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Lost and Beauty: the Dying Italy

Article by: Alessandro Arpa                                                                         Translation by: Chiara Toscan

TF<<Chi la ridusse a tale? E questo è peggio,

Che di catene ha carche ambe le braccia;

Sì che sparte le chiome e senza velo

Siede in terra negletta e sconsolata,

Nascondendo la faccia

Tra le ginocchia, e piange.

Piangi, che ben hai donde, Italia mia…>>.

After 27th edition’s winning film La bocca del lupo (The Wolf’s Mouth) TFF dedicated the pre-opening night to the latest laborious work by Pietro Marcello, Bella e perduta (Lost and Beautiful), the only Italian film contending for Locarno International film festival 2015. This bitter tale fuses documentary and fantastical fiction, while poetically denouncing the collapse of human-nature relationship. The film also functions as an off-key requiem for the Italian Republic, a frank protest against the apathy of an immortal caste system of defeatists. The protagonist, Tommaso Cestrone, is a humble, real-life shepherd in line with Marcello’s stock characters, the so renamed “Angel of Carditello” is the only volunteer serving the Royal Estate of Carditello which simbolises the ill-treated and forgotten beauty. Piles of debris and tyres pollute the magic atmosphere of the place that has become a dump for memories. Tommaso is the only one committed to the enhancement from the indifference of the world. Tommaso, among his last wishes, wants to save Sarchiapone, a young talking buffalo that, at times, recalls the melancholy poetry hidden in Balthazar, the donkey protagonist of Au Hasard Balthazar by Robert Bresson. At this stage of the film, Pulcinella appears from the obscure bowels of Vesuvius. He arrives in the nowadays Campania to grant Tommaso’s wish. Pulcinella and Sarchiapone embark on a journey in the forgotten territories of “the land of fire”: a sore journey without hope. Bella e Perduta is a protean film that had a difficult birth. The initial intention of the director was changed during the course of production due to the sudden cardiac death of the real Tommaso Cestrone. For this reason, the film was completed after two years of development. The only choice left to the director was to merge the hints of reality with dreamlike situations. The figure of Pulcinella connects the primordial meaning of psychopomp very intelligently for the immortals. Although the protagonists improvise around a default scenerio, it is difficult to reach the sincere expressive power of transexual Mary Monaco and Enzo Motta, who are the protagonists of “La Bocca del Lupo”. Tommaso and the interpreter of Pulcinella are suspended and suddenly crushed by the power of nature, mother and executioner at the same time. The foolishness of human being is expressed by the look and subjective shots of Sarchiapone who hopes to survive at the mercy of man. But now eveything is destined to collapse and takes attention to the tomb of Tommaso: <<Will we remember this land? >>

Probably not. Maybe yes but it will be very late, and there will remain neither your tears Sarchiapone… nor ours.

 

“Bella e perduta” di Pietro Marcello

<<Chi la ridusse a tale? E questo è peggio,/ Che di catene ha carche ambe le braccia; / Sì che sparte le chiome e senza velo / Siede in terra negletta e sconsolata, / Nascondendo la faccia / Tra le ginocchia, e piange. / Piangi, che ben hai donde, Italia mia…>>.

Dopo La bocca del lupo, vincitore della 27a edizione del Torino Film Festival, il Tff dedica la serata di pre-apertura al nuovo travagliato lavoro di Pietro Marcello intitolato Bella e perduta. Unico film italiano in concorso al Festival Internazionale del Film Locarno 2015, Bella e perduta è una docu-fiaba amara, una denuncia poetica del collasso tra natura e uomo. Ma è anche un requiem stonato per la Repubblica italiana, un candido urlo contro gli indifferenti, casta immortale di disfattisti.

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Conferenza stampa del 33° Torino Film Festival

Giovane, vivace, distopico, contemporaneo e, aggiungerei, fiducioso.

