Alla fine è tutto nello sguardo, sembra volerci dire Marco Bellocchio già nei poster e nelle locandine promozionali del suo ultimo film, Rapito, presentato in concorso alla 76sima edizione del Festival di Cannes. Lo sguardo del piccolo Edgardo Mortara (Enea Sala) – sestogenito di una famiglia bolognese ebrea prelevato nel 1858 dall’autorità pontificia perché segretamente battezzato e tradotto a Roma – rivolto verso noi spettatori mentre viene tenuto in braccio da papa Pio IX. Ed è proprio il suo sguardo il cuore del racconto: lo sguardo di un bambino che viene strappato a sei anni dalla sua casa, che del mondo non sa nulla. Specialmente del mondo cristiano. I suoi occhi si soffermano sulle immagini di Cristo, sulle icone che gli vengono continuamente messe sotto agli occhi per trasmettergli più efficacemente la “vera” fede. E l’operazione di conversione infine riesce, tant’è che Mortara avrebbe vissuto il resto dei suoi giorni da missionario.
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“IL SIGNORE DELLE FORMICHE” DI GIANNI AMELIO
1968. In un’aula di tribunale di Roma viene celebrato il processo a carico dell’intellettuale e drammaturgo piacentino Aldo Braibanti (Luigi Lo Cascio), accusato di aver “plagiato” (cioè circuito a scopi sessuali) due ragazzi. La sentenza lo dichiarerà colpevole, condannandolo a nove anni di reclusione.
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Nel 1904, Gabriele D’Annunzio mette in scena La figlia di Iorio. C’è grande attesa e sui giornali non si parla d’altro. Eppure, a una delle rappresentazioni svoltesi a Roma, c’è uno spettatore che, nel clima di grande tensione nella sala, riesce a stento a trattenere le risate. Questo individuo non si trova nelle file della platea, ma in alto, nei palchi, tra le autorità: il suo nome è Eduardo Scarpetta (Toni Servillo), il “re” della commedia napoletana di quegli anni, che in quel momento sta portando a Roma il suo Miseria e nobiltà. Ma l’idea di realizzare un parodia della tragedia di D’Annunzio diventa per lui irresistibile. Il “re” chiede così udienza al “vate”, che gli dà il suo benestare per realizzare l’opera, che si intitolerà Il figlio di Iorio. Tuttavia, le cose non vanno come previsto e Scarpetta, privo di un qualsiasi documento che attesti l’approvazione di D’Annunzio, si ritroverà sotto processo per plagio.
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Nell’Italia del primo dopoguerra, uno spettro si aggira per le campagne emiliane: vive in cascine abbandonate dove soffre il freddo e la fame; schiva la presenza umana in ogni sua forma; elabora composizioni pittoriche dal carattere primitivo, servendosi soltanto degli strumenti che la natura gli mette a disposizione. Questo spettro ha un’età e un nome: Antonio Ligabue, 20 anni, nato e cresciuto in Svizzera e in seguito estradato in Italia.
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Atlanta, 1996. Durante un concerto legato alle Olimpiadi appena iniziate, viene rinvenuto, a pochi passi dagli spettatori, uno zaino contenente un ordigno esplosivo. I servizi di sicurezza si adoperano immediatamente affinché gli artificieri possano disinnescare la bomba, che però scoppia prima del loro arrivo, riversando una pioggia di chiodi che solo per miracolo non si abbatte sulla folla.
Quello che avrebbe potuto trasformarsi in un massacro, grazie alla solerzia dei servizi di sicurezza si è tramutato in una tragedia dalle perdite limitate. Ma nulla sarebbe stato possibile se Richard Jewell, uno dei responsabili della vigilanza dell’evento, non avesse denunciato la presenza della bomba in tempo utile. Eppure, quest’uomo sovrappeso, che vive ancora con la madre, passa in poco tempo dall’essere un eroe nazionale a diventare il principale sospettato dell’FBI nell’inchiesta sull’attentato.
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Alla fine del secolo scorso, su una assolata spiaggia della Tunisia c’è un uomo che guarda verso l’orizzonte. Quella spiaggia non ha nulla di particolarmente invitante, anzi è piuttosto sporca. Eppure solo da lì, quando non c’è foschia, si vede l’Italia.
Quell’uomo si chiama Benedetto Craxi, ha ampiamente superato i 60 anni, è malato di diabete e ha una gamba quasi in cancrena. E’ irascibile, impreca, passa le sue giornate adagiato su una sdraio nella sua residenza presieduta dai militari. Ma non è sempre stato così: un tempo Benedetto, noto come Bettino, era capo del governo di una delle nazioni più potenti del mondo, segretario di uno dei partiti socialisti più influenti dell’Occidente, amato e applaudito da tutti.
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