Archivi categoria: Conferenze Stampa

Press conference: Gabriele Salvatores and his Cinque Pezzi Facili

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Giorgia Bertino

Translation by: Chiara Mutti, Giulia Epiro

Last but not least in the busy morning is the press conference with Gabriele Salvatores, guest director for the 34th edition of the TFF. He was inevitably asked about the Cinque Pezzi Facili, naming five films he chose to include in one of the sections of this year’s festival. His favorite feature, says the director, is undoubtedly Jules et Jim, both emotional and delicately evocative and also the loyal keeper of a young Salvatores’ memory, who from ordinary viewer became an aware cinéphile.

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CONFERENZA STAMPA DI APERTURA DEL 34° TFF

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Antonella Parigi, Francesca Leon, Emanuela Martini, Paolo Damilano

C’è una carovana di colori che ogni anno arriva in città e ne festeggia l’istituzione regina (il cinema) invitando dal più piccolo sognatore al più dotto dei suoi critici. Il Torino Film Festival sfoggia per la sua 34esima edizione un perturbante abito viola come il punk e nero come un horror. Continua la lettura di CONFERENZA STAMPA DI APERTURA DEL 34° TFF

“Sadie” di Craig Goodwill – Conferenza stampa

Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa con il cast di Sadie. Sono presenti il regista Craig Goodwill, le attrici Marta Gastini e Analeigh Tipton e gli attori Jacob Cedegren e Simon Fawcett, e Paolo Manera, direttore della Film Commission Torino Piemonte, che ha subito ringraziato pubblicamente l’intera troupe per il legame di reciproco supporto che si è creato durante le riprese.

Per la FCTP il film Sadie di Craig Goodwill rappresenta la possibilità di valorizzare il territorio e i beni artistico-culturali della città di Torino e dintorni. Inoltre, afferma Paolo Manera, “questa collaborazione ha reso possibile la produzione di un film emergente per il cinema internazionale” .

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Presentazione di TFF34 al DAMS

15 novembre. Palazzo Nuovo, Aula 33. Ore 09:00

Puntuale si ripresenta la stretta collaborazione tra il TFF e il Dams di Torino. Oggi l’ospite d’eccezione Emanuela Martini, direttrice della kermesse torinese, ha presentato il programma agli studenti, calcando la cattedra universitaria insieme al prof. Alonge durante la lezione di Storia del Cinema.

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Trent’anni di Incubi. Dylan Dog in mostra a Torino

Era il lontano 26 settembre 1986 quando nelle edicole faceva la sua comparsa un albo che avrebbe fatto storia. Dylan Dog il nome e Tiziano Sclavi, persona schiva ed eccentrica, il creatore. Si presentava come un fumetto horror, ma definirlo così sarebbe riduttivo, perché gli albi pescavano a piene mani da tradizioni e generi diversi e, in alcuni casi, sembrava di leggere trasposizioni su carta del miglior Ai confini della Realtà. A distanza di trent’anni, il Sottodiciotto Film Festival ha deciso di rendere omaggio all’iconico indagatore dell’incubo con una mostra alla Pinacoteca Albertina di Torino dal 18 novembre al 13 dicembre.

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Serata d’apertura 2016

 

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Fabrizio Dividi, Vincenzo Greco e Marta Evangelisti, registi di “Venanzio Revolt: i miei primi 80 anni di cinema”

Mercoledì 9 marzo 2016 prende il via la quindicesima edizione del PiemonteMovie gLocal Festival, con in apertura Venanzio Revolt: i miei primi 80 anni di cinema, un documentario diretto da Fabrizio Dividi, Marta Evangelisti, Vincenzo Greco e dedicato a Lorenzo Ventavoli, una figura di spicco nel panorama cinematografico italiano, purtroppo assente in sala per motivi di salute.  Al suo posto il figlio Bruno ringrazia per il lavoro svolto. L’influenza non  ha precluso a Lorenzo Ventavoli le vie telematiche. Infatti, in una telefonata in vivavoce ricorda all’amico Steve Della Casa: ” Qualche volta, oltre che dei Sottodiciotto, preoccupiamoci anche dei ‘Sovraottanta’”.

