Archivi tag: TORINO FILM LAB

“THE WOODCUTTER STORY” DI MIKKO MYLLYLAHTI

“Mi chiedo perchè il realismo venga circoscritto esclusivamente alla percezione del mondo in stato di veglia. Il sogno che ho fatto stanotte è parte della mia realtà tanto quanto il mio qui e ora”, spiega Mikko Myllylahti in merito al suo esordio come regista in The Woodcutter Story. La sua esplorazione di impressioni oniriche, immerse in un’atmosfera percossa da brividi esistenziali kafkiani, mette in scena dei personaggi stoici, seppur caricaturali, e saturati almeno quanto lo sono i colori che brillano sullo sfondo innevato di un’ambientazione anonima e atemporale. 

Leggi tutto: “THE WOODCUTTER STORY” DI MIKKO MYLLYLAHTI

La sceneggiatura si esprime, oscillante come un pendolo, per esitazioni, silenzi sospesi e dialoghi asciutti ma perentori e iperbolici, restituendo un clima assurdo dalla comicità spiazzante e inattesa. Un umorismo inevitabile, quello di Myllylahti, impiegato come meccanismo di difesa universale nell’affrontare i più grandi interrogativi filosofici. Il protagonista, Pepe, è un taglialegna affabile e inspiegabilmente ottimista la cui quiete e stabilità verranno messe a dura prova dalle più travolgenti avversità. Ma non è il solo: ciascuno dei personaggi satellite è alle prese con le proprie peripezie, che ostacolano inevitabilmente il loro percorso verso il tanto ricercato quanto fugace senso delle cose. Questo film, che si dimostra essere al contempo serio e ironico, metaforico e d’intreccio, immortala questi avvenimenti apparentemente effimeri con inquadrature che ci tengono a distanza, inasprendo l’estraniazione tra noi e i moventi dei personaggi. Anche in virtù di ciò il costume design assume un ruolo determinante, in particolar modo per permetterci di riconoscere il taglialegna, anche in un campo lunghissimo.

Una rielaborazione fiabesca e laica del Libro di Giobbe che, invece di prendere in esame il rapporto tra la giustizia di Dio e la presenza del male nel mondo, si interroga su come si possa resistere al nichilismo e trovare la forza di confidare nell’avvenire in un mondo il cui significato sembra essere stato da tempo deturpato. Non si tratta più di trovare, dunque, una verità univoca e rassicurante, ma di dare respiro all’ambiguità e accogliere le prospettive dell’assurdo per poter scorgere sfaccettature del reale che altrimenti avremmo ignorato. Potremmo quindi riconoscere in Pepe l’ingenua sintesi tra la perseveranza di Sisifo e il successo del Viandante sul mare di nebbia che, pur raggiungendo la cima della montagna, vi trova una visuale offuscata.

Yulia Neproshina

“UN VARÓN” BY FABIAN HERNÁNDEZ

Article by: Alice Ferro

Translated by: Cora Bruno

Carlos hangs up the phone and leans against the wall. His eyes are glazed over and he would like to vent but he doesn’t because, as he says, “men don’t cry.” This is the conflict that Un Varón, Fabian Hernández’s new film, sets out to investigate: that of a young man who tries to conform to the ideal of masculinity that prevails on the streets of Bogotá while in private he just wants to be himself. Christmas is approaching and his only wish is to spend it with his increasingly elusive sister and his mother, who is in jail. Leaving the youth center that took him in, he finds himself coming to terms with street life and the law of the alpha male.

read all

“TASTE” BY LÊ BAO

Article by Annaisa Quarto

Translated by Francesca Luna Lombardo

Premiered in the Encounters section of the last Berlinale, where it won the Special Jury Prize, Taste, the first feature film by Vietnamese director Lê Bao arrives at TFF39 in the Out-of-Competition/TFLAB section.

Continua la lettura di “TASTE” BY LÊ BAO

“DER MENSCHLICHE FAKTOR” BY RONNY TROCKER

Article by Valentina Velardi

Translated by Giulia Baldo

«I have the impression that the more massive our communication is, and the more we consume points of view and opinions, the more superficial that communication gets». This is how Ronny Trocker comments on the subject of his film which, by observing the reactions of the different members of what seems to be the perfect German family  – educated, wealthy and bilingual – following a little break-in at their beach house, examines human relationships and the dynamics, often disfunctional, underlying them.

