Archivi tag: FUORI CONCORSO

“HO VISTO UN RE”, BY GIORGIA FARINA

Article by Silvia De Gattis

Translation by Giuditta Portaro

The life of little Emilio (Marco Fiore) moves between two different dimensions: on one hand, the concrete everyday life of a child in Fascist Italy in 1936; on the other, the adventures experienced by his hero, Sandokan, in the books his uncle gives him. But what happens when these two dimensions intertwine?

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“HO VISTO UN RE” DI GIORGIA FARINA

La vita del piccolo Emilio (Marco Fiore) si muove tra due dimensioni differenti: da una parte, la concreta quotidianità di un bambino nell’Italia fascista del 1936; dall’altra, le avventure vissute dal suo eroe, Sandokan, tra i libri che gli regala suo zio. Ma cosa succede quando queste due dimensioni si intrecciano?

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“NIGHTBITCH” BY MARIELLE HELLER

Article by Giorgia Andrea Bergamasco

Translation by Cinzia Di Bucchianico

Amy Adams fills the shoes of a monstrous new mother in Marielle Heller’s latest film, based on Rachel Yoder’s homonymous novel and presented out of competition for its Italian premiere at the Torino Film Festival.

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“NIGHTBITCH” DI MARIELLE HELLER

Amy Adams veste i panni di una mostruosa neo-mamma nel nuovo film di Marielle Heller, basato sull’omonimo romanzo di Rachel Yoder e presentato fuori concorso in anteprima italiana al Torino Film Festival.

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“LES BARBARES” BY JULIE DELPY

Article by Emidio Sciamanna

Translation by Giuditta Portaro

What is racism for you? Behind this simple question posed to elementary school’s children, centuries of discrimination and prejudices can hide, reiterated by the fear of the unknown, of what is unfamiliar or what, due to ignorance and dullness, one fears to know. However, the pure and innocent gaze of children tends to observe the world differently from adults, turning a frequently disappointing reality into the most imaginative and idyllic of fairy tales. It is precisely with the classic “once upon a time” that Julie Deply’s Les Barbares begins: a play, a ruthless farce around which twirl characters bordering on the surreal, grotesque masks of contemporary society.

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“LES BARBARES” DI JULIE DELPY

Che cos’è secondo te il razzismo? Dietro una semplice domanda rivolta a dei bambini di una scuola elementare si possono nascondere secoli di discriminazioni e pregiudizi reiterati dalla paura dell’ignoto, di ciò che non si conosce o che, per ignoranza e ottusità, si teme di conoscere. Gli sguardi puri e innocenti dei bambini tendono tuttavia ad osservare il mondo in modo diverso rispetto agli adulti, trasformando una realtà spesso deludente nella più fantasiosa ed idilliaca delle favole. Ed è proprio con il classico “c’era una volta” che inizia Les Barbares di Julie Delpy: uno spettacolo teatrale, una farsa spietata attorno alla quale volteggiano dei personaggi al limite del surreale, maschere grottesche della società contemporanea.

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“WITHOUT BLOOD” BY ANGELINA JOLIE

Article by Tommaso Del Latte

Translation by Martina Bigi

With the movie Without Blood, it is clear that civil battles are still the focal point of Angelina Jolie’s directorial career. However, the result fails to achieve the emotional and narrative depth one might expect. Based on a novel by Turin-born writer Alessandro Baricco, the film promises to delve into the psyche of the characters, who are scarred by the violence of the war, but its occasional abstract approach and the lack of genuine emotional development make it an intellectual exercise rather than a truly engaging experience.

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“WITHOUT BLOOD” DI ANGELINA JOLIE

Con Without Blood, Angelina Jolie continua a fare delle battaglie civili il centro della sua carriera da regista; tuttavia, il risultato non riesce a raggiungere la profondità emotiva e narrativa che ci si aspetterebbe. Tratto dal romanzo dello scrittore torinese Alessandro Baricco, il film promette di esplorare la psiche dei protagonisti segnati dalla violenza della guerra, ma il suo approccio a tratti astratto e la mancanza di un vero sviluppo emotivo lo rendono più un esercizio intellettuale che un’esperienza realmente coinvolgente.

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“PARADIS PARIS” BY MARJANE SATRAPI

Article by Ludovico Franco

Translation by Federica Riccardi

Through the metropolitan network of Paris, the most faithful companion of human life roams about: death. Having become famous with Persepolis, Marjane Satrapi – illustrator and cartoonist even before being a director – assigns the role of absolute protagonist to the Grim Reaper in her latest film. In all its forms and declinations, we see her disrupt the lives of different characters, woven into a vast plot whose interweavings slowly emerge.

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“PARADIS PARIS” DI MARJANE SATRAPI

Nel reticolo metropolitano di Parigi, si aggira la più fedele compagna della vita umana: la morte. Diventata celebre con Persepolis, Marjane Satrapi – illustratrice e fumettista ancor prima che regista – assegna alla Grande Mietitrice il ruolo di assoluta protagonista del suo ultimo film. In tutte le sue forme e declinazioni, la vediamo sconvolgere le esistenze di diversi personaggi, cuciti in una vasta trama di cui pian piano emergono gli intrecci.

