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“Real oni gokko” (“Tag-Tag”) di Sion Sono

Life is surreal.

Ci sono film che faticano a trovare un’anima e arrancano in mille direzioni; film che combinano il vuoto del proprio senso al tedio della visione stessa. Ecco, questo film è l’esatto opposto di tutto ciò.

Tag-Tag di Sion Sono è un film che irrompe violento in ogni direzione per poi riuscire (letteralmente e figurativamente) a tirare le fila del proprio discorso nella conclusione; un film che disorienta la percezione, ma non per celare la sua ricerca disperata di un senso smarrito, anzi. Il senso del film ha bisogno di un disorientamento totale per poter emergere nella coscienza dello spettatore. Ma sicuramente non di uno spettatore qualsiasi, perchè Tag-Tag è pur sempre un film di Sion Sono, nonché un film profondamente giapponese, che parla di e alla propria cultura e nazione, e che risulterà criptico ad uno spettatore occidentale che si trovi a digiuno di pop culture nipponica. Per questo tipo di spettatore il rischio è quello di non saper interpretare il potenziale di critica sociale nascosta dietro eccessi di violenza grottesca che possono quindi risultare divertissement fini a sé stessi: ovverosia all’incirca quello che è definito in maniera gergale (soprattutto negli ambienti di cultori manga, anime e videogames) come fanservice.

Cos’è il fanservice? Violenza eccessiva e gratuita, studentesse con gonne supercorte e che per giunta si sollevano continuamente, erotismo, promiscuità,  reificazione della donna. Tutto ciò è presente in Tag-Tag. E’ buttato sullo schermo in modo sfrontato, esagerato, volutamente provocatorio. Come a chiederci: “è questo che volete?” Più il film avanza e più il gesto di ridere divertiti davanti a tutto ciò diventa un gesto colpevole. Questo carrozzone di assurdità che tanto può divertire, questo paradiso per adolescenti nerd, nasconde un inferno crudele, agghiacciante, che si rivela di minuto in minuto, mentre seguiamo Mitsuko, la giovane protagonista, nel suo calvario assurdo.

Fra tutta questa violenza e morte, ciò che più ferisce è la perdita di identità della protagonista che la rende un recipiente vuoto, un manichino uguale a tanti, una figura cristica, e, pertanto, destinata al sacrificio. Un sacrificio necessario, un gesto spontaneo che sfugge a questa logica di tortura in funzione di un godimento sadico, compiuto all’interno di una parodia che accusa proprio le masse di fans ossessivi.

Un sacrificio eroico, ma a quale scopo? E’ chiaramente il medesimo scopo che ha il film: compiere un sabotaggio interno al sistema, che possa quindi penetrare a fondo e, si spera, risvegliare qualche coscienza per sottrarla a questo grottesco girone infernale.

“La France est notre patrie” di Rithy Panh

La sezione TFFDoc si apre con un film molto interessante del regista Rithy Panh, documentarista di origine cambogiana che da sempre compie ricerche sull’individuazione delle ingiustizie sociali vissute dal suo popolo. S21: La macchina di morte dei Khmer Rossi, premiato a Cannes nel 2003, ne è un esempio. Gli eventi legati al regime di Phnom Penh l’hanno costretto a fuggire dalla sua terra natale per rifugiarsi in Francia dove ha iniziato i suoi studi cinematografici.

La France est notre patrie si apre con una sequenza che mostra la giungla inarrestabile e sovrana che con le sue radici inghiotte gli spazi di una casa. Probabilmente è una metafora del tema che il regista sta per affrontare.

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“Bella e perduta” di Pietro Marcello

<<Chi la ridusse a tale? E questo è peggio,/ Che di catene ha carche ambe le braccia; / Sì che sparte le chiome e senza velo / Siede in terra negletta e sconsolata, / Nascondendo la faccia / Tra le ginocchia, e piange. / Piangi, che ben hai donde, Italia mia…>>.

Dopo La bocca del lupo, vincitore della 27a edizione del Torino Film Festival, il Tff dedica la serata di pre-apertura al nuovo travagliato lavoro di Pietro Marcello intitolato Bella e perduta. Unico film italiano in concorso al Festival Internazionale del Film Locarno 2015, Bella e perduta è una docu-fiaba amara, una denuncia poetica del collasso tra natura e uomo. Ma è anche un requiem stonato per la Repubblica italiana, un candido urlo contro gli indifferenti, casta immortale di disfattisti.