Continua la lettura di “DER MENSCHLICHE FAKTOR” BY RONNY TROCKER

“DER MENSCHLICHE FAKTOR” DI RONNY TROCKER

«Ho l’impressione che più massiva è la nostra comunicazione e più prospettive e opinioni consumiamo, più superficiale questa comunicazione diventa». Così Ronny Trocker commenta il soggetto del suo film che, osservando le reazioni dei diversi membri di quella che sembra una perfetta famiglia tedesca – istruita, benestante e bilingue – a seguito di una piccola effrazione nella loro casa al mare, indaga i rapporti umani e le dinamiche, spesso disfunzionali, che li sottendono.

Continua la lettura di “DER MENSCHLICHE FAKTOR” DI RONNY TROCKER

“MADE IN BANGLADESH” DI RUBAIYAT HOSSAIN

Made in Bangladesh, come le etichette che troviamo sui nostri vestiti: fin dalle prime immagini il film si concentra sulle dure condizioni di lavoro cui sono sottoposte le donne che li producono, in stanze sovraffollate e senza misure di sicurezza. La protagonista Shimu (Rikita Nandini Shimu), dopo la morte di una collega in un incendio nella fabbrica, si ribella a queste condizioni e inizia a collaborare con una giornalista per fondare un sindacato che tuteli le lavoratrici (tutte donne, perché per loro è previsto un salario inferiore rispetto agli uomini e perché ritenute più facilmente controllabili).

Continua la lettura di “MADE IN BANGLADESH” DI RUBAIYAT HOSSAIN

“MADE IN BANGLADESH” BY RUBAIYAT HOSSAIN

Article by: Ottavia Isaia
Translated by: Francesca Massa

Made in Bangladesh, just like the labels we find on our clothes: from the first frames, the film focuses on the harsh working conditions under which the women who produce them are subjected, in overcrowded rooms and without security measures. The leading character Shimu (Rikita Nandini Shimu), after the death of a colleague in a factory fire, fights against these conditions and begins to collaborate with a journalist to start a union that protects women workers (all women, because they are considered more easily manageable and they are paid less than men).

Continua la lettura di “MADE IN BANGLADESH” BY RUBAIYAT HOSSAIN

“AZ ÚR HANGJA/HIS MASTER’S VOICE” DI GYÖRGY PÁLFI

Con His Master’s Voice l’ungherese György Pálfi, distintosi grazie al visionario Taxidermia, conferma la libera sperimentazione come imprescindibile approccio al mezzo cinematografico.

Il film, ispirato al romanzo La Voce del Padrone di Stanislaw Lem, racconta del viaggio intrapreso da Péter dall’Ungheria agli Stati Uniti alla ricerca del proprio padre, scienziato fuggito dall’Est Europa comunista abbandonando la famiglia negli anni della Guerra Fredda.

Continua la lettura di “AZ ÚR HANGJA/HIS MASTER’S VOICE” DI GYÖRGY PÁLFI

“ZGODOVINA LJUBEZNI/HISTORY OF LOVE” DI SONJA PROSENC

Nella staticità e nel silenzio irrompe sullo schermo un brusco e improvviso fragore: si tratta del corpo della protagonista, Iva, che si immerge, tuffandovisi, in un corso d’acqua. È questo uno dei frammenti iniziali di History of Love, pochi secondi in cui sono anticipati elementi significativi e ricorrenti all’interno del film.
Si tratta dell’opera seconda di Sonja Prosenc, regista slovena che ha attirato su di sé l’attenzione della critica tramite il precedente The Tree.

Continua la lettura di “ZGODOVINA LJUBEZNI/HISTORY OF LOVE” DI SONJA PROSENC

“LAND” BY BABAK JALALI

 

Article by: Annagiulia Zoccarato

Translation by: Emiliana Freiria

 

The contemporary history of Native Americans is sad and scarcely talked about, but the Torino Film Festival seems to hold those who tell it in high regard. After Avant les rues, competing in Torino 34, and the excellent Wind River by Taylor Sheridan, previewed last year, the next one is Land by the Iranian film director Babak Jalali, made with the support of Torino Film Lab.

Continua la lettura di “LAND” BY BABAK JALALI

“LAND” di BABAK JALALI

La storia contemporanea dei nativi americani è una storia triste di cui si parla poco, ma il Torino Film Festival sembra in un certo senso avere un occhio di riguardo per chi la racconta. Dopo Avants les rues in concorso a Torino 34 e l’ottimo Wind River di Taylor Sheridan presentato in anteprima lo scorso anno, adesso tocca a Land dell’iraniano Babak Jalali, realizzato con il sostegno di Torino Film Lab.