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“Sunset Song” di Terence Davies – Conferenza stampa

Si è tenuta venerdì mattina la Conferenza Stampa di Sunset Song con la partecipazione del regista e sceneggiatore Terence Davies. Tratto dal romanzo Canto del tramonto (1932) di Lewis Grassic Gibbon, il film è ambientato nell’immensa e gialla campagna scozzese, dove una donna giovane, bella e intelligente, Chris Guthrie, cresce in una numerosa famiglia con un padre violento e una madre sottomessa.

Il regista racconta come si è innamorato di questa storia: nel 1971 rimase affascinato vedendo in televisione per sei domeniche gli episodi di uno sceneggiato televisivo tratto dallo stesso romanzo; poi acquistò il libro e ne rimase completamente rapito tanto da decidere di farne un film. E solo dopo 18 anni, il film è stato finalmente realizzato.

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Conferenza stampa di chiusura del TFF 2015

Si è svolta oggi la conferenza stampa di chiusura della 33° edizione del Festival, condotta dalla direttrice Emanuela Martini, con interventi di Paolo Damilano e Alberto Barbera.

Damilano si dice molto soddisfatto dell’edizione appena conclusa perché è stata coinvolta tutta la città confermando quindi il fatto che il TFF è un festival metropolitano. Stupefacente l’affluenza degli spettatori nelle sale che cresce di anno in anno, nonostante il Festival abbia luogo nel mese di Novembre, già carico di numerosi eventi. Ora l’obiettivo è quello che il Festival diventi di importanza internazionale.

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“Terrore nello spazio” di Mario Bava – Conferenza stampa

Nicolas Winding Refn e Fulvio Lucisano si presentano nell’affollatissima sala conferenze in pompa magna; ad affiancare il giovane e allampanato regista danese e lo storico produttore italiano ci sono due ragazzi con indosso i costumi originali del film, quelli degli astronauti che, ci rivela Lucisano, non erano “poi così buoni” a detta di Mario Bava, il quale per questo motivo volle che le loro tute richiamassero le divise naziste.

Mario Bava, come è noto, non ha mai amato la qualifica di autore: si è sempre considerato un artigiano finito, per ragioni personali, a lavorare nel cinema. Ma questo, ammonisce Refn, non deve trarci in inganno: Terrore nello spazio è un capolavoro non solo nell’ambito dei generi horror e sci-fi (affiancabile ai più celebrati Blade Runner e 2001: Odissesa nello spazio), ma nell’ambito del cinema italiano in senso assoluto, alla pari dei migliori lavori di autori come Fellini e Visconti.

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Nicolas Winding Refn

Refn racconta alla stampa quali sono le origini del suo amore per Bava, nato attraverso gli schermi delle televisioni americane che ipnotizzavano per ore il piccolo Nicolas nella sua casa di New York. Sorridendo ci racconta come dovesse eludere le strette regole imposte dalla madre sull’uso della tv e come proprio la madre, con il suo background artistico e politico, ha influenzato la fascinazione del piccolo Refn per la pop art sia a livello di design, sia a livello di fashion. Questa fascinazione si rispecchia in Terrore nello spazio perché tutto ciò che si vede nel film di Bava avrebbe potuto figurare in una mostra di Andy Warhol, dalle surreali scenografie agli attillati costumi di pelle che donano una componente erotica e omoerotica alla vicenda.