Questi gli aggettivi che si sono ripetuti più volte durante la dinamica e allegra presentazione della trentatreesima edizione del TFF, che si è aperta con l’esibizione dell’Ensemble di Sassofoni del Conservatorio G. Verdi, la quale ha allietato la Sala 2 del Cinema Massimo, gremita di giornalisti e rappresentanti delle maggiori istituzioni torinesi, con la riproposizione della celebre colonna sonora di Indiana Jones.

conferenza stampa
Esibizione dell’Ensable di sassofoni

“Giovane” è l’appellativo più classico che si possa associare al TFF, infatti le opere in concorso sono sempre le prime, le seconde o al massimo le terze di registi perlopiù indipendenti. In particolare è la sezione Onde, di cui era presente il cocuratore Roberto Manassero, che da sempre si occupa di estrema innovazione tematica e tecnica.  Anche quest’anno, con i suoi 15 film, ha selezionato formati liberi: super8, 16mm, VHS, digitale e incroci con la videoarte.
La stessa vocazione è stata confermata dal curatore della sezione TFFDoc Davide Oberto, il quale ha parlato di “identità di tutte le sezioni: sondare nuovi talenti indipendenti”.

conferenza stampa 1
Maurizio Braccialarghe, Emanuela Martini e Paolo Damilano

La vivacità ha contraddistinto le parole di tutti coloro che sono intervenuti durante la conferenza, a partire dalla Direttrice Emanuela Martini, la quale ha da subito iniziato a raccontare le numerose collaborazioni che il TFF ha intrapreso, da più o meno tempo, con importanti istituzioni torinesi e che, anche quest’anno, saranno parte integrante del Festival.
Tra queste ha posto l’accento sul Circolo dei Lettori che ospiterà un prefestival dedicando due giornate al genere fantascientifico con letture a tema (Pincio racconta Dick e 1984) e sulla RAI, che ospiterà lo staff del TFF durante il festival nei suoi storici palazzi e ha prodotto lo spot che verrà trasmesso su tutte le sue reti.

Pietro Grignani, nuovo Direttore della Sede Regionale Rai di Torino, ha sancito l’imprescindibile collaborazione concreta col Festival come “questione d’identità in quanto entrambe aziende culturali”.
Paolo Damilano, Presidente del Museo Nazionale del Cinema e della Film Commission Torino Piemonte, ha parlato di “festival metropolitano, nel senso che farà parlare di cinema tutta la città”. A tal proposito, l’Assessore alla Cultura della Città di Torino Maurizio Braccialarghe ha confermato la costante tendenza a fare di Torino città d’arte e di evoluzione dei linguaggi, in particolar modo nell’ambito cinematografico.
Come di consueto, anche la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, rappresentata dal Presidente Patrizia Sandretto, si schiera in prima fila tra le collaborazioni con il TFF e quest’anno curerà e ospiterà una sottosezione della sezione Onde, ARTRUM: cortometraggi di carattere fantasmatico ambientati in paesaggi post- apocalittici, tutti legati all’arte contemporanea.

Concluse le presentazioni di vari importanti partners, si è arrivati al succo della questione, ovvero la veloce rassegna dei film in programma e degli eventi correlati.

A parte ciò che già si conosceva, ossia l’omaggio a Orson Welles, il film di pre-apertura  Bella e perduta di Pietro Marcello  e il film di apertura Suffragette, molte sono state le anticipazioni .
15 i film in concorso di cui 4 italiani; nella sezione Festa Mobile il Gran Premio Torino sarà assegnato all’inglese Terence Davies per Sunset Song. Nella stessa sezione il Direttore ha sottolineato la presenza de La felicità è un sistema complesso di Gianni Zanasi di cui la protagonista è Hadas Yaron, premiata come Miglior Attrice alla mostra di Venezia e al TFF32 per Felix et Meirà.

Il Premio Cipputi, a vent’anni dalla sua creazione, verrà assegnato a Francesca Comencini di cui sarà proiettato il mediometraggio In fabbrica, mentre il premio Maria Adriana Prolo alla carriera sarà conferito a Lorenza Mazzetti con la proiezione di due suoi film: K e Together.
Il guest director di quest’anno è Julien Temple, fedele al Festival torinese, il quale, a partire dal suo ultimo film The Ecstasy of Wilko Johnson ha raggruppato 7 film uniti da un macro tema: “Questioni di vita e di morte”, dove protagoniste sono queste due imprescindibili presenze che rendono umani gli esseri umani.

