Archivi tag: TFF

“Folle d’amore: Alda Merini” di Roberto Faenza

Non matta, ma piena di un’incompresa vitalità. Alda Merini, la donna che fece della poesia oggetto di amore e ossessione, tormento e follia, è la protagonista di Folle d’amore: Alda Merini, presentato fuori concorso alla 41° edizione del TFF. Il ritratto della poetessa e della donna dà voce a una figura che, più di tante altre, urla alle nuove generazioni la necessità e l’urgenza di esprimersi, a cui non ha mai rinunciato, nemmeno negli anni del manicomio. 

Continua la lettura di “Folle d’amore: Alda Merini” di Roberto Faenza

“DO NOT EXPECT TOO MUCH FROM THE END OF THE WORLD” DI RADU JUDE

Tra le molte strade che percorrono il territorio rumeno, una in particolare gode di una certa popolarità: è la Transfăgărășan, anche nota come “la follia di Ceaușescu”, 60 miglia che si snodano attraverso le vette più scoscese della Romania. Il sinistro appellativo con cui viene ricordata, in palese contraddizione rispetto ai panorami mozzafiato che attraversa, risale ai tempi della sua edificazione e vuole essere un ricordo degli operai morti per il completamento del folle progetto. Ma la Transfăgărășan è solo una delle tante. Rispetto alle altre opere di ingegneria civile cadute nel dimenticatoio, ha la fortuna di avere dalla propria la bellezza, e quella si sa, piace a tutti, vende sempre bene.

Continua la lettura di “DO NOT EXPECT TOO MUCH FROM THE END OF THE WORLD” DI RADU JUDE

“WHITE PLASTIC SKY” DI TIBOR BÁNÓCZKI E SAROLTA SZABÓ

Il mondo tra cento anni. Nella Budapest del 2123 le persone sono costrette a donare il proprio corpo per il bene comune. La crisi ambientale ha infatti devastato il pianeta, ormai ridotto a una distesa arida su cui non cresce più nulla. Per questo motivo viene progettato un seme che, una volta impiantato, può trasformare l’essere umano in albero. Per la sopravvivenza dell’umanità, chiunque compia cinquant’anni deve subire questo processo.

Continua la lettura di “WHITE PLASTIC SKY” DI TIBOR BÁNÓCZKI E SAROLTA SZABÓ

“GIRASOLI” di Catrinel Marlon

Nella sezione “La prima volta” del Torino Film Festival è stato presentato l’esordio alla regia della madrina della manifestazione Catrinel Marlon, attrice ed ex modella di origine romena. Il film, Girasoli, di cui è anche co-sceneggiatrice, nasce da una sua intima necessità, dalla volontà di portare sullo schermo una tematica a lei vicina: la malattia mentale.

Leggi tutto: “GIRASOLI” di Catrinel Marlon

Negli anni Sessanta i manicomi esistono ancora: sono luoghi grigi e cupi, le cui pareti trasudano dolore mentale e fisico a causa delle pene corporali, delle “cure” e delle misere condizioni di vita. Sono luoghi in cui si viene rinchiusi e dimenticati per sempre oppure, prima o poi, rigettati nella società. Lucia (Gaia Girace) è una quindicenne schizofrenica, ricoverata da diversi anni presso l’ospedale psichiatrico Santa Teresa di Lisieux, ma non ancora completamente schiacciata dalla vita e dalle terapie. Anna (Mariarosaria Mingione), orfana cresciuta in convento e appena maggiorenne, viene trasferita all’ospedale psichiatrico per diventare infermiera. Una volta giunta nel manicomio deve scegliere da che parte stare: seguire la dottoressa Marie D’amico (Monica Guerritore), donna all’avanguardia nello sperimentare nuove terapie ispirate alle teorie di Franco Basaglia, o conformarsi a quell’ambiente all’epoca prettamente maschile e di vedute ristrette, che crede solo nelle pillole e nell’elettroshock. Dalla scelta di Anna dipenderà il futuro di Lucia e la sua possibilità di salvarsi.


Catrinel Marlon riesce ad affrontare con sguardo autentico una tematica complessa e delicata, ispirata a una storia realmente accaduta. Il racconto è crudo, ma la regista non si sofferma sugli aspetti più degradanti della vita manicomiale, evitando di cadere in una patetica spettacolarizzazione della sofferenza, della reclusione e del dolore. Una narrazione incisiva e puntuale, arricchita da un altro tema centrale di Girasoli: l’amore, il potentissimo mezzo che permette di evadere – anche quotidianamente – da quelle mura soffocanti.