 

La severa educazione materna generò inoltre in Refn una sana sete di ribellione. Se la madre era hippie e pacifista, l’adolescente Refn amava Ronald Reagan, la guerra, il cinema muscolare e violento, i film di genere che, nel ventennio precedente, era dominato dal marchio italiano. Egli non ha mai nascosto il suo amore per questo tipo di cinema che molti considerano di serie B (un altro dei suoi film preferiti è Città violenta di Sergio Sollima), ma quando gli viene chiesto se troveremo qualche riferimento ad esso nel suo prossimo film, Neon Demon, si chiude nel silenzio. Il film è ancora in fase di lavorazione, ci dice, per ora è soddisfatto, e presto ne sapremo di più.

Quello che sicuramente sappiamo è che già nei suoi film precedenti gli omaggi al cinema italiano di genere non sono mancati. Il segno più forte, sottolineato da lui stesso, è nel feticismo e nell’erotismo che caratterizza Drive, il suo film più noto. Proprio come le tute degli astronauti di Terrore nello spazio, anche la giacca del silenzioso guidatore non è altro che un sostituto della pelle nuda: un catalizzatore di erotismo. Per Nicolas Winding Refn fare cinema è proprio come fare sesso: una sperimentazione continua spinta da una passione irrefrenabile.

“Bambini nel tempo. L’italia, l’infanzia e la Tv” di Roberto Faenza e Filippo Macelloni- Conferenza Stampa

Bambini nel tempo. L’Italia, l’infanzia e la Tv è un documentario prodotto da Rai Teche e Rai Cinema con la regia di Roberto Faenza e Filippo Macelloni, da un’idea della Direttrice delle Teche Rai Maria Pia Ammirati.

 

“Testimonianze preziose, momenti catturati e conservati negli archivi delle Teche Rai, tasselli di un grande mosaico che si compone strada facendo, raccontando i mutamenti dell’Italia, dagli anni ’50 a oggi, da un punto di vista sorprendente, preciso e leggero: quello dei bambini.” Così viene presentato il film: attraverso un lungo e complicato lavoro di ricerca e di digitalizzazione all’interno degli Archivi delle Teche Rai, sono state selezionate testimonianze di un’Italia che cambia attraverso gli occhi dei bambini.

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“Ya tayr el tayer” (“The Idol”) di Hany Abu-Assad – Conferenza Stampa

“Ero completamente assorto nello schermo, nella piazza di Nazareth, insieme ad altre migliaia di persone e attendevamo il verdetto finale di Arab Idol; nel momento della vittoria ho saltato e ho esultato come un bambino.” (Hany Abu-Assad)

Ieri mattina in sala Conferenze stampa erano presenti Hany Abu-Assad e Amira Diab, regista e produttrice di “Ya tayr el tayer” (“The Idol“), film che racconta l’incredibile storia di Mohammad Assaf, vincitore del talent “Arab Idol” nel 2013. Il regista ci svela fin da subito di aver cambiato alcuni particolari della vita del ragazzo, ad esempio sua sorella maggiore morì da piccola a causa di un problema cardiaco, mentre nel film muore per un’insufficienza renale: scelta che sembrava visivamente più interessante.

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“Lamb” di Ross Partridge – Conferenza Stampa

Giovedì 26 Novembre sono stati accolti in Conferenza stampa Ross Partridge e Jennifer Lafleur, regista e produttrice del film Lamb, presentato nella sezione Festa Mobile del 33° Torino Film Festival.

Ross e Lafleur hanno innanzitutto parlato della difficoltà di trovare finanziamenti per un film così particolare e con un tema così difficile. Ross Partridge, che è anche l’attore protagonista, afferma che si tratta di una piccola produzione indipendente frutto del lavoro di un solo gruppo di produttori, tra i quali figura Jennifer Lafleur.

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“The Hallow” di Corin Hardy – Conferenza stampa

Il regista inglese Corin Hardy informa il pubblico che “the hallow” è il  corvo  nella cultura folklorica delle favole irlandesi in cui compaiono fate, elfi e spiriti.  Hardy è un grande estimatore degli horror anni ’70-’80: non è un caso che si presenti alla Conferenza stampa con una maglietta su cui appare scritto SUSPIRIA, chiaro riferimento al film di Dario Argento, da cui afferma di sentirsi influenzato dal punto di vista visivo.