Distopica e surreale è la retrospettiva che inizia con questa edizione e continuerà nella prossima: “Cose che verranno. La terra vista dal cinema”, sezione curata da Emanuela Martini dedicata alla fantascienza, ai mondi impossibili o catastroficamente futuri, nei quali nella battaglia tra utopia e antiutopia vince malauguratamente la seconda.

Davide Oberto, curatore di TFFdoc ha spiegato in dettaglio le tematiche presenti nei film proposti. Oltre alla consueta suddivisone tra Internazionale.doc e Italiana.doc, spicca il Mediterraneo, visto non come attualità e tragedia, ma come fonte di creatività (9 le pellicole in questa sottosezione).

Savina Neirotti, responsabile del TorinoFilmLab, ha infine presentato gli 8 film selezionati e ha spiegato lo spirito formativo che anima questa comunità creativa. Altri fiori all’occhiello su cui si è  soffermata Emanuela Martini nella sua veloce panoramica sono i restauri di Terrore nello spazio e Tragica alba a Dongo, cortometraggio censurato e considerato perduto che racconta le ultime ore di Mussolini.

33rd Torino Film Festival – Press Conference

Article by: Elisa Carbone                                                                                                   Translation by: Sema Udmir

Young, lively, dynamic and, I would add, confident.

These are the adjectives that were most frequently heard during the dynamic and cheerful press conference for the second biggest Italian movie event of the year. This 33rd edition of TFF was opened by the Saxophone Ensemble of Conservatoire G. Verdi in hall 2 of Cinema Massimo playing the famous Indiana Jones theme song, which was enthusiastically cheered by journalists and representatives of the most important Turin institutions.

conferenza stampa
Esibizione dell’Ensable di sassofoni

Young is probably the most appropriate word to describe the TFF, since the work presented are often the first, second, or at most third of their directors, who are usually independent.                                       The section “Onde”, in particular, with its co-curator Roberto Manassero, has always dealt with extreme innovation, both thematic and technical. As usual, this year “Onde” selected 15 films among different formats, Super 8 mm film, Super 16, VHS, digital films and videoart contaminations. The search for innovation has also been confirmed by TFF Doc’s curator, Davide Oberto, who explained that “all sections are based of new independent talents to be explored”.

conferenza stampa 1
Maurizio Braccialarghe, Emanuela Martini e Paolo Damilano

Enthusiasm marked every speech during the press conference, included that of Director Emanuela Martini, who started by pointing out TFF’s several partnerships with important institutions of Turin, which had been established in the past or in recent years and will be part of the event this year too.
Among them, she underlined the collaboration with Circolo dei Lettori and RAI. The local cultural centre wil host a two-day pre-festival event focusing on science fiction readings. (Pincio racconta Dick and 1984) whereas the Italian public television broadcaster RAI will welcome TFF staff within its historical buildings and will be promoting the event during the festival by broadcasting a self-produced spot on its channels. The new director of RAI headquarter in Turin, Pietro Grignani, confirmed how essential such a concrete collaboration is, being both partners cultural companies and sharing a common identity.
Paolo Damilano talked about a “metropolitan” festival, in the sense that it wil get the whole city talking about cinema” and, speaking of that, Maurizio Braccialarghe, Councillor for Culture of the city of Turin, confirmed the constant tendency to make Turin a city of arts and evolution of techniques. particularly when it comes to cinema. As usual, the Sandretto Re Rebaudengo Foundation, represented by its President, Patrizia Sandretto, is also on the front line amongst collaborations with TFF and this year it will even curate and host a subsection of the “Onde” section, ARTRUM: short films of a phantasmatic nature set in post-apocalyptic landscapes, all relating to contemporary art.

