Mr. Kaplan è il secondo film di Alvaro Brechner, che dopo il successo personale di Mal día para pescar del 2009 ritorna dietro la macchina da presa grazie anche al Torino Film Lab.
Jacob Kaplan vive la sua vita a Montevideo, in Uruguay. Ha vissuto gli orrori della persecuzione nazista in Europa e non ha dimenticato le sue radici ebraiche.
Per il suo debutto dietro la macchina da presa, la regista americana Amanda Rose Wilder ha scelto di percorre un terreno quanto mai controverso: quello delle scuole libertarie.
Inserito nella sezione TFFdoc Democrazia, Approaching the Elephant, questo il titolo del documentario, segue il primo anno di attività della Teddy McArdle Free School inaugurata a Littler Fall in New Jersy da Alex Khost, appassionato insegnante e figura “guida” all’interno della struttura.
Mirafiori è un quartiere torinese celebre per le sue fabbriche e per la brulicante vita operaia negli anni ’60. Viene spesso associato al fenomeno del boom economico e dell’immigrazione dal Sud in un’epoca in cui era visto come una sorta di Eldorado.
Questo è il mondo dei tre protagonisti del film di Stefano Di Polito (nato e cresciuto a Mirafiori, che con Mirafiori Lunapark si aggiudica il Premio Cipputi di quest’anno): Carlo, Franco e Delfino, vecchi operai in pensione si definiscono parte di un solo corpo in cui uno è la testa, l’altro il braccio e l’ultimo il cuore. Continua la lettura di “Mirafiori Lunapark” di Stefano Di Polito→
Felix e Meira sono gli opposti totali. Lui conduce una vita senza responsabilità e legami familiari. La sua unica preoccupazione è quella di sperperare l’eredità del padre. Lei è una giovane donna ebrea, sposata e madre di un bambino, che vive annoiata all’interno della sua comunità. Nessuna strana connessione tra loro, eppure si incontrano per caso e si innamorano. Anche se ambientata in una odierna Montreal, questa storia romantica si snoda come una vicenda di un altro secolo. Fin dalle prime inquadrature si notano gli strani abiti di questa comunità ebrea che richiamano molto i costumi del secolo passato. Le donne indossano vestiti che non mettono in risalto la loro femminilità e il loro compito all’interno della comunità e della famiglia è molto ristretto: devono garantire la procreazione, a volte partorendo anche sei, otto o addirittura quattordici figli. Continua la lettura di “Felix et Meira” di Maxime Giroux→
Nel percorrere le assolate e solitarie strade della California a bordo della sua Plymouth arancione, il commesso viaggiatore David Mann (Dennis Weaver) s’imbatte in un’autocisterna che procede decisamente adagio per il limite di velocità imposto dalle autorità stradali. Dopo aver pazientemente atteso che il conducente prema un po’ di più l’acceleratore, David gli chiede con il clacson di lasciarlo passare ed esegue la manovra. Ma l’autista, letteralmente “invisibile”, una volta che questi lo ha sorpassato, decide di seguirlo e di perseguitarlo al fine di rendergli la vita impossibile. Violenza psicologica, di quelle che ti logorano i nervi. E David non può fare nulla perché l’individuo, di cui non saprebbe fornire nemmeno un identikit in quanto non l’ha mai visto, non sta violando i suoi diritti né può essere penalmente perseguibile solo perché, “casualmente”, si ritrova tutte le volte a fare il suo medesimo tragitto. Ormai in continuo stato di panico, David decide di farla finita, ingaggiando un mortale duello a colpi di acceleratore… Continua la lettura di “Duel” di Steven Spielberg→
La sperimentazione americana percorre strade conosciute. I cineasti giocano con generi pre-esistenti e li stravolgono, accartocciano, demoliscono. È il caso di questo bizzarro film del regista newyorkese Andrew T. Betzer, presentato già al Tribeca Film Festival e ora sbarcato a Torino nella sezione Onde. Girato in maniera quasi artigianale, il film racconta la fuga di due fratelli (Gabriel Croft e Hale Lytle) colpevoli dell’omicidio di una ragazza attraverso un’America disorientante e perduta, abitata da freaks, nostalgici del Reich e della guerra in Vietnam (come il bizzarro personaggio di un vecchio “fricchettone”). Continua la lettura di “Young Bodies Heal Quickly” di Andrew T. Betzer→
“Se un diabetico commette un reato e viene arrestato, durante la sua permanenza in carcere riceve cure adeguate per la sua malattia. lo stesso non si può dire per coloro che sono malati di mente”: Peppe Dell’Acqua – psichiatra e attivista per la riforma del trattamento dei criminali malati di mente – riassume con una battuta la situazione in Italia per quanto riguarda l’adeguamento della sentenza della Corte Costituzionale che nel 2003 ha dichiarato illegittimi gli OPG, gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. È proprio lui, che ha dedicato gran parte della sua vita alla sensibilizzazione sulla materia, il fantino del cavallo Marco nel film di Erika Rossi e Giuseppe Tedeschi.
