In the opening lines of Swann’s Way (or The Way by Swann’s), Marcel Proust remembers how, as a child, he loved watching the images projected by the magic lantern: out-and-out apparitions that told stories, like a wavering and ephemeral glass wall. On a foggy hilltop near the border with Iran, the silhouettes of a man and a boy on horseback stand out: the young boy is checking a laptop screen, trying to connect to the internet to purchase the necessary equipment to revive an old analog projector, unearthed by a former projectionist from the USSR. However, the essential element needed to make the magic lantern work is missing: the light, provided by a simple yet elusive lightbulb.
Nell’incipit della Strada di Swann, Marcel Proust ricorda come da piccolo amasse osservare le immagini proiettate dalla lanterna magica: vere e proprie apparizioni che raccontavano leggende, come in una vetrata vacillante e passeggera. Su un’altura avvolta nella nebbia al confine con l’Iran, si distinguono le silhouettes di un uomo e un ragazzo a cavallo: il giovane controlla lo schermo di un computer portatile, nel tentativo di connettersi alla rete internet e acquistare l’occorrente per riportare in vita un vecchio proiettore analogico, rispolverato da un ex proiezionista dell’URSS. Manca però l’elemento imprescindibile per far funzionare la lanterna magica: la luce, data da una semplice eppure introvabile lampadina.