché si combattono? E contro chi? Queste sono le domande che definiscono il primo lungometraggio di Daniel Vidal Toche, La anatomía de los caballos, presentato al 43° Torino Film Festival. Il regista, originario del Perù, realizza un’opera cinematografica inconsueta e personale, dipingendo il rapporto tra una terra e il popolo che l’abita filtrato dal complesso e contraddittorio tema della rivoluzione.

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“AVEMMARIA” BY FORTUNATO CERLINO (ENG)

Article by Marilina Rita Monzo

Translation by Giacomo Patterlini

In Avemmaria, what stands out is not the story, but a perspective: that of a man who, on the threshold of fatherhood, realises he cannot move forward without coming to terms with the child he once was. This insight gave rise to Fortunato Cerlino’s directorial debut, presented at the 43rd Turin Film Festival. The work naturally weaves together two periods of life, building a continual debate between the adult Felice, the director’s alter ego – played by Salvatore Esposito – and the young Felice, played by Mario Di Leva.

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“AVEMMARIA” DI FORTUNATO CERLINO

In Avemmaria quel che emerge non è la storia, ma uno sguardo: quello di un uomo che, alla soglia della paternità, capisce di non poter andare avanti senza fare i conti con il bambino che è stato. Da questa intuizione nasce l’esordio alla regia di Fortunato Cerlino, presentato al 43° Torino Film Festival. L’opera intreccia con naturalezza due tempi della vita, costruendo un confronto continuo tra il Felice adulto, alter ego del regista – interpretato da Salvatore Esposito – e il Felice giovane, a cui dà il volto Mario Di Leva.

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“IL PROTAGONISTA” BY FABRIZIO BENVENUTO (ENG)

Article by Sveva Keiko Abbatantuono

Translated by Luca Perrone

With Il protagonista (2025), Fabrizio Benvenuto delivers a debut that stands out for its connection to the Italian tradition and, at the same time, for its desire to find its own voice, guided by a bold drive to experiment with the audiovisual medium.

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“IL PROTAGONISTA” DI FABRIZIO BENVENUTO

Con Il protagonista (2025), Fabrizio Benvenuto firma un esordio che si distingue per i legami con la tradizione italiana e, al tempo stesso tempo, per la volontà di trovare una propria voce guidato da un desiderio audace di sperimentare con il mezzo audiovisivo.

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“MAGELLAN” BY LAV DIAZ (ENG)

Article by: Ludovico Franco

Translated by: Alessandra Di Paola Seminara 

Just like Magellan (Gael García Bernal), who keeps veering off course as he crosses the oceans, Lav Diaz probes new stylistic perspectives for his cinema: with Albert Serra as producer, Diaz shoots for the first time in a language other than Tagalog and adopts color. He brings the violence of colonialism back to its archaic roots, reinterpreting the figure of the explorer and the myth of the Age of “Discoveries.”

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“MAGELLAN” DI LAV DIAZ

Come Magellano (Gael García Bernal) che devia continuamente la sua rotta attraverso gli oceani, Lav Diaz sonda nuove prospettive stilistiche per il suo cinema: con la produzione di Albert Serra, per la prima volta non gira in lingua tagalog e adotta il colore. Diaz riporta la violenza del colonialismo alle sue radici arcaiche, rilegge la figura dell’esploratore e il mito dell’Età delle “scoperte”.

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“HAMBURGO” BY LINO ESCALERA (ENG)

Article by Greta Maria Sorani

Translation by Francesca Corino

A woman lays motionless on a bed, seemingly lifeless. On top of her, a man, panting, abuses her. The second feature film by Lino Escalera, Hamburgo, opens with this violent image. After his debut with No sé decir adiós (2017), the Madrid-born director returns on the topics of drug addiction and loneliness by adopting the conventions and atmospheres of noir cinema.

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“HAMBURGO” DI LINO ESCALERA

Una donna distesa su un letto, immobile, apparentemente priva di vita; sopra di lei un uomo ansimante che abusa della sua intimità. Con questa immagine brutale si apre Hamburgo, secondo lungometraggio di Lino Escalera. Dopo l’esordio con No sé decir adiós (2017), il regista madrileno torna a esplorare i temi della dipendenza e della solitudine adottando forme e atmosfere del noir.

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