Labidi deve consegnare il suo manoscritto a una casa editrice entro sei mesi, e l’unica cosa che riesce a scrivere, però, è il suo numero di telefono sulla sigaretta di una ragazza di cui si innamora a prima vista, Elisa. La storia d’amore che nasce tra loro riempie la vita del giovane protagonista ma non è affatto fonte di ispirazione letteraria. In effetti la concentrazione per scrivere un romanzo sulla guerra d’Algeria, paese d’origine della madre, sembra essere un obiettivo impossibile da raggiungere nelle condizioni in cui si trova.
È difficile vivere a Parigi e riuscire a trovare lo spazio e il tempo per dedicarsi all’espressione creativa se provieni da una famiglia della classe lavoratrice, nonostante i tuoi genitori facciano il possibile per supportare il tuo sogno. Dormire a terra su un tappetino da fitness, e convivere in pochissimi metri quadri ti priva di qualsiasi comfort e intimità (l’interno della doccia è visibile dal letto). Fare il rider per un colosso del food delivery non offre alcuna soluzione, al massimo può garantire l’umiliazione di ritrovarsi faccia a faccia con un conoscente che può permettersi di dedicarsi full-time alla propria passione e che non vuole sforzarsi troppo per il pranzo. È possibile vivere una vita normale, in un bell’appartamento di Parigi, con la persona che ami, senza poterti permettere tutto ciò? Labidi ci prova con tutta la sfrontatezza del mondo, e in qualche modo ci riesce.
La passione per la letteratura e il suo estro creativo diventano “ottime skills” per vendere occhiali ai ricchi intellettuali parigini in un negozio alla moda. Qui però la frustrazione e l’infelicità dovute all’impossibilità di conciliare il lavoro, le relazioni e l’attività personale raggiungono livelli troppo alti.
Salah-Cazanas riesce a comporre un’opera fortemente coinvolgente, che parla ai giovani cuori in crisi senza essere mai scontata. Grazie al carisma di Aurélien Gabrielli, incredibilmente autentico, è difficile non empatizzare e identificarsi nell’euforia sentimentale o nei momenti di totale apatia e disillusione che il film presenta. Non manca mai l’ironia che attraverso lo sguardo malinconico e ai gesti di Gabrielli si amplifica e arriva dritta al punto. Il picco emotivo del film, che coincide con la rinascita creativa dell’aspirante autore, contiene riflessioni non banali sul ruolo della famiglia e sui sogni e le ambizioni. Un film che trascende il conflitto tra boomers e millennials, che parla di classe disagiata e di seconde generazioni europee. Un film capace di dare speranza.
Francesco Caruso