“The figure of the shaman arose in primitive societies to solve basic problems for the survival of societies. He tends to assume the behavior of an ecstatic character, acting as a bridge between spiritual and earthly energies, a channel for the divine will and for the forces of nature that he makes available to humanity through love and understanding”. This is an academic description of the shaman, the leading figure in City of Wind (2023), the feature debut by Mongolian director Lkhagvadulam Purev-Ochir, which was presented in the Horizons section of the 80th Venice Film Festival.
“La figura dello sciamano nasce nelle società primitive per risolvere problematiche di base per la sopravvivenza delle società. Egli tende ad assumere un comportamento di carattere estatico, ponte fra le energie spirituali e quelle terrene, canale della volontà divina e delle forze della natura che mette a disposizione dell’umanità attraverso l’amore e la comprensione”. Questa una descrizione accademica dello sciamano, figura protagonista di City of Wind (2023), opera prima della regista mongola Lkhagvadulam Purev-Ochir, presentato nella Sezione Orizzonti dell’80a Mostra del Cinema di Venezia.
While there are numerous accounts of the painful devastation caused by wars, genocides and natural disasters, less focus is given to the actions that capture the essential human effort towards rebirth and self-reconstruction.
Se le testimonianze delle dolorose devastazioni causate da guerre, genocidi e catastrofi naturali sono numerose, meno spazio viene invece dedicato alle azioni che documentano la vitale spinta umana verso la rinascita e la ricostruzione del sé.
Asleep on the grass, a man and a woman are awakened by the sound of screeching metallic noises. The man climbs a slight hill, driven by curiosity to see what lies beyond. On the other side, the world of technology: towering electric pylons and industrial plants dominate the view. The opening sequence of Terra Incognita(‘Unknown Land’) serves as a metaphor for the film itself, which explores the themes of energy supply and humanity’s survival on Earth through two opposing perspectives.
Addormentati sull’erba, un uomo e una donna vengono risvegliati da suoni metallici stridenti. L’uomo sale su una lieve altura, spinto dalla curiosità di vedere oltre. Dall’altra parte, il mondo della tecnologia: tralicci elettrici e impianti industriali si ergono ingombranti alla vista. La sequenza di apertura di Terra incognita è metafora del film stesso, che, attraverso due prospettive opposte, tratta il tema dell’approvvigionamento energetico e della sopravvivenza dell’uomo sulla terra.
In Milan’s Labanof, the Laboratory of Forensic Anthropology and Odontology at the University of Milan, Professor Cristina Cattaneo takes care of bodies without identities, which she calls “pure strangers.” These same bodies give their name to Valentina Cicogna and Mattia Colombo’s documentary: Sconosciuti puri (“Pure strangers”), which is dedicated to the struggles of forensic anthropologist’s work.
Nel Labanof di Milano, il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi, la professoressa Cristina Cattaneo si prende cura dei cadaveri senza identità, che lei stessa chiama “sconosciuti puri”. Sono questi stessi cadaveri a dare il nome al documentario di Valentina Cicogna e Mattia Colombo, Sconosciuti puri dedicato alle battaglie lavorative dell’antropologa forense.