“COMA” DI BERTRAND BONELLO

“Cara Anna, non è la prima volta che mi rivolgo a te in questo modo”. È con queste parole che inizia l’ultimo film di Bertrand Bonello, una lettera aperta piena di amore e sensibilità rivolta alla figlia adolescente. Il regista aveva già cercato di comunicare con la ragazza attraverso il suo cinema con Nocturama (2016), di cui compaiono alcune immagini all’inizio del film in un montaggio così confuso da trasformarne i fotogrammi in pura astrazione. Se lo sforzo di entrare in contatto con la figlia non era allora riuscito dato che lei non ha visto il film, Bonello ci riprova, realizzando un’opera più intima, personale e al contempo universale che si rivolge alla figlia ma anche alle nuove generazioni.

Louise Labèque, già protagonista del precedente Zombi Child (2019), interpreta una ragazza diventata maggiorenne con lo scoppio della pandemia, costretta quindi a vivere i primi momenti della maggiore età confinata nella sua stanza. Tra paure e insicurezze, ma anche umorismo, la ragazza accompagna la visione caotica e disomogenea del film, in cui la tensione tra sogno e realtà, innescata da un costante stato di confusione tra il sonno e la veglia, dà luogo a una serie di situazioni surreali. A fare da guida è la misteriosa youtuber Patricia Coma (Julia Faure), vera e propria mentore per la ragazza.

Con Coma Bonello restituisce una visione personale dell’esperienza del lockdown, rappresentata attraverso l’esatto opposto della sua monotonia, ovvero con l’ipertrofia visiva, l’accumulo di immagini di formati e stili differenti, come a voler identificare il caos come elemento distintivo della contemporaneità. Nel film convivono diverse soluzioni visive, dal live action – con cui seguiamo quei pochi momenti in cui la protagonista è sveglia in camera sua – all’animazione, sia disegnata sia in stop-motion, usata per dare vita alle bambole con cui viene rielaborata la fine di una storia d’amore. L’effetto notte è usato nelle sequenze oniriche, mentre le riprese delle videocamere di sorveglianza seguono le poche uscite della ragazza nel mondo esterno. Poi ci sono le videochiamate con le amiche, i video del canale di Coma e immagini d’archivio come quelle in cui compare il filosofo Gilles Deleuze, tutto a costruire il magma visivo da cui emerge la riflessione sui sogni.

Ma Coma è anche un film sulla crescita, su come affrontare le difficoltà della vita per diventare adulti, superando quello stato di limbo più volte evocato nel film e rappresentato dalla condizione di stasi della protagonista. A rimandare al tema della crescita, vista come disillusione, sono anche le canzoni di Andrea Laszlo De Simone, sulle cui parole la ragazza balla da sola in camera: “tutta la realtà è immensità / come il sogno poi si dissolverà / da domani inizierà / una nuova immensità”.

Fabio Bertolotto

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