“Sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa” questa la definizione della parola genocidio, termine quanto mai attuale che dal 7 ottobre 2023 sembra essere diventato tabu. Il documentario The Encampments – Gli accampamenti diretto da Kei Pritsker e Michael T. Workman mostra le massime conseguenze di questa repressione espressiva nelle università americane.
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“HAMBURGO” DI LINO ESCALERA
Una donna distesa su un letto, immobile, apparentemente priva di vita; sopra di lei un uomo ansimante che abusa della sua intimità. Con questa immagine brutale si apre Hamburgo, secondo lungometraggio di Lino Escalera. Dopo l’esordio con No sé decir adiós (2017), il regista madrileno torna a esplorare i temi della dipendenza e della solitudine adottando forme e atmosfere del noir.
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Impossibile non avere delle perplessità dopo aver visto AmicheMai (2024) di Maurizio Nichetti, regista, sceneggiatore, attore noto ai più per la sua comicità surreale, tornato alla regia dopo venti tre anni dal suo ultimo film Honolulu Baby (2001) con una commedia on the road che vede due protagoniste interpretate da Angela Finocchiaro e Serra Yilmaz.
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Che cosa si è disposti a fare, in che condizioni si è disposti a vivere, pur di tenere fede alla propria natura? È il quesito che Ponyboi (2024) – secondo lungometraggio del regista e sceneggiatore colombiano Esteban Arango dopo Blast Beat (2020) – sembra voler porre allo spettatore.
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“La figura dello sciamano nasce nelle società primitive per risolvere problematiche di base per la sopravvivenza delle società. Egli tende ad assumere un comportamento di carattere estatico, ponte fra le energie spirituali e quelle terrene, canale della volontà divina e delle forze della natura che mette a disposizione dell’umanità attraverso l’amore e la comprensione”. Questa una descrizione accademica dello sciamano, figura protagonista di City of Wind (2023), opera prima della regista mongola Lkhagvadulam Purev-Ochir, presentato nella Sezione Orizzonti dell’80a Mostra del Cinema di Venezia.
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“Tutti possono esprimersi liberamente sul governo dello Stato e su qualsiasi altro argomento”, così recita l’articolo 100 della Costituzione del Regno Norvegese e sembra che in merito a ciò i membri del gruppo SIAN (Stop Islamization of Norway) abbiano deciso di applicarlo in maniera letterale attaccando pubblicamente la religione islamica.
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