Il controverso e provocatorio regista americano Abel Ferrara è presente nella sezione Festa Mobile del Torino Film Festival con ben due film: Tommaso e The Projectionist, due storie rispettivamente di redenzione e di determinazione.
Continua la lettura di “TOMMASO” E “THE PROJECTIONIST” DI ABEL FERRARAArchivi categoria: TFF 37 – 2019
“NOUR” DI MAURIZIO ZACCARO
Ha senso, soprattutto in questo periodo storico, fare un film su un fenomeno così complesso e controverso come la migrazione? Secondo il regista Maurizio Zaccaro sì, purché si abbia la consapevolezza che quella che si sta raccontando è una storia universale.
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Article by: Maria Bruna Moliterni
Translated by: Alice De Vicariis
The controversial and provocative American director Abel Ferrara is present in the section Festa Mobile of the Torino Film Festival with two films: Tommaso and The Projectionist. The former is a story of redemption, the latter of determination.
Continua la lettura di “TOMMASO” AND “THE PROJECTIONIST” BY ABEL FERRARA“WET SEASON” BY ANTHONY CHEN
Article by: Samuele Zucchet
Translated by: Chiara Franceskin
Wet Season is the second work by Anthony Chen, a Malaysian director who already won the Camera d’Or in Cannes in 2012 with Ilo Ilo. It is the monsoon season in Malaysia, and rains don’t want to stop. There are bodies of water that reflect and amplify the state of mind of the characters who populate this film.
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Wet Season è l’opera seconda di Anthony Chen, regista malesiano già vincitore a Cannes del premio Camera d’Or nel 2012 con Ilo Ilo. È la stagione dei monsoni in Malesia, le piogge non accennano a fermarsi, si formano specchi d’acqua che riflettono ed amplificano lo stato d’animo dei personaggi che popolano questa pellicola.
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Calogero (Vincenzo Nemolato) è un giovane siciliano che ha voluto fare la cosa giusta. Per sé, per la sua compagna e per Marcella, che ancora non era nata. Per questo Calogero ha denunciato il killer (Giovanni Calcagno) che un giorno ha sparato a due uomini davanti al suo carretto di granite; e per questo lui si è trovato in Trentino, in un paese dimenticato da tutti, nella pensione Paradise.
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Article by: Cristina Danini
Translated by: Cecilia Malanima
Calogero (Vincenzo Nemolato) is a young Sicilian man who wanted to do the right thing for himself, for her companion and for his still unborn daughter Marcella. This is the reason why Calogero denounced the killer that had once shot two men right in front of his granita cart. And this is the reason why he ended up in Trentino, in a tiny forgotten village, living in a guesthouse called Paradise.
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L’Alpenrose è un tipico locale stiriano, dove si può gustare l’ottima cucina del luogo e bere litri di birra in un’atmosfera tipica. La cameriera, nonché proprietaria, non è però soddisfatta della sua vita nonostante suo marito, un tipico cuoco stiriano, tenti di consolarla mentre batte bistecche a mani nude, sotto la supervisione di una marmotta impagliata (ovviamente, tipicamente stiriana).
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Article by: Cristina Danini
Translated by: Ilaria Roma
The Alpenrose is the typical Styrian guesthouse where you can taste local food and beer in a traditional atmosphere. The waitress, who is also the owner of the place, is not satisfied with her life even though her husband, a Styrian cook, tries to give her some comfort while tenderizing some meat by using his bare hands. He is also watched by a stuffed groundhog which is obviuosly Styrian as well.
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Article by: Ottavia Isaia
Translated by: Viola Locci
What do six abandoned people on a desert island turn into? Algunas Bestias tries to give an answer. The second featured film directed by the Chilean Jorge Riquelme Serrano opens the contest Turin 37.
Ana (Millaray Lobos), Alejandro (Gastón Salgado) and their teenage children decide to take Ana’s parents (Paulina García and Alfredo Castro) to a desert island to talk about their own project: building a holiday eco-resort. But all of sudden, the keeper disappears and the family remains without water, phone signal and at the mercy of cold.
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In cosa si trasformano sei persone abbandonate su un’isola? A questa domanda vuole rispondere Algunas bestias, secondo lungometraggio del regista cileno Jorge Riquelme Serrano che apre il concorso Torino 37.
Ana (Millaray Lobos), Alejandro (Gastón Salgado) e i due figli adolescenti portano i genitori di lei (gli ottimi Paulina García e Alfredo Castro) su un’isola disabitata per proporre loro il progetto di un eco-resort per turisti, ma quando il custode/tuttofare scompare la famiglia si ritrova in balia del freddo, della mancanza di acqua, senza segnale telefonico.