conferenza stampa 2
Patrizia Sandretto, Emanuela Martini, Pietro Grignani

After introducing TFF’s several important partners, the press conference came to the heart of the matter: a short review of the festival movies and their connected events.

conferenza 4
Roberto Manassero, Emanuela Martini, Davide Oberto

Aside from what had already been publicly disclosed, such as the homage to Orson Welles , the pre-opening film by Pietro Marcello and the opening film Suffragette, both the Director and the two curators of the film festival revealed a lot of information about this edition. There will be 15 films competing this year, 4 of which are Italian. For the section Festa Mobile, the Gran Premio Torino will be assigned to the English director and screenwriter Terence Davies for his Sunset Song. In the same section the artistic director made special mention of the movie by Gianni Zanasi La felicità è un sistema complesso (Happiness is a difficult system) and the main actress Hadas Yaron, awarded as best leading actress in Venezia film festival and Torino film festival 32 playing in Felix et Meirà.

There will also be the Cipputi Prize, celebrating 20 years from its foundation, and this will go to Francesca Comencini for her short feature movie In fabbrica (In a factory). The Maria Adriana Polo Lifetime Achievement Award will go to Lorena Mazzetti. Two of her films, K and Together will be played during the festival.                        This year the guest director will be Julian Temple, who loves Torino film festival and used his latest movie The ecstasy of Wilko Johnson (guitarist of the band Dr. Feelgood, terminally ill with cancer, saved at the eleventh hour by an operation) as a starting point to regroup seven movies, all linked together by a macro theme: Questioni di vita e di morte, where the protagonists are exactly these two unavoidable presences, which make human beings just what they are. “About dystopia and surreal” are the words that best define the retrospective, which is starting in this edition and will be continuing in the next one: Cose che verranno. La terra vista dal cinema, under the direction of Emanuela Martini, is the section dedicated to science fiction and to impossible or catastrophically future worlds, where in the battle between utopia and antiutopia, is the second one which unluckily wins.
Davide Oberto, the curator of TFF doc, then talked in detail about the themes of the films proposed for the Festival. In addition to the usual subdivision between International.doc and Italian.doc, the will be a focus on Mediterranean, seen not only as tragic and a protagonist in the current affairs, but also as a source of creativity (9 films in this subsection). In addition, there will be several special events such as screening of Fondo Mossina Miss Cinema shot on 16mm that shows us unexpected portraits of hopeful young people from 1942 to 1952 and the screening of two Chantal Ackerman’s films.
Finally, the Director of TorinoFilmLab Savina Neirotti presented the 8 selected films and clearly restated the importance of the didactic aim that lies at the basis of this creative community. Pride of place was also enjoyed by the restored versions of Terrore nello spazio and Tragica Alba a Dongo, a short film that was once banned and thought lost, which portrays the final hours of Mussolini in Dongo, in a quick overview presented by Emanuela Martini.

Liveliness and dynamism are the adjectives that best describe the sponsor of the event, Chiara Francini. The actress was specially appointed taking into consideration the image this festival aims to convey for its 33rd edition. The awareness of last year’s big success (which made it possible to have 11 theaters available this year) gives the organizers of this festival the right confidence and the possibility to rely on a widespread public approval.

“Shinjuku Suwan” (“Shinjuku Swan”) di Sion Sono

Nell’universo manga ed anime vi sono molti generi.

Lo shonen, ovverosia il genere d’azione e combattimento dedicato ad un pubblico di adolescenti e giovani adulti, è sicuramente tra i più popolari, nonché probabilmente il più noto al di fuori del Giappone. DragonBall, One Piece, Naruto, sono alcune fra le serie più famose nel genere, viste da milioni di ragazzi in Italia come in tutto il mondo; sono opere profondamente legate a cliché (le cui radici talvolta affondano nella mitologia orientale), percorse da personaggi caratteristici e sorrette da strutture narrative spesso prevedibili nel loro sviluppo.

