Archivi categoria: Torino Film Festival

“TESNOTA – CLOSENESS” by KANTEMIR BALAGOV

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Ottavia Isaia

Translation by: Cristina Di Bona

In his first feature film, presented at the Turin Film Festival in the section Festa Mobile, Balagov tells, in some of its aspects, an autobiographical story, opened and closed by the signs that introduce the film. Nalchik, a little village in the Northern Caucasus, 1988: the life of a quiet Jewish family changes when the David (Veniamin Kats) and his girlfriend Lea are kidnapped. A high price is requested for ransom. This film wonders what a family would decide to sacrifice to save one of its members.

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“TESNOTA – CLOSENESS” di KANTEMIR BALAGOV

Al suo esordio con un lungometraggio, presentato al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile, Kantemir Balagov sceglie di raccontare una storia a tratti autobiografica, aperta e chiusa da cartelli con cui si presenta ed introduce il film: 1998, siamo nel paesino di Nalchik, nel nord del Caucaso, dove la vita tranquilla di una famiglia ebrea viene sconvolta quando il figlio David (Veniamin Kats) e la fidanzata Lea vengono rapiti. Il riscatto richiesto è molto alto, e il film si interroga su cosa una famiglia possa decidere di sacrificare per il bene di uno dei componenti.

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“Pagine nascoste” di Sabrina Varani

Per scrivere il suo nuovo libro, la scrittrice Francesca Melandri compie una lunga ricerca tra Italia ed Etiopia, sul passato di suo padre Franco durante la dittatura fascista, trovando in lui una persona profondamente razzista che, una volta finita la guerra, ha preferito eliminare dalla memoria la sua connivenza con il regime. Nell’indagine sul genitore, però, la scrittrice si imbatte inevitabilmente in racconti collettivi riguardanti la guerra d’Etiopia, che scopre essere stata una delle pagine più violente della storia italiana. Continua la lettura di “Pagine nascoste” di Sabrina Varani

“PAGINE NASCOSTE” by SABRINA VARANI

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Elio Sacchi

Translation by: Valeria Tutino

To write her new book, the writer Francesca Melandri does a thorough research between Italy and Ethiopia on the past of her father Franco during the fascist dictatorship, and despite he was a racist, once the war ended, he preferred to delete from his memory his affiliation to the regime. In the investigation on the parent however, the writer comes across collective stories of the war of Ethiopia, one of the most violent pages of Italian history. Continua la lettura di “PAGINE NASCOSTE” by SABRINA VARANI

“FIRSTBORN” by AIK KARAPETIAN

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Dario Grande

Translation by: Emanuela Ismail

After The Man with the Orange Jacket, the Latvian director Aik Karapetian comes back to the TFF with a disturbing, psychological thriller able to worm its way into the darkest depths of your mind. Continua la lettura di “FIRSTBORN” by AIK KARAPETIAN

“MOST BEAUTIFUL ISLAND” di ANA ASENSIO

Una serie di giovani, belle donne riprese – spiate – nel loro viavai quotidiano per le strade affollate di New York. In questa sequenza d’apertura, lo sguardo della macchina da presa, il nostro sguardo, suggerisce che una qualsiasi di loro potrebbe essere protagonista della storia. Ad una qualsiasi di loro il futuro potrebbe riservare ciò che, invece, ha in serbo per Luciana, immigrata spagnola nella città dove i sogni si realizzano, o almeno dovrebbero, secondo l’”American Dream”.

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“MOST BEAUTIFUL ISLAND” by ANA ASENSIO

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Dora Bugatti

Translation by: Valeria Alfieri

A series of young beautiful women who are being filmed – spied on – during their everyday life in the crowded streets of New York. This is the opening scene, during which the camera, that represents our gaze, suggests than any one of them could be the main character of the story. Any one of them could be subjected to what the future holds, instead, for Luciana, a Spanish immigrant living in the city where dreams come true. Or at least they should, according to the “American Dream”.