Continua la lettura di “ALGUNAS BESTIAS” DI JORGE RIQUELME SERRANO“DREAMLAND” DI BRUCE MCDONALD
L’ultimo film di Bruce McDonald rispecchia perfettamente il suo titolo, Dreamland, dal momento che è costruito sulle regole e sulla logica tipica delle situazioni oniriche. Fin da subito ci si immerge in un sogno ad occhi aperti in cui i due personaggi principali si trovano coinvolti in una vicenda criminale. Il gangster dal cuore d’oro e il musicista jazz eroinomane, ambedue interpretati dal versatile Stephen McHattie, condividono inoltre una profonda connessione che porta entrambi ad avere visioni di un probabile futuro o di un passato remoto che chiaramente li riguarda. La vicenda diventa man mano sempre più complessa e intricata, arricchendosi di personaggi così spietati e grotteschi da risultare quasi comici.
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Article by: Chiara Perillo
Translated by: Anna Benedetto
The title Dreamland perfectly captures the essence of Bruce McDonald’s latest film, as it revolves around the fundamentals and the basic logic of the dream world. From the very first scenes, the audience gets lost in a daydream in which the two main characters end up being caught in criminal activities. A kind-hearted hitman and a drug-addicted jazz musician, both played by the talented Stephen McHattie, have also a strong connection that causes them visions of their possible future or a remote past that involves them both. The plot becomes more and more complex as the film goes on, introducing a variety of stone-cold and grotesque characters that results comical at times.
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«Da a qualche tempo vivo in Repubblica Ceca e poco per volta ho scoperto la sua cultura e, soprattutto, la sua grande storia cinematografica; per questo ho voluto fare un film che fosse un omaggio al cinema ceco degli anni Sessanta»: il regista cileno introduce così la prima proiezione del suo Hra al Torino Film Festival.
“HRA” BY ALEJANDRO FERNÁNDEZ ALMENDRAS
Article by: Valentina Velardi
Translated by: Chiara Franceskin
«I have been living in Czech Republic for some time. I have been discovering its culture little by little and, above all, its great cinematographic history. For this reason, I decided to make a movie which was a tribute to the sixties Czech cinema.» that is how the Chilean director introduced the first screening of his film at Torino Film Festival.
“GREENER GRASS” BY JOCELYN DEBOER AND DAWN LUEBBE
Article by: Noemi Castelvetro
Translated by: Francesca Massa
Jill (Jocelyn DeBoer) and Lisa (Dawn Luebbe), hectic mothers, trophy wives and frenemies, live in a small, thoroughly organized residential district, with disgusting pastel colors, where people go around with golf carts. Jill is a people pleaser, and she decides to give her newborn to Lisa, whom accepts: the people around the two women smoothly approve this exchange, and surreal events full of symbolic elements increase.
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Jill (Jocelyn DeBoer) e Lisa (Dawn Luebbe), madri frenetiche, casalinghe mantenute e migliori nemiche, vivono in una piccola città residenziale maniacalmente organizzata, dai nauseanti colori pastello, dove la gente va in giro in golf cart. Jill ha uno strano bisogno di compiacere le persone, a tal punto da offrire impulsivamente il proprio neonato a Lisa, che lo accetta: questo episodio, considerato come perfettamente normale da tutti coloro che vorticano attorno alla vita delle due donne, apre la strada a eventi sempre più surreali, in cui è possibile riconoscere, attraverso un occhio più analitico, alti contenuti simbolici.
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I fini intenditori a Cannes l’hanno bollato come giochino fine a se stesso, come pasticciaccio brutto o esperimento formale non all’altezza delle sue ambizioni. Meno sonora, più pacata, la schiera degli entusiasti, che alla kermesse francese pure erano presenti e l’hanno applaudito tanto quanto i detrattori lo hanno fischiato. Il nuovo film del regista rumeno un pasticcio, diciamolo subito, lo è per davvero: postmoderno, però, e non ruffiano.
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Article by: Fabrizio Spagna
Translated by: Gabriele Cepollina
Film critics in Cannes have branded it as a childish play, a bundle of tangles or a formal experiment which has failed the expectations. On the other hand, the crowd of the enthusiasts present at the display is quiet and has praised it as much as its detractors have booed it. The new movie made by the Romanian director is actually a bundle of tangles: a postmodern but not a pimped one.
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Alla sua seconda esperienza alla regia, dopo Finché c’è prosecco c’è speranza (2017), Antonio Padovan ci presenta un’opera che è un’insolita e atipica mescolanza di film dal sapore fantascientifico alla Spielberg e commedia tutta italiana, senza dimenticare l’influenza dei film di Carlo Mazzacurati, regista della sua stessa terra.
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