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“MY DEAD FRIEND ZOE” BY KYLE HAUSMANN-STOKES

Article by Davide Lassandro

Translation by Linh Carrara

Films that are devoted to the terrible consequences of post-traumatic stress disorder (or PTSD) nowadays constitute a new cinematic genre, this genre is used by Kyle Hausmann-Stokes in his first feature-length film, My Dead Friend Zoe. The Film is a black comedy which deliberately tries to mitigate a subject that is so sensitive, especially for Americans, and too often overlooked. The director himself, who enlisted shortly before November the 9th and retired in 2008, is a former Army paratrooper. Moreover, in addition to making social-impact short films and commercials for various companies, he has been trying his hand at studying cinema for these past fourteen years thanks to the support provided by the Post-9/11 Veterans Educational Assistance Act.

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“MY DEAD FRIEND ZOE” DI KYLE HAUSMANN-STOKES

I film dedicati alle terribili conseguenze dei disturbi da stress post-traumatico (o PTSD) costituiscono ormai un vero e proprio filone cinematografico, in cui si inserisce il primo lungometraggio di Kyle Hausmann-Stokes, My Dead Friend Zoe: una commedia nera che, volutamente, prova a mitigare un tema tanto delicato, specie per gli americani, e troppo spesso trascurato. Il regista stesso, arruolatosi poco prima dell’11 Settembre e ritiratosi nel 2008, è un ex-paracadutista dell’esercito che, oltre ad aver realizzato cortometraggi di impatto sociale e spot pubblicitari per diverse aziende, da quattordici anni si cimenta nello studio del cinema grazie al sostegno garantito dal Post-9/11 Veterans Educational Assistance Act.

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“THE SUMMER BOOK” BY CHARLIE MCDOWELL

Article by Brigitta Mariuzzo

Translation by Martina Perrero

Grief is an island in the middle of the sea, where the summers of childhood have been embedded. A suspended place, waiting for a storm that is slow to break and of the arrival of those who have long since failed to return.

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“THE SUMMER BOOK” DI CHARLIE MCDOWELL

Il dolore è un’isola in mezzo al mare dove sono rimaste incastonate le estati dell’infanzia. Un luogo sospeso in attesa di una tempesta che tarda a scoppiare e dell’arrivo di chi da tempo non vi ha più fatto ritorno.

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“THE SUMMER WITH CARMEN” DI ZACHARIAS MAVROEIDIS

Su una scogliera soleggiata a sud di Atene, due ragazzi – l’“eroe” della storia Demostene (Yorgos Tsiantoulas) e l’amico aspirante regista Nikita (Andreas Lampropoulos) – decidono di scrivere la sceneggiatura di un lungometraggio che racconti gli eventi vissuti dal protagonista nell’estate precedente – la rottura con il fidanzato, la successiva adozione del cane (Carmen) dell’ex e la malattia del padre. I ricordi si distendono per tutta la durata del film con la stessa calma dei personaggi al sole e sono inframmezzati dalla leggera e delicata ironia della cornice narrativa. The summer with Carmen di Zacharias Mavroeidis, fuori concorso al 39° Lovers Film Festival, è costruito classicamente come un “racconto nel racconto”, in cui la composizione metadiscorsiva si fa pretesto per interrogare lo spettatore (e i personaggi) sulla velleità delle sovrastrutture narrative che applichiamo alle nostre vite.

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“YOU HURT MY FEELINGS” DI NICOLE HOLOFCENER

Fuori concorso, You Hurt My Feelings è l’ultima brillante commedia della regista e sceneggiatrice statunitense Nicole Holofcener che in punta di piedi e con un’ironia calibrata, mette in scena la complessità e la fragilità delle relazioni umane.

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“RICARDO ET LA PEINTURE” BY BARBET SCHROEDER

Article by Emidio Sciamanna

Translation by Chiara Rotondo

An elderly painter climbs the steep cliff face of Brittany’s coastline, wearing worn-out clothes and holding his palette, easel and brushes in hand. Upon reaching a secluded grotto, he is free to express his imagination against the stunning coastal backdrop. This is the opening scene of Barbet Schroeder’s latest documentary, Ricardo et la peinture (“Ricardo and painting”), which premiered Out of Competition at the 41st Turin Film Festival.

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“RICARDO ET LA PEINTURE” DI BARBET SCHROEDER

Abiti consumati, pennelli in mano, tavolozza e cavalletto sulle spalle: nel cuore della Bretagna, sullo sfondo di un suggestivo paesaggio costiero, un anziano pittore si inerpica faticosamente lungo la ripida parete rocciosa di un litorale, fino a raggiungere una piccola grotta nascosta, dove può dare libero sfogo alla sua fantasia. È l’inizio del nuovo documentario di Barbet Schroeder, Ricardo et la peinture, presentato Fuori Concorso alla 41^ edizione del Torino Film Festival.

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“L’ÎLE” BY DAMIEN MANIVEL

Article by Luca Giardino

Translation by Eleonora Torrisi

Rosa’s (Rosa Berder) last night before leaving for Montréal is an unforgettable party. 
The girl must leave all her friends and move to Canada, perhaps to become a great dancer. But goodbyes are never easy and the night offers Rosa a chance to stop time to savor every sip of beer, every drag of a cigarette, and the warmth of the last day of summer. The meeting place is a large boulder in the middle of a beach, affectionately known as “the island”; here her friends set up a sort of farewell ritual, consisting of alcoholic challenges, seaweed battles and bathing in the sea. Rosa lives her last evening as if it were truly the last of her life without ever drowning in memories, but rather trying to recreate new ones that can last forever.

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