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“LA PALISIADA” BY PHILIP SOTNYCHENKO

Article by Francesco Ghio

Translation by Giorgia Legrottaglie

History is always written by the winners, by those who come first, those who wear the medal and have their faces portrayed on the front pages of newspapers. At the same time, the voice of the defeated fades and melts like snow under the rays of noon, so adept at melting those strong words. La Palisiada comes as a courageous attempt to restore the other face of truth, the one written by the losers, trampled by the news, annoying to those who wield power. The problem, however, remains the same: at some point, you have to deal with reality.

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“LA PALISIADA” DI PHILIP SOTNYCHENKO

La storia è sempre scritta dai vincitori, da chi arriva primo, da chi ha la medaglia al collo e il volto ritratto sulle prime pagine dei giornali. La voce dello sconfitto al contempo sfuma, si scioglie come neve sotto i raggi del mezzogiorno, così abili a sciogliere quelle parole prima tanto robuste. La Palisiada si presenta come il coraggioso tentativo di restituire l’altro volto della verità, quello scritto dai perdenti, calpestato dai notiziari, fastidioso per coloro che esercitano il potere. Il problema, però, resta sempre lo stesso. Ad un certo punto bisogna fare i conti con la realtà.

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“BOTOX ” BY KAVEH MAZAHERI

Article by Andrea Bruno

Translated by Aurora Sciarrone

“It was a dark and stormy night”, as Snoopy would have wrote. That is how Botox begins, in a dark and stormy night, while on a TV screen another classic cartoon character, Wile E. Coyote, performs one of his usual tumbles, out of which he will be comically deformed but still unharmed. Akram (Susan Parvar) is completely taken by the scene. She is affected by autism, and she is stuck in a world made of repetitive actions and a vaguely childish attitude, and perhaps she believes that the same laws of physics that dominate the cartoon world apply to the real one, too. It so happens that she does not hesitate to push her brother Emad (SoroushSaeidi, also being the film’s producer) off the roof, who is guilty of having made fun of her one too many times.

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“BOTOX ” DI KAVEH MAZAHERI

“Era una notte buia e tempestosa”, avrebbe scritto Snoopy. Inizia proprio così Botox, in una notte buia e tempestosa, mentre su uno schermo televisivo un altro veterano del disegno animato, Willy il Coyote, si esibisce in uno dei suoi soliti capitomboli, dal quale esce comicamente deformato ma sostanzialmente incolume. Akram (Susan Parvar) guarda rapita la scena. È affetta da autismo, bloccata in un mondo di gesti rituali e di atteggiamenti vagamente infantili, e forse crede che le medesime leggi fisiche che regolano il mondo dei cartoon valgano anche nella realtà. Sta di fatto che non ci pensa due volte a spingere giù dal tetto suo fratello Emad (Soroush Saeidi, anche produttore del film), colpevole un giorno di averla derisa una volta di troppo.

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“PRÉLUDE” DI SABRINA SARABI

Con il suo primo lungometraggio, la regista Sabrina Sarabi presenta in concorso al Torino Film Festival un film che soltanto all’apparenza rientra nella categoria del classico coming of age adolescenziale.

David (Louis Hofmann) è un giovane pianista che studia in un prestigioso conservatorio assistito dalla fredda e rigorosa professoressa Matussek (Ursina Lardi). Per realizzare il sogno di entrare alla famosa Julliard School, si sfianca esercitandosi anche 8 ore al giorno. Il suo già fragile equilibrio è scosso quando nella sua vita entra una coppia di ragazzi, Walter (Johannes Nussbaum) e Marie (Liv Lisa Fries) con i quali stringe subito un’ambigua amicizia. Dopo aver sottratto la ragazza all’amico, David inizia con lei una storia d’amore che finisce subito per trascurare a causa di uno studio maniacale che ne condiziona l’intera vita.

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“PRÉLUDE” BY SABRINA SARABI

Article by: Silvia Gentile
Translated by: Lucrezia Villa

Director Sabrina Sarabi’s first feature film, in competition at Torino Film Festival, on the surface seems to belong to the traditional coming-of-age films.

David (Louis Hofmann) is a young pianist, who studies at a prestigious music academy tutored by cold and strict Professor Matussek (Ursina Lardi). In order to achieve his dream and be accepted into The Juilliard School, he spends up to eight hours a day practicing without rest. When he meets Walter (Johannes Nussbaum) and Marie (Liv Lisa Fries), a couple with whom he soon after forms an uncommon friendship, his already fragile mental state gets affected. After stealing his friend’s girlfriend, David gets romantically involved with Marie, however, he devotes himself to piano only, and his lack of commitment to their love story causes it to come to an end abruptly. 

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“LE CHOC DU FUTUR” BY MARC COLLIN

Article by: Chiara Perillo
Translated by: Cecilia Malanima

Whatever foreruns the future, so innovations and changes, is often perceived as a choc from those who live in the present, since they’re still busy figuring out the past. From this point of view, Le choc du futur is emblematic, considering that the main issue concerns the creative process of a new kind of music: the music of the future.