Shinjuku Swan è l’adattamento di uno di questi manga shonen, girato da Sion Sono nel suo impegnatissimo 2015 (ben cinque film in uscita). Ed è un adattamento che non stravolge queste strutture e cliché, ma li adegua ai tempi cinematografici e alle necessità legate al trasferimento dell’azione tipica di fumetti e di film d’animazione in un film live-action. L’obiettivo di Sion Sono è evidentemente quello di soddisfare tanto il pubblico affezionato all’opera originale quanto i neofiti o coloro che sono interessati solamente al film in sé. L’operazione è delicata, ma la mano del regista è sapiente e rispettosa, e l’operazione si può considerare un successo.

Nel protagonista Tatsuhiko ritroviamo, secondo uno dei cliché più noti del genere, un personaggio già visto mille volte: un bonaccione, uno scapestrato dal cuore d’oro violento con i prepotenti, gentile con i deboli. Insomma un Goku, un Luffy o un Naruto, per ricollegarci ai manga più noti. La novità sta nel microcosmo in cui questo personaggio è calato, che è tutt’altro che mitico e fantastico: si tratta del quartiere di Tokyo dei locali a luci rosse e del gioco d’azzardo Shinjuku, dove l’eroe è un ragazzo di strada senza un mestiere che viene casualmente reclutato da una agenzia di scouting per prostitute.

Ma in realtà anche questo microcosmo non si sottrae alle regole caratteristiche del genere: i pestaggi frequentissimi lasciano ben poche tracce sull’eroe e sui suoi amici, un po’ gangsters papponi e un po’ monaci zen indifferenti al dolore (persino una palla da bowling in faccia guarisce con un paio di cerotti). Personaggi larger than life sono inseriti in strutture gerarchiche ben definite che ci danno immediatamente un’idea delle loro capacità e restituiscono una narrazione semplice da interpretare, immediatamente soddisfacente soprattutto per un giovane spettatore.

I meccanismi della storia sono, quindi, quelli noti, ben oliati e perfettamente funzionanti, e per chi li conosce ed apprezza la soddisfazione sta nel vederli girare con estrema precisione e sicurezza, lasciandoci totalmente liberi di apprezzare la bellezza nascosta in ogni dettaglio: nelle coreografie dei combattimenti, nei costumi, nella scenografia, nei dialoghi misuratamente esagerati, nelle gag da puro slapstick.

Da lodare, infine, l’estrema parsimonia nell’uso di CGI (Computer-Generated Imagery), uno strumento spesso abusato nel genere dei cinecomics, a discapito del realismo e della sensazione di solidità dei corpi; in Shinjuku Swan ogni corpo è palpabile, ogni pugno è percepibile, ogni gemito di sofferenza dei personaggi viene rispettato e valorizzato, per la soddisfazione ed il divertimento dello spettatore.

 

“Tutti giù per terra” e “La strada di Levi” di Davide Ferrario

Giornata conclusiva di Piemonte Movie.
Al Cinema Massimo ha avuto luogo la proiezione pomeridiana di due film di Davide Ferrario, al quale quest’anno è stata dedicata un’intera sezione della manifestazione.  Tutti giù per terraLa strada di Levi riassumono bene la diversità e la ricchezza dell’opera del regista bergamasco che tanto adora Torino e ben la rappresenta nei suoi film, come Dopo mezzanotte, Tutti giù per terra e il recente La luna su Torino.

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“Walking With Red Rhino – A spasso con Alberto Signetto” di Marilena Moretti

Una vita d’Artista

Resta un sorriso malinconico ma ottimista sulle labbra dello spettatore al termine di Walking with Red Rhino, toccante omaggio che la documentarista Marilena Moretti ha fatto ad Alberto Signetto, regista, artista visivo ma soprattutto amico. Continua la lettura di “Walking With Red Rhino – A spasso con Alberto Signetto” di Marilena Moretti

Otto cortometraggi di Too Short to Wait

Otto sono stati i cortometraggi presentati nella sezione Comedy al pre-festival Too Short to Wait, e purtroppo nessuno di questi è stato scelto nella selezione dei primi dieci che saranno effettivamnete in concorso al Piemonte Movie gLocal Film Festival.
Nell’ora e mezza di proiezione si sono susseguite sullo schermo queste otto storie di media-corta durata (la più corta di quattro minuti e la più lunga di ventidue) che lasciano un sapore agrodolce, o dolceamaro che dir si voglia, contrariamente all’aspettativa che il nome della sezione potrebbe creare nello spettatore.