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Conferenza stampa del 33° Torino Film Festival

Giovane, vivace, distopico, contemporaneo e, aggiungerei, fiducioso.

Questi gli aggettivi che si sono ripetuti più volte durante la dinamica e allegra presentazione della trentatreesima edizione del TFF, che si è aperta con l’esibizione dell’Ensemble di Sassofoni del Conservatorio G. Verdi, la quale ha allietato la Sala 2 del Cinema Massimo, gremita di giornalisti e rappresentanti delle maggiori istituzioni torinesi, con la riproposizione della celebre colonna sonora di Indiana Jones.

conferenza stampa
Esibizione dell’Ensable di sassofoni

“Giovane” è l’appellativo più classico che si possa associare al TFF, infatti le opere in concorso sono sempre le prime, le seconde o al massimo le terze di registi perlopiù indipendenti. In particolare è la sezione Onde, di cui era presente il cocuratore Roberto Manassero, che da sempre si occupa di estrema innovazione tematica e tecnica.  Anche quest’anno, con i suoi 15 film, ha selezionato formati liberi: super8, 16mm, VHS, digitale e incroci con la videoarte.
La stessa vocazione è stata confermata dal curatore della sezione TFFDoc Davide Oberto, il quale ha parlato di “identità di tutte le sezioni: sondare nuovi talenti indipendenti”.

conferenza stampa 1
Maurizio Braccialarghe, Emanuela Martini e Paolo Damilano

La vivacità ha contraddistinto le parole di tutti coloro che sono intervenuti durante la conferenza, a partire dalla Direttrice Emanuela Martini, la quale ha da subito iniziato a raccontare le numerose collaborazioni che il TFF ha intrapreso, da più o meno tempo, con importanti istituzioni torinesi e che, anche quest’anno, saranno parte integrante del Festival.
Tra queste ha posto l’accento sul Circolo dei Lettori che ospiterà un prefestival dedicando due giornate al genere fantascientifico con letture a tema (Pincio racconta Dick e 1984) e sulla RAI, che ospiterà lo staff del TFF durante il festival nei suoi storici palazzi e ha prodotto lo spot che verrà trasmesso su tutte le sue reti.

Pietro Grignani, nuovo Direttore della Sede Regionale Rai di Torino, ha sancito l’imprescindibile collaborazione concreta col Festival come “questione d’identità in quanto entrambe aziende culturali”.
Paolo Damilano, Presidente del Museo Nazionale del Cinema e della Film Commission Torino Piemonte, ha parlato di “festival metropolitano, nel senso che farà parlare di cinema tutta la città”. A tal proposito, l’Assessore alla Cultura della Città di Torino Maurizio Braccialarghe ha confermato la costante tendenza a fare di Torino città d’arte e di evoluzione dei linguaggi, in particolar modo nell’ambito cinematografico.
Come di consueto, anche la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, rappresentata dal Presidente Patrizia Sandretto, si schiera in prima fila tra le collaborazioni con il TFF e quest’anno curerà e ospiterà una sottosezione della sezione Onde, ARTRUM: cortometraggi di carattere fantasmatico ambientati in paesaggi post- apocalittici, tutti legati all’arte contemporanea.

Concluse le presentazioni di vari importanti partners, si è arrivati al succo della questione, ovvero la veloce rassegna dei film in programma e degli eventi correlati.

A parte ciò che già si conosceva, ossia l’omaggio a Orson Welles, il film di pre-apertura  Bella e perduta di Pietro Marcello  e il film di apertura Suffragette, molte sono state le anticipazioni .
15 i film in concorso di cui 4 italiani; nella sezione Festa Mobile il Gran Premio Torino sarà assegnato all’inglese Terence Davies per Sunset Song. Nella stessa sezione il Direttore ha sottolineato la presenza de La felicità è un sistema complesso di Gianni Zanasi di cui la protagonista è Hadas Yaron, premiata come Miglior Attrice alla mostra di Venezia e al TFF32 per Felix et Meirà.