Con il suo ultimo film il regista Ruben Östlund sembra voler svolgere un’indagine sociologica testando il comportamento dell’essere umano nel momento in cui è sottoposto a grandi pressioni, come quando ci si trova davanti a potenziali pericoli causati da qualcosa che non si può controllare in prima persona. Per farlo prende in esame una famiglia svedese (che si intuisce abbia già dei problemi coniugali) in settimana bianca sulle Alpi francesi. Genitori e figli devono fare i conti con lo shock di avere assistito (e di essere stati in minima parte vittime) a una valangadi fronte alla quale la donna si è avventata sui figli per proteggerli, mentre il padre è scappato a gambe levate.
“Il postmodernismo è flatulenza”. Luca Ferri: alla ricerca di una nuova estetica
Nessuno può negare che il cinema italiano stia vivendo una condizione difficile. Eppure il Torino Film Festival scova un gioiello: Abacuc di Luca Ferri. C’è chi crede che tutto sia stato già realizzato e che si assista ad un’inesorabile riproposizione di modelli preesistenti. Ecco, non avevano ancora visto l’ultimo lavoro di Ferri. Abacuc è un “film di morti, con morti e fatto da morti”, tanto innovativo da oscurare il cortometraggio proiettato poco prima di Giacomo Abruzzese dal titolo This Is the Way (la storia di una ragazza con due madri lesbiche e due padri gay), interamente girato con uno smartphone.Continua la lettura di “Abacuc” di Luca Ferri→
Come reagireste se un vostro familiare, parente, o amico vi avvertisse che domani si ucciderà? Prima di andar via potrebbe suggerirvi la risposta. Diretto da Michele Placido, il film è tratto da uno spettacolo teatrale diretto da Francesco Frangipane e scritto da Filippo Gili. Il suo argomento è la reazione di una famiglia di fronte alla confessione di uno dei suoi membri che intende togliersi la vita. La motivazione che sta alla base di questo folle gesto è che non riesce più a vivere senza sua moglie, morta 3 mesi prima. Continua la lettura di “Prima di andar via” di Michele Placido→
Una commedia acida e spigolosa pronta a volgere nel dramma
Mat (Josh Lucas ) è un uomo inacidito, senza un apparente obiettivo nella vita. Dopo una lite con la sua compagna Andrea (Lucy Owen ), si ritrova a girovagare per le strade della città senza una meta. Nel frattempo il fratello di Mat, Alan ( Stephen Plunkett ) e la sua ragazza Farrah ( Mickey Sumner) hanno una discussione a seguito di un incontro sessuale sfortunato e intanto stanno preparando per una festa nel loro piccolo appartamento.
“I registi devono essere spietati altrimenti sono per il catering”
Alberto Signetto era sicuramente “spietato”. Amava paragonarsi a un rinoceronte perché era un “animale cocciuto, grosso, ingombrante e poco addomesticabile, infido…” e rappresentava la lotta al conformismo. Walking with Red Rhino – A spasso con Alberto Signetto, l’ultimo lavoro di Marilena Moretti, omaggia uno dei cineasti torinesi più sottovalutati. Continua la lettura di “Walking with Red Rhino – A spasso con Alberto Signetto” di Marilena Moretti→
Spesso dolore e sofferenza possono essere motori potenti, possono spingere le persone verso direzioni inaspettate: è così che nel lontano 2007 inizia la storia di CasaOz.
