Prima di essere corpo, la presenza è voce. Prima della carne, il verbo. Profonda ed oscura, fluttua acusmatica come una presenza ancestrale e primitiva; va creandosi, scoprendosi, in un processo naturale che comincia nelle profondità della terra, nel nucleo intimo e segreto, nell’umidità di una foresta amazzonica sotto la pioggia battente: “Io mi sto creando. E cammino nella completa oscurità alla ricerca del nostro sé. […] Nascita, morte, nascita. Come il respiro del mondo”. Obscuro Barroco di Evangelia Kranioti comincia incantando con una voce ammaliante, senza sesso, che trascina delicatamente lo spettatore nella propria dimensione.
Andare al cinema per vedere un vero e proprio film pornografico è un’esperienza lontanissima dall’odierna fruizione del porno. Oggi, la visione si limita a un video di una manciata di minuti, fruito in solitudine. Immagini di sesso amatoriale o fin troppo finto, come sono finti gli orgasmi, finte le prestazioni. Sesso come un fast food, funzionale alla gratificazione immediata. Rituale certamente molto diffuso, ma circondato dallo stesso tabù di un tempo. Così, quando arriva il momento di sedersi al proprio posto nel buio della sala cinematografica, sembra quasi surreale che il pubblico sia composto da uomini e donne di ogni età, gomito a gomito. La sensazione è quella di star prendendo parte ad un rituale vecchio di quarant’anni, che appartiene a un momento storico di rivoluzione sessuale, in cui il film pornografico era un prodotto concepito con potenzialità proprie, destinato a specifici luoghi e pubblici.
“Non mi è mai stato detto di essere attraente nonostante il colore della mia pelle”.
“Non ho mai ricevuto insulti o violenze per il mio orientamento sessuale”.
“Non mi è mai stata negata un’opportunità lavorativa a causa del mio genere”.
In una società sistematicamente ingiusta, poter fare questo tipo di affermazioni equivale a un privilegio. Cos’è quindi l’intersezionalità e perché è così importante parlarne?
Mostro sacro del cinema contemporaneo giapponese, torna anche quest’anno nelle sale cinematografiche sotto la Mole il regista nipponico Sion Sono con la riduzione per il grande schermo di una mini-serie tv targata Amazon, Tokyo Vampire Hotel. Per la prima volta, Sono si cimenta con i mostri della lunga tradizione mitteleuropea, i vampiri, portando la sua personalissima, sanguinolenta visione della creatura che da secoli infesta le paure ataviche dell’uomo. Continua la lettura di “Tokyo Vampire Hotel” di Sion Sono→
Grace Jones: modella, attrice, cantante, icona. Ma chi è la Donna che si cela dietro alla maschera del personaggio? Grace Jones: Bloodlight and Bami comincia proprio così, con la protagonista che si sfila una maschera rivelando il suo volto dai tratti duri ed androgini sulle note di Slave to the Rythm. Ad un fan che chiede quando reciterà in un altro film, lei risponde di avere già il suo. Continua la lettura di “Grace Jones: Bloodlight and Bami” di Sophie Fiennes→
Non ha mancato di fare rumore anche al Torino Film Festival il lungometraggio diretto da Flying Lotus, Kuso, presentato nella sezione “After Hours” e in palinsesto nel programma della “Notte Horror”. Dopo il Sundance, alcuni spettatori sono scappati a gambe levate anche dalle nostre sale cinematografiche torinesi, inorriditi e disgustati dal viaggio sotto psichedelici partorito dalla mente di questo musicista di elettronica e rapper originario di Los Angeles. Perché il film di FlyLo non è un film, è un’esperienza scioccante dai contenuti volutamente provocatori. Continua la lettura di “Kuso” di Flying Lotus→
Ci sono amori che, pur essendo nati sulla Terra, non sono destinati alla vita in questa dimensione; ci sono amori che per loro stessa intrinseca natura, una volta finiti, continuano a suggerire tutto ciò che avrebbero potuto essere in una realtà parallela e invece non saranno. Ci sono amori che semplicemente non sanno stare al mondo. Questo è uno dei temi centrali, se non il fulcro, del nuovo film di Francesca Comencini, nella sezione “Festa Mobile” di questo TFF. Claudia (Lucia Mascino) si innamora di Flavio (Thomas Trabacchi) nel giro di appena qualche secondo; decide immediatamente, dopo un inizio turbolento, di voler passare con lui il resto della propria vita. Vuole i suoi figli, vuole sposarsi, avrebbe accettato di farlo anche in chiesa “se solo lui glielo avesse chiesto”. Ma l’aggrapparsi a questa convinzione, a questo sogno testardo dell’uomo perfetto e dell’unico amore che dovrebbe durare tutta una vita, non farà altro che rallentare la sua strada verso la “guarigione” e la giusta elaborazione della perdita a relazione finita. Continua la lettura di “Amori che non sanno stare al mondo” di Francesca Comencini→
Una serie di giovani, belle donne riprese – spiate – nel loro viavai quotidiano per le strade affollate di New York. In questa sequenza d’apertura, lo sguardo della macchina da presa, il nostro sguardo, suggerisce che una qualsiasi di loro potrebbe essere protagonista della storia. Ad una qualsiasi di loro il futuro potrebbe riservare ciò che, invece, ha in serbo per Luciana, immigrata spagnola nella città dove i sogni si realizzano, o almeno dovrebbero, secondo l’”American Dream”.