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Cinque cortometraggi di Charlot

Il Sottodiciotto Film Festival festeggia i cento anni di vita di Charlot, creato da Charlie Chaplin nel 1914, diventato uno dei personaggi comici più amati di sempre da grandi e piccoli.
Per l’occasione sono state proiettate cinque comiche recentemente restaurate dalla Cineteca di Bologna che hanno divertito come allora i bambini presenti in sala, segno che quel tipo di comicità, unita alla bravura di Chaplin, non sfiorisce mai.

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“Il Solengo” di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis

Durante le riprese del suo cortometraggio precedente, Belva nera, Zoppis e Rigo di Righi si sono trovati per caso ad assistere al passaparola di un aneddoto che sarebbe poi diventato l’inizio di un percorso di documentazione che si è concluso con la nascita della loro opera prima, Il Solengo. Continua la lettura di “Il Solengo” di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis

“Yellowbird” di Christian de Vita

Yellowbird è la parola inglese per indicare “canarino”. Il protagonista del lungometraggio di animazione di Christian de Vita (storyboard artist di Fantastic Mr. Fox di Wes Anderson e di Frankenweenie di Tim Burton) viene chiamato così per la maggior parte del film, anche se non è un canarino.

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“White Bird in a Blizzard” di Gregg Araki

White Bird in a Blizzard è un film gelido (come suggerisce il titolo, letteralmente “Uccello bianco nella bufera”): al freddo rimandano non solo i colori freddi e alcune ambientazioni, ma anche continui riferimenti nei dialoghi (“Questo paese sembra congelato nel tempo”).

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“Eden” di Mia Hansen-Løve

L’ultimo film di Mia Hansen-Løve assomiglia più alla corrente di un fiume che alla trasposizione di una sceneggiatura sullo schermo. Le cose accadono, i personaggi vanno e vengono, gli ostacoli diventano sempre più evidenti ma il tempo scorre in una maniera quasi impalpabile, è un continuo flusso dal quale i personaggi pericolosamente in equilibrio si lasciano trasportare senza farsi troppe domande.

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“Mike Tyson: tutta la verità” di Spike Lee

Un diretto a Mike Tyson

Quando bisogna ritrarre una delle personalità più conosciute del XX secolo, Spike Lee non sbaglia mai. A maggior ragione se si tratta di un uomo cresciuto nella Grande Mela e di colore. Dopo Malcolm X del 1992 e il documentario del 2002 Jim Brown: All-American sulla vita dell’omonimo giocatore di football americano, Spike Lee realizza un docufilm su Mike Tyson. Mike Tyson: tutta la verità non è altro che la ripresa di uno spettacolo teatrale che il pluricampione dei pesi massimi di pugilato tenne all’Imperial Theatre di New York. Il film, realizzato per la rete televisiva americana HBO, è un monologo del pugile di circa 90’: “This is my story. My mistakes, my heartaches, my joy, my sorrow, my gift, my life, my undisputed thruth”. Continua la lettura di “Mike Tyson: tutta la verità” di Spike Lee

“Ida” di Pawel Pawlikowski

1962. Cresciuta in un convento polacco, l’orfana Anna si prepara a prendere i voti. Prima di concedere la sua esistenza a Dio, la madre superiora le consiglia di visitare la zia Wanda, l’ultima sua parente in vita. Anna segue il consiglio e l’incontro con la zia è rivelatore perché scopre di essere ebrea e conosce il suo vero nome: Ida Lebenstein. Le due donne partono alla ricerca di indizi per comprendere come siano morti i genitori di Ida. L’ultimo lavoro di Pawel Pawlikowski è un dramma a due voci. Seppure la struttura sia lineare e a dir poco canonica, il regista polacco, come la maggior parte dei registi dell’Est, traccia ritratti psicologici vividi e dettagliati delle due protagoniste. Continua la lettura di “Ida” di Pawel Pawlikowski

“Wish I Was Here” di Zach Braff

A poco più di dieci anni di distanza dal suo esordio dietro la macchina da presa con La mia vita a Garden State, Zach Braff veste nuovamente i panni di regista, sceneggiatore ed attore protagonista per il suo secondo lungometraggio Wish I Was Here.