CasaOz, prima di essere un associazione Onlus, è una Casa diurna che accoglie le famiglie i cui figli hanno incontrato la malattia, qualunque essa sia. Nasce della volontà della sua direttrice, Enrica Baricco, la quale ha avuto la sensibilità e la forza di interrogarsi su come fosse possibile alleviare quella sofferenza che lei conosce bene. La risposta è stata dunque la creazione di un porto sicuro in cui non solo i bambini hanno la possibilità di giocare, imparare e fare i compiti, ma anche i genitori possono trovare un orecchio disposto ad ascoltarli, o più semplicemente un luogo in cui possono sedersi e riprendere fiato.
I Peterson sono una famiglia perfettamente normale, ancora in lutto per la morte del loro primogenito Caleb, caduto in missione di guerra in Medio Oriente. Un giorno un ragazzo chiamato David Collins si presenta alla loro porta sostenendo di aver servito nell’esercito con Caleb e di avergli promesso di prendersi cura dei suoi cari. Mentre all’inizio viene accolto con diffidenza, David riesce in breve tempo a guadagnarsi la stima e l’affetto di tutta la famiglia, inclusa quella dei due fratelli di Caleb, Anna e Luke. Ma dopo una serie di episodi violenti che coinvolgono la piccola comunità, Anna comincia a sospettare che David nasconda qualcosa e che non sia realmente chi dice di essere. Continua la lettura di “The Guest” di Adam Wingard→
Sono passati ormai 39 anni da quando, in quel lontano 1975, Steven Spielberg realizzò uno di quei film che ha fatto epoca non solo per il successo di critica e di pubblico, ma si è imposto come evento culturale a livello di immaginario collettivo. Da quella lontana estate tutti coloro che hanno visto questo film non riescono a guardare il mare con occhi sereni. Tanto si è scritto, ma il fascino che suscita sul pubblica resta sempre immutato. Continua la lettura di “Jaws” (“Lo squalo”) di Steven Spielberg→
“Diritti & Rovesci” è una sezione del TFF nata quest’anno e curata da Paolo Virzì, in cui troviamo il film Let’s Go di Antonietta De Lillo, in cui la regista de Il resto di niente racconta la storia di Luca Musella.
Un reduce dal Vietnam disadattato, insonne, incapace di integrarsi nella Società alla fine del film si arma di tutto punto e fa una carneficina. No, non sto parlando di Taxi Driver, bensì di un film appena successivo (di un anno: è infatti del 1977) al capolavoro di Scorsese: Rolling Thunder. Entrambi i film nascono dalla penna tormentata di Paul Schrader che, dopo una notevole attività di sceneggiatore (The Yakuza per Sidney Pollack, Complesso di colpa per Brian De Palma), era fermamente intenzionato a passare dietro la macchina da presa ma, per problemi produttivi, il progetto è stato poi affidato per la regia John Flynn e per la riscrittura a Heywood Gould.
Schrader esordì ripiegando sul dramma “operaio” Tuta blu nello stesso anno. Ma la storia di alienazione e vendetta del Maggiore Rane era perfetta: questi torna a casa, in Texas, dopo sette anni di prigionia in Vietnam (che lo segnano profondamente) e la comunità gli riconosce “per eroismo” una cassa di dollari d’argento. Dei banditi rubano i soldi e gli uccidono barbaramente moglie e figlio. Rane decide di farsi giustizia da solo. Continua la lettura di “ROLLING THUNDER” DI JOHN FLYNN→
Piacevole è vedere come la mancanza di fondi e la scarsità di distribuzione non tolgano mai l’entusiasmo e la voglia di fare dei giovani cineasti, che si cimentano nella nobile arte del cortometraggio. E’ una vera e propria palestra per i registi del futuro; da Spielberg a Lucas passando per Ridley Scott e Nolan, il corto già mostra quello che sarà lo stile visivo di un cineasta. Ieri sera, nella sala 1 del Reposi, alcuni filmmaker piemontesi hanno iniziato la rincorsa, forse, ai mostri sacri sopra citati. Continua la lettura di CINQUE CORTOMETRAGGI DI SPAZIO TORINO→
Il magazine delle studentesse e degli studenti del Dams/Cam di Torino