Tutti gli articoli di Alessandra Sottini

“LUZ” DI FLORA LAU

I legami familiari sono tanto difficili da spezzare quanto da ricongiungere. Tuttavia, se la realtà che conosciamo non è sufficiente a colmare la distanza affettiva – causata da separazioni improvvise e inspiegate –, la realtà virtuale offre un controllo insperato nella ricerca della soluzione, trascendendo i confini dimensionali. «Reality is what you make of it» e LUZ, VR game che dà il titolo al film di Flora Lau, presentato fuori concorso alla 43ª edizione del Torino Film Festival, promette di farne esperienza.

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“AILLEURS LA NUIT” DI MARIANNE MÉTIVIER

In Ailleurs la nuit la presenza e l’assenza sono due facce della stessa medaglia: tra incertezze personali, incontri fugaci e legami sotterranei, le esistenze di sei personaggi riverberano l’una nell’altra. Se nell’opera di Luigi Pirandello il dramma di questa dicotomia scaturisce dalla sua rappresentazione paradossale, in Ailleurs la nuit a renderlo tangibile sono invece l’incomunicabilità e il silenzio.

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“MIND GAME” DI MASAAKI YUASA

Una storia (o un sogno) che non ha mai fine, perché non esiste limite al gioco della fantasia: una dimensione spirituale che ammette ogni possibilità, persino quella di riscrivere il proprio destino e vivere una fantastica avventura. Ma anche nel più bel sogno si insidiano storture nascoste e glitch. Con Mind Game, lungometraggio di animazione sperimentale, Masaaki Yuasa offre allo spettatore uno spettacolare viaggio verso infinte possibilità. Un futuro, astratto e metaforico a livello tematico, ma concreto sul piano della sperimentazione del linguaggio cinematografico. Tutto ciò reso con un’estetica animata selvaggia e disomogenea, punto di forza attrattivo del film.

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“THE PEOPLE’S JOKER” DI VERA DREW

Come realizzare un’opera di formazione e autoconsapevolezza che guardi al proprio passato, senza però scomodare Lacan o Freud? La risposta la offre la regista Vera Drew, unendo nostalgia e passione kitsch per l’universo DC Comics in tutte le sue declinazioni. Questi elementi danno vita a The People’s Joker: un coming of age queer e metariflessivo che decostruisce le consuetudinarie argomentazioni sulle tematiche di gender. Al tempo stesso, un racconto autobiografico che si sposta tra passato e presente in maniera ironica e smaccatamente personale.

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LA CONFERENZA STAMPA DEL 43° TORINO FILM FESTIVAL (21-29 NOVEMBRE 2025)

Il 7 novembre a Roma, presso l’elegante sede dell’Acquario romano, si è svolta la conferenza stampa di presentazione della 43ª edizione del Torino Film Festival. Quest’anno l’evento si veste del volto e degli occhi magnetici di Paul Newman, come si evince dal manifesto: una foto scattata nel 1981 da Eva Sereny, che cattura il celebre divo durante le riprese di Diritto di cronaca (Absence of Malice). Ed è superfluo aggiungere che si tratta di uno dei ventiquattro film dell’omaggio del Festival all’attore.

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“TOMORROW I’LL WAKE UP AND SCALD MYSELF WITH TEA” DI JINDŘICH POLÁK

Un giorno ti svegli, ti scotti la mano con il te bollente e decidi tuo malgrado di diventare un uomo d’azione, di abbattere il guscio di indolenza che ha segnato la tua monotona quotidianità e vestire i panni tanto agognati di un altro – meglio ancora se di tuo fratello gemello – e tornare indietro nel tempo per sventare il tentativo – maldestro ma pericoloso – di salvare il Terzo Reich dalla disfatta. Un equivoco dopo l’altro scatena il cortocircuito di situazioni tragicomiche che coinvolgeranno il protagonista e i comprimari di Tomorrow I’ll Wake Up and Scald Myself with Tea, non trascurando di evidenziare, diegeticamente e attraverso metafore simboliche, una marcata critica sociale al consumismo sfrenato e massificato.