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“Just Jim” di Craig Roberts – Conferenza stampa

Quello di Craig Roberts, classe 1991, è un esordio tutto da lodare. Nella sua “strana commedia”, Just Jim, ricopre contemporaneamente i ruoli di sceneggiatore, regista e attore. Quando in conferenza stampa gli si fa notare che oltre a stare benissimo dietro la macchina da presa ha anche la stoffa dell’attore comico, lui inevitabilmente risponde con una battuta: “Non sono uno smodato egocentrico, davvero. È stata una semplice questione di budget: giravamo con pochissimi soldi e, sapete, bisogna sempre portarne a casa il più possibile.”

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“Iona” di Scott Graham – Conferenza stampa

In conferenza stampa è oggi protagonista il film Iona, del regista Scott Graham.

Scott Graham ha già partecipato al Torino Film Festival nel 2012 vincendo il premio per il miglior film con Shell. Bruno Fornara fa notare al regista che il tema che lega  i due film è la solitudine. Graham spiega che quando ha deciso di girare Shell sapeva già che si sarebbe cimentato con il tema che poi sarebbe confluito in Iona.

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“Morituri” di Daniele Segre – Conferenza stampa

Un Daniele Segre beato fra le donne quello di oggi in conferenza stampa: insieme a Tiziana Catalano, Donatella Bartoli e Luigina Dagostino presenta il suo nuovo film, Morituri, interamente girato nel cimitero sconsacrato di San Pietro in Vincoli a Torino.

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“Borsalino City” di Enrica Viola – Conferenza stampa

La domanda che sorge spontanea a chi abbia visto Borsalino City è: “Perché la decisione di dedicare un intero lungometraggio alla storia di un cappello?”
La regista Enrica Viola risponde sorridendo e ben spiega questa scelta singolare sostenendo che il Borsalino non è un cappello come gli altri. Esso è stato ed è un simbolo di come da una provincia piemontese, Alessandria, si sia arrivati a Hollywood, e come da un semplice cappellaio sia nata una delle industrie italiane più riconosciute nel mondo. Il capitalismo e l’industrializzazione hanno permesso questa spinta centrifuga, pur mantenendo la peculiarità del lavoro artigianale.

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“London Road”di Rufus Norris – Conferenza Stampa

Ieri alle 13:00 in Sala Stampa nei locali della Rai, l’ultima conferenza stampa della giornata vedeva protagonista London Road di Rufus Norris. Erano presenti Adam Cork, autore delle musiche, e Alecky Blythe, la sceneggiatrice. Entrambi hanno curato l’allestimento sia del musical che del film. Se il trasformare in musical un evento così tragico come quello di cinque omicidi di prostitute (realmente accaduti a Ipswick) meritava attenzione, ancora più attenzione era necessaria nel momento in cui questo evento veniva trasposto al cinema. “Lo spettacolo nasce come spettacolo teatrale ma questo non ci ha esentato dalla responsabilità di riflettere in quest’opera uno spaccato di vita reale. Normalmente al musical si associa la commedia, numeri di danza, canzoni d’amore e tutta una spettacolarità che invece in London Road non troviamo. La nostra preoccupazione principale è stata quella di essere fedeli e rispettosi nei confronti delle vittime degli omicidi ma anche nei confronti degli intervistati che avevano affidato la loro testimonianza ad Alecky” ha dichiarato Cork.

Il lavoro di Cork e Blythe è stato quello di rendere esattamente non solo le parole dei residenti di London Road ma anche la modalità nella quale erano state espresse. Alecky Blythe adotta infatti, in teatro, la tecnica verbatim: cioè la riproduzione letterale delle dichiarazioni rese da testimoni con tutte le variazioni della voce di chi parla, il tono e le esitazioni. Questo andamento ritmico della voce ha richiesto una strutturazione melodica e ritmica sia per i dialoghi recitati che per i dialoghi cantati: una vera e propria partitura in cui alle parole recitate si è soprapposto un accompagnamento musicale che le ha trasformate in “canzoni”.