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“LE CHOC DU FUTUR” DI MARC COLLIN

Tutto ciò che è precursore del futuro, dunque le innovazioni e i cambiamenti, spesso vengono percepiti come uno choc da coloro che vivono il presente, poiché ancora impegnati a decifrare il passato. Le choc du futur è emblematico da questo punto di vista, dal momento che il tema centrale è il processo creativo di un nuovo tipo di musica: la musica del futuro.

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“MS. WHITE LIGHT” BY PAUL SHOULBERG

Article by: Beatrice Ceravolo
Translated by: Giorgia Bellini

“Death is thriving”, or “the death’s business is going really well”: these are the cynical but trustworthy words said by Spencer, a psychic played by Zachary Spicer, who also produced the film. That definition describes also the films revolving around this theme: it is quite rare to find a new approach to the everlasting issue of the end of life, but the second film by director Paul Shoulberg gives us a new surprising perspective.

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“MS. WHITE LIGHT” DI PAUL SHOULBERG

«Death is thriving», ossia «Il business della morte va alla grande», afferma cinicamente – ma a ragion veduta – Spencer, un medium interpretato da Zachary Spicer, che ha anche prodotto il film. Lo stesso potrebbe dirsi dei film che trattano questa tematica: è raro trovarvi un approccio originale per quanto concerne la sempreverde questione della fine della vita, ma la seconda esperienza da regista di Paul Shoulberg riesce a distinguersi in positivo.

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“LE RÊVE DE NOURA” BY HINDE BOUJEMAA

Article by: Valentina Velardi
Translated by: Lucrezia Villa

Noura (Hend Sabri) dreams of finalizing the divorce proceedings as soon as possible to be able to live with her lover Lassaad (Hakim Boumsaoudi) at last. Her life has not been easy so far; her husband is in jail and she has had to raise her three kids alone while trying to keep a roof over their heads by working in a hospital’s laundry room. Nevertheless, she is happy, she has managed to emancipate and find her own balance. However, when Jemal (Lotfi Abdelli) is unexpectedly released from jail, he comes back abruptly in her life, upsetting her balance. 

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“LE RÊVE DE NOURA” DI HINDE BOUJEMAA

Il sogno di Noura (Hend Sabri) è quello di chiudere il prima possibile le pratiche del divorzio per poter finalmente vivere con il suo amante, Lassaad (Hakim Boumsaoudi). La sua vita finora non è stata facile: suo marito è in carcere e ha dovuto crescere i suoi tre figli da sola e al contempo mantenerli lavorando come lavandaia in un ospedale. Nonostante tutto però è felice, è riuscita a emanciparsi, a trovare un suo equilibrio. A romperlo è l’improvvisa scarcerazione di Jemal (Lotfi Abdelli), che rientra prepotentemente nella sua esistenza, sconvolgendola.

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“RIDE” BY VALERIO MASTANDREA

Article by: Alessia Durante

Translation by: Maria Elisa Catalano

Probably, only Valerio Mastandrea could title Ride (which means ‘to laugh’ in Italian) a film about pain and mourning: a title which becomes caustic and, as he declared during the press conference, a little paradoxical too. Especially considering that the protagonist Carolina laughs very little in those ninety minutes of darkness and, if not for what the other characters say to her (and to us), we would not see her laughing at all.

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“RIDE” DI VALERIO MASTANDREA

Probabilmente soltanto Valerio Mastandrea poteva intitolare Ride un film sul dolore e sul lutto: un titolo che proprio per questo diventa caustico e – come egli stesso ha affermato in conferenza stampa – anche un po’ troppo paradossale. Soprattutto considerato che la protagonista Carolina ride pochissimo in quei novanta minuti di buio e, anzi, se non fosse per quello che le (e ci) viene detto dagli altri personaggi, non la vedremmo ridere quasi per niente.

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“Wir sind die Flut” (“We Are the Tide”) di Sebastian Hilger

“L’ immaginazione può trasformare un’idea proveniente da una lezione teorica in una sconvolgente esperienza emotiva. Per questo abbiamo scelto di raccontare We Are the Tide come una moderno lungometraggio di science- fiction“. Queste le parole di Sebastian Hilger, regista del film Wir sind die Flut, in corsa in questo trentaquattresimo Torino Film Festival.

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THE BABADOOK

Article by: Davide Bertolino

Translation by: Carla Cristina Loddo

After the success both of the critic and the audience at the Sundance Film Festival, The Babadook, first feature film by the newcomer Jennifer Kent, participates in competition at the Torino Film Festival. Even by following with absolute rigour the classical phases of horror films with a possession subject (the monster, the kid who plays with the presence, the mother initially incredulous), the Australian film cleverly avoids banality giving a new point of view, certainly in a more psychological and deeper way than numerous other products of the same genre.

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