Il Premio Cipputi, a vent’anni dalla sua creazione, verrà assegnato a Francesca Comencini di cui sarà proiettato il mediometraggio In fabbrica, mentre il premio Maria Adriana Prolo alla carriera sarà conferito a Lorenza Mazzetti con la proiezione di due suoi film: K e Together.
Il guest director di quest’anno è Julien Temple, fedele al Festival torinese, il quale, a partire dal suo ultimo film The Ecstasy of Wilko Johnson ha raggruppato 7 film uniti da un macro tema: “Questioni di vita e di morte”, dove protagoniste sono queste due imprescindibili presenze che rendono umani gli esseri umani.

Distopica e surreale è la retrospettiva che inizia con questa edizione e continuerà nella prossima: “Cose che verranno. La terra vista dal cinema”, sezione curata da Emanuela Martini dedicata alla fantascienza, ai mondi impossibili o catastroficamente futuri, nei quali nella battaglia tra utopia e antiutopia vince malauguratamente la seconda.

Davide Oberto, curatore di TFFdoc ha spiegato in dettaglio le tematiche presenti nei film proposti. Oltre alla consueta suddivisone tra Internazionale.doc e Italiana.doc, spicca il Mediterraneo, visto non come attualità e tragedia, ma come fonte di creatività (9 le pellicole in questa sottosezione).

Savina Neirotti, responsabile del TorinoFilmLab, ha infine presentato gli 8 film selezionati e ha spiegato lo spirito formativo che anima questa comunità creativa. Altri fiori all’occhiello su cui si è  soffermata Emanuela Martini nella sua veloce panoramica sono i restauri di Terrore nello spazio e Tragica alba a Dongo, cortometraggio censurato e considerato perduto che racconta le ultime ore di Mussolini.

33rd Torino Film Festival – Press Conference

Article by: Elisa Carbone                                                                                                   Translation by: Sema Udmir

Young, lively, dynamic and, I would add, confident.

These are the adjectives that were most frequently heard during the dynamic and cheerful press conference for the second biggest Italian movie event of the year. This 33rd edition of TFF was opened by the Saxophone Ensemble of Conservatoire G. Verdi in hall 2 of Cinema Massimo playing the famous Indiana Jones theme song, which was enthusiastically cheered by journalists and representatives of the most important Turin institutions.

conferenza stampa
Esibizione dell’Ensable di sassofoni

Young is probably the most appropriate word to describe the TFF, since the work presented are often the first, second, or at most third of their directors, who are usually independent.                                       The section “Onde”, in particular, with its co-curator Roberto Manassero, has always dealt with extreme innovation, both thematic and technical. As usual, this year “Onde” selected 15 films among different formats, Super 8 mm film, Super 16, VHS, digital films and videoart contaminations. The search for innovation has also been confirmed by TFF Doc’s curator, Davide Oberto, who explained that “all sections are based of new independent talents to be explored”.

conferenza stampa 1
Maurizio Braccialarghe, Emanuela Martini e Paolo Damilano

Enthusiasm marked every speech during the press conference, included that of Director Emanuela Martini, who started by pointing out TFF’s several partnerships with important institutions of Turin, which had been established in the past or in recent years and will be part of the event this year too.
Among them, she underlined the collaboration with Circolo dei Lettori and RAI. The local cultural centre wil host a two-day pre-festival event focusing on science fiction readings. (Pincio racconta Dick and 1984) whereas the Italian public television broadcaster RAI will welcome TFF staff within its historical buildings and will be promoting the event during the festival by broadcasting a self-produced spot on its channels. The new director of RAI headquarter in Turin, Pietro Grignani, confirmed how essential such a concrete collaboration is, being both partners cultural companies and sharing a common identity.
Paolo Damilano talked about a “metropolitan” festival, in the sense that it wil get the whole city talking about cinema” and, speaking of that, Maurizio Braccialarghe, Councillor for Culture of the city of Turin, confirmed the constant tendency to make Turin a city of arts and evolution of techniques. particularly when it comes to cinema. As usual, the Sandretto Re Rebaudengo Foundation, represented by its President, Patrizia Sandretto, is also on the front line amongst collaborations with TFF and this year it will even curate and host a subsection of the “Onde” section, ARTRUM: short films of a phantasmatic nature set in post-apocalyptic landscapes, all relating to contemporary art.