Adam Cork ha sottolineato che la transizione dal palcoscenico teatrale allo schermo cinematografico lo preoccupava molto anche in considerazione del successo che aveva avuto il musical, perché temeva la perdita di immediatezza tra gli attori e gli spettatori: “Il cinema ha il suo quarto muro che è lo schermo e temevamo che questo avesse un impatto molto forte sull’interazione tra il pubblico e gli attori. Poi però la riflessione che abbiamo fatto a posteriori è che ciascuno di noi è molto più abituato a vedere una rappresentazione drammatica su uno schermo piuttosto che in teatro: la televisione la guardiamo tutte le sere, a teatro non andiamo tutte le sere, e quindi abbiamo capito che sarebbe stato più facile per il pubblico riuscire ad assorbire una tessitura documentaristica in una forma filmica, più immediata, rispetto a quella teatrale ”.

24/11 - conferenza stampa London Road

Alecky Blythe non è stata solo la sceneggiatrice di London Road per il teatro e per il cinema, ma si è anche occupata di condurre e montare le interviste. Ha raccontato di essersi recata a Ipswich nel 2006, quando erano già stati rivenuti i corpi delle cinque prostitute: “Sono andata con il mio registratore raccogliendo le testimonianze di persone che avevano vissuto, più o meno direttamente, i terribili eventi. Ipswick è una città piccola, la popolazione era scioccata dai fatti che avevano gettato scompiglio in una situazione di apparente tranquillità: c’era un assassino latitante, problemi di droga e di prostituzione”.

A seguito degli omicidi, London Road si è trasformata da strada tranquilla a comunità spaventata che organizza turni di sorveglianza notturna. Nei due anni successivi la Blythe è tornata più volte a Ipswick e il suo interesse è passato dai cittadini di Ipswich ai residenti di London Road, perché nel frattempo Steve Wright era stato arrestato come responsabile degli omicidi e si era scoperto che viveva in quella strada divenuta ormai il punto centrale del “quartiere a luci rosse” di Ipswich. “Il lavoro che ho fatto, in teatro e in cinema, è stato diverso perché la sceneggiatura cinematografica ha esigenze diverse partendo dal fatto che mantengo le parole cosi come sono state dette durante le dichiarazioni. Nel film ho dovuto ridurre i dialoghi perché il racconto avveniva anche per immagini: ho rinunciato a una parte dei dialoghi, ma non ho rinunciato alla caratterizzazione dei dialoghi, al sapore della testimonianza resa” ha precisato Alecky.

Alla domanda se ci fosse un intento di critica verso i residenti che in alcune parti del film pronunciano parole molto dure nei confronti delle prostitute, la Blythe ha risposto che non c’è mai stata nessuna volontà di criticare i residenti, né c’è stata da parte degli stessi protagonisti alcuna percezione di critica nei loro confronti: “Abbiamo cercato di essere il più possibile rispettosi della sincerità delle dichiarazioni rese dai residenti. Quando sono andata la prima volta a condurre le interviste, naturalmente, percepivo i diversi punti di vista e le tensioni che c’erano, ma tutte le loro rivelazioni erano sincere. Le dinamiche e i  conflitti sono via via cambiati nel tempo: questo aveva a che fare con lo scoprire cose che avvenivano nella strada che loro non sapevano stessero avvenendo, e percepivano tutto con un senso di possesso della strada, come se qualcuno si sentisse più o meno titolato a controllarla. La sensazione che probabilmente arriva al pubblico nell’ascoltare le loro dichiarazioni è la difficoltà nel capire quello che loro hanno provato in questo percorso che poi è quello che ha generato certi toni nell’esprimere le loro opinioni. Credo che nessuno di noi che non ha vissuto gli eventi, possa capire cosa significhi avere la vita completamente stravolta”.