Carlotta Pegollo

articolo pubblicato su “la Repubblica” il 26 novembre 2023

“LE RÈGNE ANIMAL” DI THOMAS CAILLEY

In un presente alternativo, parte della popolazione è colpita da una mutazione che trasforma le persone in creature ibride, in uomini-animali. Non si conoscono le cause né le ragioni. Si sa solo che le vittime di questa malattia possono mettere a rischio l’ordine e la sicurezza pubblica e che, quindi, devono essere controllate, rinchiuse in riserve appositamente costruite, separate dalla società civile. 

Il regista francese Thomas Cailley in Le règne animal, presentato nella sezione Crazies, ci racconta la creazione di un mondo in cui stanno cambiando le frontiere tra ciò che è umano e ciò che è animale. Un cambiamento vissuto dagli intimi punti di vista di un padre (Romain Duris) e di un figlio Émile (Paul Kircher), entrambi affranti per la scomparsa della moglie (e madre), mutata in una di queste creature. Il film mostra l’accettazione di una realtà tanto brutale quanto rappresentativa di un orizzonte in cui l’uomo è chiamato a stabilire un rapporto di convivenza pacifica con gli altri esseri viventi.

Le règne animal è anche il racconto della crescita di Émile e del suo assecondare un destino di trasformazione – un coming of age atipico, accompagnato dai picareschi brani del musicista torinese Andrea Laszlo De Simone. Émile corre tra gli alberi della foresta in cui trascorre le giornate, caccia, nuota nella palude, e urla a pieni polmoni quel grido di libertà che è espressione della natura stessa che cerca di sopravvivere alla dominazione dell’uomo. Il ragazzo ribalta l’immagine che la cosiddetta società civilizzata crea attorno alle creature ibride, facendosi esempio di come la metamorfosi in animale non sia brutalizzazione di sé, ma liberazione dalle leggi distruttive del sistema. Così, Émile, accettando se stesso come parte del règne animal, riflette e comunica nuove prospettive sull’emergenza ecologica. Nuovi modi – resistenti alle dinamiche di potere e di controllo sulla natura – di re-immaginare il rapporto con l’ecosistema.

Federico Lionetti

Articolo pubblicato su “la Repubblica” il 3 dicembre 2023

“MUMMOLA” DI TIA KOUVO

Il termine “mummola” in finlandese si riferisce alla casa della nonna, ma non si limita a indicare il mero luogo fisico. “Mummola” è la meta delle vacanze natalizie per tutta la famiglia, è un insieme di odori e sapori, un luogo sicuro e accogliente il cui ricordo provoca sempre una gradevole nostalgia, anche quando la famiglia non è proprio perfetta e unita. I ricordi della regista Tia Kouvo – che sceglie la sua città natale come location – prendono vita nel suo film d’esordio, sviluppato con il supporto del TorinoFilmLab e presentato alla 41° edizione del Torino Film Festival.  

Continua la lettura di “MUMMOLA” DI TIA KOUVO

“NOTRE CORPS” DI CLAIRE SIMON

All’inizio c’è un’ombra: è quella di Claire Simon, la regista di Notre corps, presentato nel Concorso documentari internazionali al 41° Torino Film Festival. Riprende il contorno di se stessa e della macchina da presa che si delinea sulla strada prima di entrare – come dice la sua voce – nel racconto di «un valzer folle di destini, dall’inizio alla fine». Torna alla mente la scena in cui un’altra grande regista francese, Agnès Varda, che inquadra le sue mani mentre commenta come il corpo cambi nel tempo in La vita è un raccolto (2000). In entrambi i casi non c’è programmaticità nello sguardo della macchina quanto piuttosto il punto di vista soggettivo e personale di due donne che trasformano ogni inquadratura in un’umana riflessione sulla vita e sul suo essere determinata dalla fine.

Simon inizia da un incontro, quello con la produttrice Kristina Larsen che le dà lo spunto per un documentario. Eccola quindi entrare nel reparto di ginecologia di un ospedale pubblico parigino per raccontare, guardando al cinema di Frederick Wiseman, un microcosmo composito nel quale ogni tassello è una patologia diversa. Le singole esperienze private sono allineate nella narrazione in modo da rivendicarne anche la dimensione pubblica. Lo mostrano due scene che si susseguono: prima alcune manifestanti denunciano la brutalità delle visite mediche che hanno dovuto subire e rivendicano il diritto di scelta sul proprio corpo. Subito dopo, di nuovo dentro l’ospedale, una signora guarda in macchina mentre la preparano per un’operazione sottolineando il suo amore per il cinema e quanto il lavoro della regista sia importante perché bisogna prima di tutto informare. Ed è Claire Simon stessa a testimoniarlo: quando scopre di avere il cancro durante le riprese dice infatti al suo medico che l’avrebbe presa molto peggio se non fosse stata nel pieno della realizzazione di questo film, che proprio sul ruolo del corpo come attore dell’esistenza riflette.