Continua la lettura di “LAND” di BABAK JALALI

“LA NUIT A DÉVORÉ LE MONDE” BY DOMINIQUE ROCHER

Article by: Gianluca Tana

Translation by: Gianmarco Caniglia

In 2018 the image of the zombie is so ubiquitous in our media that it partly lost both its critical strength and its ability to scare us. Cinema, television, comics and video games exploited the figure of the living dead so much that it has become difficult to create something new. Dominique Rocher gives it a try by relegating this figure to the sidelines of his horror story. Of course, zombies are abundant in his movie, but they seem to be just a pretext to isolate the protagonist, Sam (Anders Danielsen Lie), in a lonesome captivity inside a Parisian apartment. It is the solitude, in fact, the real co-protagonist of the film. Overwhelming and empty silences that freeze the heart will accompany the last human during the long months of his survival, forcing him to find new ways to fill time and more importantly to stay sane, because spending too much time alone all by ourselves, we are all destined to go crazy. Unable to distinguish between reality and hallucination, Sam becomes his worst enemy, adopting a series of increasingly self-destructive attitudes, always trying to find new ways to remember himself he is still alive and is different from the creatures that surround him.

Continua la lettura di “LA NUIT A DÉVORÉ LE MONDE” BY DOMINIQUE ROCHER

“LA NUIT A DÉVORÉ LE MONDE” DI DOMINIQUE ROCHER

Nel 2018 la figura dello zombie è così onnipresente nei nostri media da aver perso in parte sia la sua forza critica, sia la sua capacità di far paura. Cinema, televisione, fumetti e videogiochi hanno sfruttato talmente tanto l’immagine dei morti viventi che risulta difficile creare qualcosa di nuovo. Dominique Rocher ci prova relegando questa figura al margine della sua storia horror. Ovviamente nel suo film gli zombie sono presenti in grande quantità, ma sembrano soltanto un pretesto per isolare il protagonista Sam (Anders Danielsen Lie) in una prigionia solitaria all’interno di un appartamento parigino. Continua la lettura di “LA NUIT A DÉVORÉ LE MONDE” DI DOMINIQUE ROCHER

“Pop Aye” by Kirsten Tan

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Ottavia Isaia

Translation by: Emanuela Ismail

Pop Aye is an unusual road trip movie, with a disappointed architect of Bangkok and an elephant as main characters. Thana, who is going through a mid-life crisis due to working and relationship issues, recognizes the elephant Popeye, with which he grew up when he was a child, on the streets, and buys it in order to bring it back to his hometown. On the journey, the two of them meet some among the most different characters, whom make the protagonist think about some of the aspects of his life.

Continua la lettura di “Pop Aye” by Kirsten Tan

“Pop Aye” di Kirsten Tan

Pop Aye è un road trip movie atipico, che vede protagonisti un disilluso architetto di Bangkok ed un elefante. Thana, che sta attraversando una crisi di mezza età dovuta a problemi lavorativi e di coppia, riconosce per strada l’elefante Popeye con cui è cresciuto da bambino e lo acquista per riportarlo al villaggio natale. Durante il viaggio i due incontrano i personaggi più disparati, che fanno riflettere il protagonista su alcuni aspetti della propria vita.

Continua la lettura di “Pop Aye” di Kirsten Tan

“BARRAGE” by LAURA SCHROEDER

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Sofia Nadalini

Translation by: Laura Cocco

If you would like to watch the movie ”Barrage” without knowing that Lolita Chammah is Isabelle Huppert’s daughter, you would be surprised to see the resemblance between the two actresses. In the movie, as in the real life, they are mother and daughter.
Continua la lettura di “BARRAGE” by LAURA SCHROEDER

“Go Home” di Jihane Chouaib

Il film di Jihane Chouaib, presentato nella sezione del TorinoFilmLab, si apre con l’arrivo in Libano di Nada che trascina affannosamente una valigia. La sequenza conduce immediatamente lo spettatore in quella che sarà la location protagonista del film, ovvero la casa dei nonni. La dimora è stata saccheggiata dei beni ma non del proprio passato, e grazie a Nada torna a risuonare di ricordi. La casa è la trasposizione della protagonista, o meglio della sua mente: gli affreschi sono rovinati, ma in alcuni punti sul muro Nada riesce a ritrovare un disegno che la ritrae insieme al fratello. Continua la lettura di “Go Home” di Jihane Chouaib