Durante la lavorazione del film, ha poi aggiunto Alecky, sia lei che Cork, che Norris, sono stati molto attenti a mantenere aggiornati i residenti sulle scelte effettuate e su come intendevano portare sullo schermo questa vicenda. Hanno ad esempio mostrato loro la location che avevano scelto per il film, una strada molto diversa dalla vera London Road, ma che consentiva al regista di mostrarne l’evoluzione: da strada tetra, squallida, oscura dell’inizio a strada bella e pieni di fiori che vediamo alla fine del film. La reazione da parte di tutti i residenti  è stata molto positiva al punto che per la scena conclusiva del film molte delle comparse erano proprio i residenti stessi.

La reazione, invece, del pubblico italiano, come faceva notare un giornalista presente in sala stampa, è stata anche di riso in alcuni momenti del film. La sceneggiatrice ha risposto che questo è normale, e in parte anche voluto, proprio in virtù del fatto che quando lei lavora ad un progetto  preferisce concentrarsi non sull’occhio del ciclone ma sulle onde che questo propaga, lasciando anche un po’  “respirare” la storia e permettere al pubblico di provare empatia e simpatia per i protagonisti. La volontà di decentrare lo sguardo è anche la motivazione alla base dell’assenza di Steve Wright sia nel musical che nel film: “Il motivo per cui sono andata a Ipswich è perché le vicende che mi stavano a cuore erano quelle della popolazione della città, in particolare dei residenti della strada, per capire come la vita di queste persone sia stata completamente sconvolta  per la casualità di abitare vicino ad un serial killer. In più Steve Wright era già coperto dai media di tutto il mondo. E’ la percezione che mi hanno dato le persone che ho intervistato che volevo rendere in questo lavoro”.

Adam Cork, in chiusura, ha aggiunto che il riso spontaneo che può sorgere guardando il film non è un riso di derisione, ma appunto un riso empatico rispetto a qualcosa che il pubblico riconosce come familiare, una reazione che potrebbe avere chiunque nella medesima situazione.

“Evolution” di Lucile Hadzihalilovic – Conferenza stampa

Alla domanda “Quali sono i registi che più l’hanno influenzata?” risuonano nella sala due nomi: Dario Argento e David Cronenberg. Questa la risposta che Lucile Hadzihalilovic dà ai giornalisti durante la Conferenza stampa tenutasi oggi 24 Novembre riguardo il suo nuovo film Evolution. Suoi Maestri sono Dario Argento per la sua concezione di horror e per la scelta delle locations, David Cronenberg per la capacità di riprodurre sullo schermo le metamorfosi del corpo. Aggiunge anche che le letture dei miti classici da cui ha tratto l’idea delle creature marine, e degli scritti di Howard Philips Lovecraft sono state fondamentali per la realizzazione del film.

Dopo Innocence del 2004, ambientato in una scuola isolata dal mondo frequentata da innocenti bambine, in Evolution vi sono solo donne e bambini. La regista francese dichiara che la mancanza di uomini nel film accentua maggiormente il suo aspetto orrifico perché nessuno può contrastare le donne che, schiavizzando i bambini, li usano a loro piacimento provocando il loro smarrimento. I personaggi sono rinchiusi in un mondo claustrofobico. L’ambientazione buia e che non lascia respiro rende il racconto terrificante.

24/11 - conferenza Evolution con Lucile Hadžihalilović

Il progetto originale di Evolution prevedeva un numero maggiore di elementi fantascientifici poi accantonati a causa dello scarso budget a disposizione. Sono numerose, invece, le immagini crude che danno una rappresentazione realistica della situazione (forse scorie del cinema di Gaspar Noé – il quale tra l’altro è suo marito).

Evolution è il frutto di angosce personali ma anche un tentativo di risposta alle teorie darwiniane proponendo una visione della Terra abitata da altre creature oltre l’essere umano.