Valentina Testa.

articolo pubblicato su “la Repubblica” il 27 novembre 2023.

“VISITORS – COMPLETE EDITION” DI KEN’ICHI UGANA

I mostri non muoiono mai, così come i film gore che vengono sventrati, trucidati e spappolati, ricuciti e sfruttati infinite volte, senza poter mai esalare l’ultimo respiro. Qualche volta i pezzi che restano vengono rappezzati, e ci si aggiunge dentro altro. Forse con la pretesa di rendere tutto più consistente, o probabilmente per trovare nuove soluzioni narrative che, in fondo, sono sempre le stesse. Improvvisamente, ad esempio, ci si può ritrovare davanti a uno zombie che serve il tè: le immagini oscene divengono puro divertissment, per trasformarsi poi in una serie di feticci che vivono indisturbati. Questo è il motivo per cui autori come Ken’ichi Ugana fanno e scrivono ancora – in maniera non scontata e intelligente –film horror. Ed è anche il motivo per cui film come Visitors – Complete Edition, o il suo predecessore Extraneous Matter – Complete Edition, popolano ancora le sale dei festival cinematografici internazionali.

Continua la lettura di “VISITORS – COMPLETE EDITION” DI KEN’ICHI UGANA

“EX-HUSBANDS” BY NOAH PRITZKER

Article by Pietro Torchia

Translation by Alessia Licari

In this edition of the Turin Film Festival, characterized by a surreal, sci-fi and horror atmosphere and a need to escape reality, “Ex-Husbands” – presented out of competition – is a film that instead focuses on the real world.

Continua la lettura di “EX-HUSBANDS” BY NOAH PRITZKER

“EX-HUSBANDS” DI NOAH PRITZKER

In un’edizione del Torino Film Festival all’insegna di atmosfere surreali, fantascientifiche e horror, che condividono la ricerca di una fuga dalla realtà, Ex-Husbands – presentato fuori concorso – in quella realtà ci si rifugia.

Continua la lettura di “EX-HUSBANDS” DI NOAH PRITZKER

“NUCLEAR NOW” by OLIVER STONE

Article by Angela Borraccio

Translated by Fabio Castagno

The last important guest of the 41st edition of Torino Film Festival is the American director Oliver Stone, who will be awarded with Premio Stella della Mole. He will hold a masterclass and present his latest documentary Nuclear Now, which leads the audience to reflect about the contradictions and paradoxes of humankind in his typically blunt and direct style. The film takes its inspiration from the arguments of the book A Bright Future: How Some Countries Have Solved Climate Change and the Rest Can Follow by Joshua S. Goldstein, a leading expert on international relations, war and society, energy and climate change. The authors’ obvious intentions are to explain that nuclear energy can be a solution to climate change and the challenges putting a strain on human survival on the planet.

Continua la lettura di “NUCLEAR NOW” by OLIVER STONE

“NUCLEAR NOW” di OLIVER STONE

L’ultimo importante ospite della 41 ͣ edizione del Torino Film Festival è il regista americano Oliver Stone, al quale sarà conferito il Premio Stella della Mole. Il regista terrà una mastercless e presenterà il suo ultimo documentario Nuclear Now che, in linea con il suo stile schietto e diretto, porta il pubblico a ragionare sulle contraddizioni e i paradossi del genere umano. Il film prende il via  dalle argomentazioni contenute in A Bright Future: How Some Countries Have Solved Climate Change and the Rest Can Follow, libro di Joshua S. Goldstein, uno dei massimi esperti di relazioni internazionali, guerra e società, di energia e cambiamento climatico. Le evidenti intenzioni degli autori sono di spiegare che l’energia nucleare può essere una soluzione al cambiamento climatico e alle sfide che stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza dell’essere umano sul pianeta.

Continua la lettura di “NUCLEAR NOW” di OLIVER STONE

“ROMA BLUES” BY GIANLUCA MANZETTI

Article by Sara Longo


Translation by Lara Martelozzo

In the oneiric world of Al (Francesco Gheghi), the single most important thing is to make his bed every morning. This is because accomplishing the first task of the day will motivate him to achieve subsequent goals. Inspired by what Admiral McRaven said in his famous speech, Al adds that it is in a properly tucked-in bed that good dreams are born. Too bad there are no blankets to tuck into in the hot, suffocating Rome where he lives.

Continua la lettura di “ROMA BLUES” BY GIANLUCA MANZETTI

“ROMA BLUES” DI GIANLUCA MANZETTI

Nell’onirico mondo di Al (Francesco Gheghi), la cosa più importante è farsi il letto ogni mattina. Questo perché realizzare il primo compito della giornata lo motiverà a raggiungere gli obiettivi successivi. Prendendo spunto da quanto disse l’Ammiraglio McRaven nel suo celebre discorso, Al aggiunge che è in un letto ben fatto che nascono bei sogni. Peccato che non ci siano coperte da rimboccare nella calda e asfissiante Roma in cui vive.