conferenza stampa 2
Patrizia Sandretto, Emanuela Martini, Pietro Grignani

After introducing TFF’s several important partners, the press conference came to the heart of the matter: a short review of the festival movies and their connected events.

conferenza 4
Roberto Manassero, Emanuela Martini, Davide Oberto

Aside from what had already been publicly disclosed, such as the homage to Orson Welles , the pre-opening film by Pietro Marcello and the opening film Suffragette, both the Director and the two curators of the film festival revealed a lot of information about this edition. There will be 15 films competing this year, 4 of which are Italian. For the section Festa Mobile, the Gran Premio Torino will be assigned to the English director and screenwriter Terence Davies for his Sunset Song. In the same section the artistic director made special mention of the movie by Gianni Zanasi La felicità è un sistema complesso (Happiness is a difficult system) and the main actress Hadas Yaron, awarded as best leading actress in Venezia film festival and Torino film festival 32 playing in Felix et Meirà.

There will also be the Cipputi Prize, celebrating 20 years from its foundation, and this will go to Francesca Comencini for her short feature movie In fabbrica (In a factory). The Maria Adriana Polo Lifetime Achievement Award will go to Lorena Mazzetti. Two of her films, K and Together will be played during the festival.                        This year the guest director will be Julian Temple, who loves Torino film festival and used his latest movie The ecstasy of Wilko Johnson (guitarist of the band Dr. Feelgood, terminally ill with cancer, saved at the eleventh hour by an operation) as a starting point to regroup seven movies, all linked together by a macro theme: Questioni di vita e di morte, where the protagonists are exactly these two unavoidable presences, which make human beings just what they are. “About dystopia and surreal” are the words that best define the retrospective, which is starting in this edition and will be continuing in the next one: Cose che verranno. La terra vista dal cinema, under the direction of Emanuela Martini, is the section dedicated to science fiction and to impossible or catastrophically future worlds, where in the battle between utopia and antiutopia, is the second one which unluckily wins.
Davide Oberto, the curator of TFF doc, then talked in detail about the themes of the films proposed for the Festival. In addition to the usual subdivision between International.doc and Italian.doc, the will be a focus on Mediterranean, seen not only as tragic and a protagonist in the current affairs, but also as a source of creativity (9 films in this subsection). In addition, there will be several special events such as screening of Fondo Mossina Miss Cinema shot on 16mm that shows us unexpected portraits of hopeful young people from 1942 to 1952 and the screening of two Chantal Ackerman’s films.
Finally, the Director of TorinoFilmLab Savina Neirotti presented the 8 selected films and clearly restated the importance of the didactic aim that lies at the basis of this creative community. Pride of place was also enjoyed by the restored versions of Terrore nello spazio and Tragica Alba a Dongo, a short film that was once banned and thought lost, which portrays the final hours of Mussolini in Dongo, in a quick overview presented by Emanuela Martini.

Liveliness and dynamism are the adjectives that best describe the sponsor of the event, Chiara Francini. The actress was specially appointed taking into consideration the image this festival aims to convey for its 33rd edition. The awareness of last year’s big success (which made it possible to have 11 theaters available this year) gives the organizers of this festival the right confidence and the possibility to rely on a widespread public approval.

“Shinjuku Suwan” (“Shinjuku Swan”) di Sion Sono

Nell’universo manga ed anime vi sono molti generi.

Lo shonen, ovverosia il genere d’azione e combattimento dedicato ad un pubblico di adolescenti e giovani adulti, è sicuramente tra i più popolari, nonché probabilmente il più noto al di fuori del Giappone. DragonBall, One Piece, Naruto, sono alcune fra le serie più famose nel genere, viste da milioni di ragazzi in Italia come in tutto il mondo; sono opere profondamente legate a cliché (le cui radici talvolta affondano nella mitologia orientale), percorse da personaggi caratteristici e sorrette da strutture narrative spesso prevedibili nel loro sviluppo.