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“FINDING YOUR FEET – RICOMINICIO DA ME” by RICHARD LONCRAINE

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Giuseppe Battaglia

Translation by: Melissa Borgnino, Federica Franzosi

The 35th edition of TFF has finally opened its doors to visitors with the showing of the film that was chosen as the unfortunate inaugural movie. It is unfortunate because, as it is always the case, this film had the responsibility of leading the way for the other ones the festival has in store, as usual drawing from a very disparate pool of genres.

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“FINDING YOUR FEET – RICOMINICIO DA ME” di RICHARD LONCRAINE

Il 35° TFF ha finalmente aperto i battenti con la proiezione del film scelto per l’ingrato ruolo di pellicola inaugurale. Ingrato poiché, come sempre accade, a questo film è stata assegnata la responsabilità di fare da apripista alle proiezioni che questo festival ha in serbo, come sempre attingendo dai più disparati generi.

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“REVENGE” by CORALIE FARGEAT

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Roberto Guida

Translation by: Emanuela Ismail, Valeria Tutino

Jennifer is the sweetest Lolita: beautiful, sexy, with a flirty attitude. She provokes the deepest desires in her lover, a rich businessman, and in his two business partners, that have met for a hunting trip in a luxurious mansion between the canyon and the desert. Waking up after a night of partying, the young woman suffers an assault and decides to run away, sparking the rage of the three, who run after her in the desert and throw her down a cliff, leaving her for dead. Shortly after, the hunters will find out, at their own expense, that they have become preys: Jen, who has survived and is even more fierce, will find them one by one and she will get her own raging and gruesome revenge.

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“REVENGE” di CORALIE FARGEAT

Jennifer è la più dolce delle lolite: bella, sexy, ammiccante in ogni suo atteggiamento. Suscita i desideri più reconditi del suo amante, un ricco uomo d’affari, e dei suoi due soci ritrovatisi per una battuta di caccia in una lussuosa villa tra i canyon e il deserto. Al risveglio da una serata di baldoria la giovane donna subisce una molestia e decide di scappare scatenando l’ira dei tre che la rincorrono per il deserto gettandola al fondo di un burrone, convinti di averla uccisa. Ben presto i cacciatori scopriranno a loro spese di essere diventati prede: Jen, sopravvissuta e agguerrita più che mai, li troverà uno ad uno e otterrà la sua feroce, cruenta vendetta.

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“TAEKSI WOONJUNSA – A TAXI DRIVER” by HOON JANG

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Gianluca Tana

Translation by: Valeria Alfieri, Laura Cocco

May 17th, 1980. The coup d’état of general Chun Doo-hwan leaves no hope for democracy in the South Korean people. The military regime imposes martial law from the very beginning, and it hides behind a wall of censorship and misinformation. The population of the small town of Gwuangju, encouraged by student demonstrations, takes to the streets, loudly demanding for freedom. However, the government responds with violence, opening fire on civilians, killing dozens of people and injuring hundreds. Journalist Jürgen Hintzpeter (Thomas Kretschmann) manages to record these riots on his camera and, helped by taxi driver Kim Man-seob (Song Kang-ho), succeeds in catching the world’s eye and let everyone know what is happening in South Korea. Continua la lettura di “TAEKSI WOONJUNSA – A TAXI DRIVER” by HOON JANG

“TAEKSI WOONJUNSA – A TAXI DRIVER” di HOON JANG

17 Maggio 1980, il colpo di stato del generale Chun Doo-hwan distrugge le speranze di democrazia della popolazione sudcoreana. Il regime militare impone fin da subito la legge marziale e si nasconde dietro a un muro di censura e disinformazione. La popolazione della cittadina di Gwuangju, spinta dai moti studenteschi, scende in piazza, rivendicando a gran voce la libertà; il governo risponde però con la violenza, reprimendo i moti nel sangue, aprendo il fuoco sui civili, uccidendone a dozzine e ferendone centinaia. Il giornalista Jürgen Hintzpeter (Thomas Kretschmann) riesce a riprendere questi giorni di scontri con la sua macchina da presa e, aiutato dal tassista Kim Man-seob (Song Kang-ho), riesce ad attirare l’attenzione mondiale su quello che sta accadendo nella Corea del Sud.
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Opening press conference of the 35th TFF

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Marco De Bartolomeo

Translation by: Valeria Alfieri, Valeria Tutino

Blue, piercing, indiscrete: it were Kim Novak’s eyes of a witch that opened the press conference of the Torino Film Festival, which reached its 35th edition. Director Emanuela Martini has revealed all the details of the event in room 2 of Cinema Massimo in front of journalists, institutions and onlookers.