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“NEW GROUP” DI YUTA SHIMOTSU

Se sei cerchio non puoi nascere quadrato (o triangolo); ma puoi provare a cambiare e a pensare con la tua testa. In New Group, il regista Yuta Shimotsu mostra giovani liceali ligi al dovere, chiamati a reattività e performatività ad alti standard; ragazze e ragazzi che devono obbedire a regole prescritte e imposte dagli adulti, che sanno meglio e prima di loro come inserirsi nella società. Infatti, far parte di un gruppo è altamente necessario per non sentirsi esclusi e fuori dal coro. In New Group l’orrore, tuttavia, non si avvale dei facili cliché caratteristici del genere di riferimento. Sono i sottili confini che permeano la normale ordinarietà a rendere inquietante e brutale un sistema gerarchico soffocante e disfunzionale, nella sua messa in opera estrema.

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“LONELY SEVENTEEN” DI PAI CHING-JUI

Con Lonely Seventeen, nel 1967 Pai Ching-jui realizzava un’opera manifesto: un affresco dell’adolescenza e delle sue problematiche, all’interno di un contesto culturale e sociale problematico per via della censura e del controllo statale. A oltre cinquant’anni di distanza, Lonely Seventeen – un titolo di per sé evocativo — offre ancora un racconto fortemente attuale nel ridestare sentimenti e sensazioni assopiti da tempo.

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“CELLS AT WORK!” DI TAKEUCHI HIDEKI

L’unione fa la forza: tutti devono contribuire secondo le loro possibilità e al loro meglio. Questo è il messaggio edificante che Takeuchi Hideki trasmette con Cells at Work!, trasposizione in live-action dell’omonimo manga (e poi anime) ideato dall’estro creativo della mangaka Akane Shimizu. Una storia che celebra le prodezze, date troppe volte per scontate, che il corpo umano è in grado di realizzare.

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“THE SILENCE OF LIFE” DI NINA BLAŽIN

In un giorno come tanti, Manca Košir spiega alla sua famiglia il segreto dell’incantevole fiore del ciliegio: la sua bellezza cattura l’osservatore, ma la sua fragilità e lo scorrere del tempo fanno svanire velocemente quell’istante di meraviglia. L’eternità dell’essere, dunque, è conchiusa nell’attività celebrativa della vita, giorno dopo giorno. La regista slovena Nina Blažin, che ha vissuto in prima persona la perdita di una persona amata, si sente vicina alla personalità gioiosa e combattiva della protagonista di The Silence of Life, girato tra il 2019 e il 2023.

Un gioco di opposizioni, o un ossimoro lirico, sembra suggerire il titolo del film in concorso nella sezione documentari internazionali della 42ª edizione del Torino Film Festival. The Silence of Life sembra dirci che il silenzio non è sempre l’unica arma a disposizione contro l’inevitabilità della morte: colpita da un cancro alla gola, Manca contrasta questo destino avverso con specifici esercizi di pronuncia.

The Silence of Life (2024) di Nina Blažin

La macchina da presa indaga e osserva questa donna tanto tenace quanto più consapevole della sua condizione. Tuttavia, lo sguardo documentario non è “raffreddato” dalle consuete tecniche di pedinamento e di avvicinamento perché è Manca stessa a far vivere allo spettatore la propria storia: nonostante il peso opprimente del tempo che scorre, è lei ad abitare lo spazio con i gesti e le parole e a colorare l’ambiente con i suoi vestiti (predominano il rosso, il giallo e il rosa).

«La morte fa parte della nostra esistenza e dobbiamo prenderla come tale». Questa è dunque la traccia indelebile lasciata da Manca Košir.

Alessandra Sottini

“MY BEST, YOUR LEAST” DI KIM HYUN-JUNG

Gli adulti sono figure preziose: accompagnano il percorso di crescita e maturità, delimitando con regole e imposizioni talvolta necessarie lo spazio e il microcosmo dei giovani. Tuttavia in My Best, Your Least, genitori e insegnanti si mostrano fin troppo algidi e sordi davanti a coloro che considerano “adulti” in miniatura.

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“DUINO” DI JUAN PABLO DI PACE E ANDRÉS PEPE ESTRADA

Identità (sessuale) e amore. Quando questi piani dell’esperienza emozionale e soggettiva si intrecciano durante l’età adolescenziale, inevitabilmente tutto si amplifica e diventa confuso. E con la presa di coscienza della maturità, o si viene a patti con se stessi oppure si permane in un limbo.

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