Shinjuku Swan è l’adattamento di uno di questi manga shonen, girato da Sion Sono nel suo impegnatissimo 2015 (ben cinque film in uscita). Ed è un adattamento che non stravolge queste strutture e cliché, ma li adegua ai tempi cinematografici e alle necessità legate al trasferimento dell’azione tipica di fumetti e di film d’animazione in un film live-action. L’obiettivo di Sion Sono è evidentemente quello di soddisfare tanto il pubblico affezionato all’opera originale quanto i neofiti o coloro che sono interessati solamente al film in sé. L’operazione è delicata, ma la mano del regista è sapiente e rispettosa, e l’operazione si può considerare un successo.

Nel protagonista Tatsuhiko ritroviamo, secondo uno dei cliché più noti del genere, un personaggio già visto mille volte: un bonaccione, uno scapestrato dal cuore d’oro violento con i prepotenti, gentile con i deboli. Insomma un Goku, un Luffy o un Naruto, per ricollegarci ai manga più noti. La novità sta nel microcosmo in cui questo personaggio è calato, che è tutt’altro che mitico e fantastico: si tratta del quartiere di Tokyo dei locali a luci rosse e del gioco d’azzardo Shinjuku, dove l’eroe è un ragazzo di strada senza un mestiere che viene casualmente reclutato da una agenzia di scouting per prostitute.

Ma in realtà anche questo microcosmo non si sottrae alle regole caratteristiche del genere: i pestaggi frequentissimi lasciano ben poche tracce sull’eroe e sui suoi amici, un po’ gangsters papponi e un po’ monaci zen indifferenti al dolore (persino una palla da bowling in faccia guarisce con un paio di cerotti). Personaggi larger than life sono inseriti in strutture gerarchiche ben definite che ci danno immediatamente un’idea delle loro capacità e restituiscono una narrazione semplice da interpretare, immediatamente soddisfacente soprattutto per un giovane spettatore.

I meccanismi della storia sono, quindi, quelli noti, ben oliati e perfettamente funzionanti, e per chi li conosce ed apprezza la soddisfazione sta nel vederli girare con estrema precisione e sicurezza, lasciandoci totalmente liberi di apprezzare la bellezza nascosta in ogni dettaglio: nelle coreografie dei combattimenti, nei costumi, nella scenografia, nei dialoghi misuratamente esagerati, nelle gag da puro slapstick.

Da lodare, infine, l’estrema parsimonia nell’uso di CGI (Computer-Generated Imagery), uno strumento spesso abusato nel genere dei cinecomics, a discapito del realismo e della sensazione di solidità dei corpi; in Shinjuku Swan ogni corpo è palpabile, ogni pugno è percepibile, ogni gemito di sofferenza dei personaggi viene rispettato e valorizzato, per la soddisfazione ed il divertimento dello spettatore.

 

“Il Solengo” di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis

Durante le riprese del suo cortometraggio precedente, Belva nera, Zoppis e Rigo di Righi si sono trovati per caso ad assistere al passaparola di un aneddoto che sarebbe poi diventato l’inizio di un percorso di documentazione che si è concluso con la nascita della loro opera prima, Il Solengo. Continua la lettura di “Il Solengo” di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis

“Qui” di Daniele Gaglianone

Qui: una parola semplice, composta solo da tre lettere.
Chi sente pronunciarle senza avere idea del film che sta andando a vedere (e non avendo letto la trama) rimane spiazzato, quasi con un punto interrogativo immaginario ben piantato in fronte.
Poi, dalle prime immagini s’incomincia a capire a quale luogo questo avverbio faccia riferimento: la Val di Susa e, anche per i meno informati, purtroppo questo territorio piemontese rimanda subito alla bollente questione TAV, o meglio NO TAV. Continua la lettura di “Qui” di Daniele Gaglianone

Premiazioni TFF 32

Una chiusura in positivo per questo trentaduesimo Torino Film Festival: il 5% in più di biglietti venduti. Emanuela Martini, vice  direttore della precedente edizione, termina con successo il suo battesimo del fuoco al timone della kermesse con una selezione che ha saputo soddisfare ogni genere di palato.