Aidan Bloom (Zach Braff) è un trentacinquenne di famiglia ebrea, attore di scarsissimo successo, padre e marito che, nonostante l’età, si trova ancora a lottare per trovare la sua identità e per seguire il suo sogno. Vive a Los Angeles con i due figli, Grace e Noah, e la moglie Sarah (Kate Hudson), la quale è costretta a sobbarcarsi tutte le spese di mantenimento della casa e della famiglia, mentre Aidan passa il suo tempo a partecipare a provini inevitabilmente fallimentari, o a fantasticare di trasformarsi in una sorta di cavaliere spaziale, come aveva sempre sognato da bambino.

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“Girlhood” di Céline Sciamma

Quello che incide su questo racconto di formazione non è lo scorrere del tempo (come accadeva in Boyhood), ma l’etnia della ragazza che influenza la sua vita e l’ambiente che la circonda. Il quartiere dove vive è un vero e proprio ghetto dove vigono regole a sé, dove le madri sono spesso assenti per lavorare e vengono rimpiazzate da fratelli violenti, dove le ragazzine devono prendersi cura delle sorelle ancora più piccole di loro. Ma soprattutto è il regno delle zero opportunità, della rassegnazione a lasciare la scuola perché tanto non serve. Il destino è ineluttabile e tutte finiranno a fare il lavoro delle proprie madri diventando a loro volta madri molto presto. Continua la lettura di “Girlhood” di Céline Sciamma

“Still Alice” di Richard Glatzer e Walsh Westmoreland

Alice Howland (Julianne Moore) è una vivace e affascinate professoressa di linguistica presso la Columbia University di New York che vive felice con il marito neurologo (Alec Baldwin) e i tre figli  (Kate Bosworth, Kristen Stewart e Hunter Parrish). Allarmata da continue dimenticanze e momenti di smarrimento, Alice decide di sottoporsi ad una visita specialistica temendo di avere un tumore al cervello. L’esito è però ben diverso, infatti le viene diagnosticata una forma precoce e genetica del morbo di Alzheimer. Colta da una sorta di imbarazzo, inizialmente Alice non vuole confessare a nessuno la sua malattia, ma dopo essersi nuovamente smarrita nella città e terrorizzata dall’idea che anche uno dei suoi figli possa aver contratto lo stesso morbo, decide di confessarlo alla sua famiglia.  La progressiva perdita del linguaggio e, cosa ben peggiore, della memoria, non le impedisce però di lottare per sé stessa e  per mantenere vivi quei ricordi che hanno rappresentato le fondamenta della sua vita.

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“Qui” di Daniele Gaglianone

Qui: una parola semplice, composta solo da tre lettere.
Chi sente pronunciarle senza avere idea del film che sta andando a vedere (e non avendo letto la trama) rimane spiazzato, quasi con un punto interrogativo immaginario ben piantato in fronte.
Poi, dalle prime immagini s’incomincia a capire a quale luogo questo avverbio faccia riferimento: la Val di Susa e, anche per i meno informati, purtroppo questo territorio piemontese rimanda subito alla bollente questione TAV, o meglio NO TAV. Continua la lettura di “Qui” di Daniele Gaglianone

Premiazioni TFF 32

Una chiusura in positivo per questo trentaduesimo Torino Film Festival: il 5% in più di biglietti venduti. Emanuela Martini, vice  direttore della precedente edizione, termina con successo il suo battesimo del fuoco al timone della kermesse con una selezione che ha saputo soddisfare ogni genere di palato.

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