Continua la lettura di “ROMA BLUES” DI GIANLUCA MANZETTI

 “ANULLOJE LIGJIN” BY FABRIZIO BELLOMO

Article by Asia Lupo

Translation by Rebecca Lorusso

The sea, a mound of earth and some buildings are the opening images of Anulloje Ligjin, a documentary that talks about the mysterious reality of a country which has been isolated from the rest of the European continent for 40 years. Albania, in this film, is shown in all its desolation and inconsistencies, but also in its profound creative energy and resistance.

Continua la lettura di  “ANULLOJE LIGJIN” BY FABRIZIO BELLOMO

 “ANULLOJE LIGJIN” DI FABRIZIO BELLOMO

Il mare, un cumulo di terra e alcuni edifici sono le immagini di apertura di Anulloje Ligjin, un documentario che tocca con i guanti la realtà misteriosa di un paese che per quarant’anni è stato isolato dal resto del continente europeo.  L’Albania, nel film di Fabrizio Bellomo, viene mostrata in tutta la sua desolazione, le sue incongruenze, ma anche la sua profonda  e tribale energia creativa e di resistenza.

Continua la lettura di  “ANULLOJE LIGJIN” DI FABRIZIO BELLOMO

“BIRTH” BY YOO JI-YOUNG

Article by Davide Gravina

Translation by Sebastiano Liso

After the credits of Birth, which was screened in competition at the 41st Torino Film Festival, the clatter of computer keys cannot halt. Jay (Han Hae-in) is a promising young, talented writer, undoubtedly ambitious, not fearful at all and encouraged by the career path she decided to pursue. She cannot and does not know how to do anything else. Jay’s partner Geonwoo (Lee Han-ju) is an English teacher at a private institute who seems content to live in his girlfriend’s shadow, helping her as best he can and giving up his own individual happiness. An uneven love story, only seemingly stable, but, in fact, deeply unhealthy. Their balance is challenged when she discovers she is pregnant, despite the continued use of contraceptives.

Continua la lettura di “BIRTH” BY YOO JI-YOUNG

“BIRTH” DI YOO JI-YOUNG

Scorrono i titoli di coda di Birth – presentato in concorso alla 41° edizione del TFF – e il rumore dei tasti del computer non smettono di fare rumore, non conoscono attimi di pausa. Jay (Han Hae-in) è una scrittrice giovane e promettente, ricca di talento, indubbiamente ambiziosa, per nulla timorosa e anzi stimolata dalla carriera che ha deciso di intraprendere. Non può e non sa fare altro. Accanto a lei, il compagno Geonwoo (Lee Han-ju), insegnante di inglese in un istituto privato, sembra accontentarsi di vivere all’ombra della sua fidanzata, aiutandola come meglio può e rinunciando alla sua felicità individuale. Una storia d’amore impari dunque, il cui equilibrio, solo apparentemente stabile, in realtà profondamente malsano, viene messo in discussione nel momento esatto in cui lei scopre di essere incinta, nonostante l’attenzione riposta nell’utilizzo di contraccettivi.

Continua la lettura di “BIRTH” DI YOO JI-YOUNG

“LA PALISIADA” BY PHILIP SOTNYCHENKO

Article by Francesco Ghio

Translation by Giorgia Legrottaglie

History is always written by the winners, by those who come first, those who wear the medal and have their faces portrayed on the front pages of newspapers. At the same time, the voice of the defeated fades and melts like snow under the rays of noon, so adept at melting those strong words. La Palisiada comes as a courageous attempt to restore the other face of truth, the one written by the losers, trampled by the news, annoying to those who wield power. The problem, however, remains the same: at some point, you have to deal with reality.

Continua la lettura di “LA PALISIADA” BY PHILIP SOTNYCHENKO

“LA PALISIADA” DI PHILIP SOTNYCHENKO

La storia è sempre scritta dai vincitori, da chi arriva primo, da chi ha la medaglia al collo e il volto ritratto sulle prime pagine dei giornali. La voce dello sconfitto al contempo sfuma, si scioglie come neve sotto i raggi del mezzogiorno, così abili a sciogliere quelle parole prima tanto robuste. La Palisiada si presenta come il coraggioso tentativo di restituire l’altro volto della verità, quello scritto dai perdenti, calpestato dai notiziari, fastidioso per coloro che esercitano il potere. Il problema, però, resta sempre lo stesso. Ad un certo punto bisogna fare i conti con la realtà.

Continua la lettura di “LA PALISIADA” DI PHILIP SOTNYCHENKO