Clara è onesta, priva di filtri e condizionamenti. Ha un legame viscerale con il suo corpo, con gli altri, col sesso, con la natura. Santa in grado di guarire i malati, bambina nel corpo di una donna di 42 anni, adulta senza vincoli morali, subisce la stretta conservativa di una società religiosa, quella costaricana, in cui un matriarcato aggressivo ricalca l’ottusa violenza patriarcale. Nathalie Álvarez Mésen, in concorso alla 39esima edizione TorinoFilmFestival, presenta un’opera prima che è un progetto d’arte cinematografica. Con un background da attrice mimica, la regista forgia un film “tattile” costruito sulla poesia del gesto e de linguaggio corporeo. Di qui la scelta felice di Wendy Chinchilla Araya, danzatrice contemporanea, nel ruolo di protagonista. Una performance, la sua, modellata sulla capacità di comunicare con i sensi e con la pelle. Le parole non bastano a tradurre gli impulsi primordiali che danzano in Clara. Il corpo può.
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