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“Gone With the Wind” (“Via col vento”) di Victor Fleming

A settantacinque anni dall’uscita del film, nella sala due del Reposi viene presentata la nuovissima versione restaurata di Via col Vento in lingua originale. Veniamo subito informati che questa è la prima proiezione in Italia della nuova edizione e che il film dura 238 minuti, quattro ore senza intervallo. Un coro di bisbigli si solleva dalla sala, in molti scappano rapidamente in bagno, io corro a comprare un caffè americano doppio nel bar all’angolo. Continua la lettura di “Gone With the Wind” (“Via col vento”) di Victor Fleming

“The Drop” (“Chi è senza colpa”) di Michael R. Roskam

Di tutti gli inferni possibili…

Una New York umida, invernale, dura e grigia come l’acciaio, segnata da traffici clandestini ed esistenze alla deriva. È la Brooklyn periferica, un tempo controllata da italiani e irlandesi ed ora gestita dalla nuova malavita, cecena nella fattispecie, dove le leggi sono fatte da uomini senza Dio né pietà, ai quali non è consigliabile dire di no. In questa Brooklyn sorge il Cousin’s Marv, pub usato come “punto di consegna” per il deposito di denaro sporco dalla Famiglia di Chovka Umarov (Michael Aronov). Continua la lettura di “The Drop” (“Chi è senza colpa”) di Michael R. Roskam

“What We Do in the Shadows” di Taika Waititi e Jemaine Clement

Una sveglia suona. Un braccio che esce da una bara tenta di spegnerla. La prima immagine di What We Do in the Shadows è emblematica dell’intero film, girato in stile mockumentary sulla vita quotidiana di quattro vampiri che condividono una villa in Nuova Zelanda. Ci vengono quindi presentati Viago (379 anni), il dandy di famiglia, Vladislav (862 anni), un vampiro capellone e anche un po’ pervertito, Deacon (183 anni), il giovane ribelle, e Petyr (8000 anni), il più anziano che assomiglia ormai a Nosferatu e ha smesso di parlare e di uscire la notte.

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“Kami no tsuki” (“Pale Moon”) di Daihachi Yoshida

Rika (Rie Miyazawa ) vive con il marito, ma non ha figli. Lavora part-time presso una banca ricevendo valutazioni positive da parte del suo capo, ed è inoltre apprezzata dai clienti per la sua disponibilità e gentilezza. Tuttavia, la donna non è soddisfatta della sua vita troppo programmata. A complicare il tutto è la situazione coniugale: un marito assente che non l’ascolta e non si interessa a lei. Tutto questo la porta ad avere una relazione extraconiugale con un uomo più giovane di nome Kota (Sosuke Ikematsu), nipote di un suo anziano cliente. Subito scoppia la passione e i due si incontrano di nascosto dopo le ore lavorative. Il giovane racconta all’amante che, per pagarsi gli studi universitari, ha parecchi debiti con gli usurai. Questa motivazione spinge Rika ad aiutarlo, non con i propri soldi, ma rubandoli ai clienti. Chiudere il debito con gli usurai ad entrambi non basta, così la donna continua a rubare dei soldi per poter pagare costose cene, week-end in hotel di lusso e un nuovo appartamento.

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“Triangle” di Costanza Quatriglio – Tavola rotonda

Si è tenuta stamattina presso il laboratorio Quazza dell’Università degli Studi di Torino la proiezione di Triangle, il documentario diretto dalla palermitana Costanza Quatriglio.

A seguire ha avuto luogo una tavola rotonda moderata dal Prof. Franco Prono acui hanno partecipato la regista, Federica Turco, semiologa dell’Istituto Europeo di Design di Torino, Marcella Filippa, direttrice dell’ISMEL (Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro, dell’Impresa e dei Diritti Sociali), la filosofa Maria Concetta Sala e Giancarlo Gaeta, docente del Dipartimento di Studi Storici e Geografici dell’Università degli Studi di Firenze.

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Gallery 28 novembre 2014

 

Gallery 27 novembre 2014

*Copyright by Matteo Bagnasacco*

“Triangle” di Costanza Quatriglio

Triangle è il nome della fabbrica tessile che prese fuoco nel 1911 a New York nella quale morirono 146 persone, quasi tutte donne.
Il 3 ottobre 2011 a Barletta è crollata un palazzina all’interno della quale lavoravano, in nero, numerose operaie tessili di cui 5 hanno perso la vita. Continua la lettura di “Triangle” di Costanza Quatriglio