The sea, a mound of earth and some buildings are the opening images of Anulloje Ligjin, a documentary that talks about the mysterious reality of a country which has been isolated from the rest of the European continent for 40 years. Albania, in this film, is shown in all its desolation and inconsistencies, but also in its profound creative energy and resistance.
Il mare, un cumulo di terra e alcuni edifici sono le immagini di apertura di Anulloje Ligjin, un documentario che tocca con i guanti la realtà misteriosa di un paese che per quarant’anni è stato isolato dal resto del continente europeo. L’Albania, nel film di Fabrizio Bellomo, viene mostrata in tutta la sua desolazione, le sue incongruenze, ma anche la sua profonda e tribale energia creativa e di resistenza.
Is one hour enough to re-discuss the complex issues of work and technology in the contemporary world? Obviously the answer is no, but Fabrizio Bellomo is capable of taking advantage of this time, even if short, to propose a huge amount of suggestions and questions, just as he normally does with his peculiar art works. It is an experimental film, in which an exorbitant number of images taken directly from real life is represented on the screen: from Facebook scrolls to Power Point presentations to municipal council recordings and television broadcasts. But Film proposes a clear way through the contradictions of progress, leaving us the questions: has technology made us less slaves than work? Does it allow us to be more masters of our tools? Or will we continue to live forever subject to objects and to the power they have to give us sustenance and dignity? What does dignity mean for a man/worker?
Basta un’ora per ridiscutere i complessi temi della tecnologia e del lavoro nel mondo contemporaneo? Certamente no, ma l’artista Fabrizio Bellomo riesce a usare un tempo così limitato per proporre una enorme quantità di suggestioni e domande, proprio come normalmente fa con le sue peculiari opere d’arte. Ci troviamo di fronte a un film sperimentale, in cui entrano nello schermo un numero esorbitante di immagini prese direttamente dalla vita vera, dagli scroll di Facebook alle presentazioni in Power Point fino alle registrazioni di consigli comunali e trasmissioni televisive. Ma Film propone un percorso chiaro attraverso le contraddizioni del progresso, lasciando a noi le domande: la tecnologia ci ha reso meno schiavi del lavoro? Ci permette di essere maggiormente padroni dei nostri strumenti? O continueremo per sempre a vivere sottomessi agli oggetti e al potere che questi hanno di darci sostentamento e dignità? Cosa vuol dire dignità per un uomo/lavoratore?