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Conferenza stampa di apertura del 35º TFF

Azzurri, penetranti, indiscreti. Sono gli occhi da maga di Kim Novak ad aprire la conferenza stampa del Torino Film Festival, giunto ormai alla sua 35ºesima edizione. Nella sala 2 del cinema Massimo, di fronte a giornalisti, istituzioni e semplici curiosi, il direttore Emanuela Martini svela i dettagli della manifestazione.

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“The Blank Generation” di Ivan Král – Conferenza Stampa

Ivan Král è un musicista, produttore, compositore di colonne sonore e regista. Ha inciso dischi da solista, ha collaborato con artisti quali Patti Smith, Iggy Pop, John Cale, David Bowie, Pearl Jam, U2, e con Amos Poe ha codiretto i documentari Night Lunch (1976) e The Blank Generation (1976).

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“Free Fire” di Ben Wheatley

Dopo High-Rise, criptico adattamento del romanzo di James G. Ballard proiettato al TFF33, Ben Wheatley torna a Torino con Free Fire, un film in stile tarantiniano che pecca di virtuosismo e tenta spudoratamente di conquistare il pubblico con trovate di grande richiamo. Siamo nel 1970; la vicenda si svolge nell’arco di una sola notte, all’interno di una fabbrica abbandonata nel Massachusetts, dove una strana compagine di improbabili personaggi si riunisce per finalizzare uno scambio d’armi. I dieci trafficanti sono ben divisi in due schieramenti contrapposti, anche se non è difficile intuire che ognuno di loro nasconde qualche interesse privato, rendendo le alleanze fragili e mutevoli. Dopo un preambolo all’esterno della fabbrica, appena le scatole dei fucili vengono consegnate la tensione comincia ad aumentare a dismisura. Basterà pochissimo per far deflagrare un interminabile conflitto a fuoco che costituisce l’ossatura di tutto il film. Il cast stellare (Cillian Murphy, Brie Larson, Michael Smiley, Armie Hammer e Sharlto Copley) è costretto a strisciare, rotolare, urlare, prendere pugni e pallottole a oltranza, bruciare e sanguinare, senza mai abbandonare una leggera patina comica di battute taglienti, scambiate come se le parole fossero, a loro volta, dei colpi di fucile. I molti personaggi sono, letteralmente, duri a morire: come nei cartoni animati, i loro corpi possono subire ogni tipo di violenza, ma non smettono mai di combattere ed insultarsi.

Free Fire, però, punta troppo in alto. Dopo un promettente inizio carico di tensione, dal momento in cui viene sparato il primo colpo il film implode in un accumulo di stereotipi e azioni ripetitive. La comicità e l’intelligenza delle battute, alcune delle quali davvero memorabili, viene sommersa da una pioggia di proiettili vaganti e personaggi voltagabbana che non sanno più da che parte stare. Nei film d’azione, in particolare modo nel sottogenere dello sparatutto, è imprescindibile creare una definita geografia del campo di battaglia, a maggior ragione se la storia si svolge interamente in un capannone industriale. I personaggi hanno le idee confuse sulla generale disposizione di nemici e alleati all’interno della fabbrica (più volte, infatti, vengono colpite le persone sbagliate, con conseguenti insulti e scuse), ma questo non giustifica il grado di confusione che il regista induce nello spettatore. Rappresentare una guerriglia caotica non vuol dire necessariamente mettere lo spettatore nella stessa condizione dei personaggi. Il risultato è che dopo un’ora abbondante di pandemonio a fuoco, non ci sforziamo nemmeno più di capire chi spara e chi è stato colpito, perché non ci viene dato un numero sufficiente di coordinate per provare a farlo.

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Nonostante tutte le strizzate d’occhio a Tarantino, Peckinpah e Scorsese (che è produttore esecutivo del film), Free Fire purtroppo non decolla. Rimane bloccato fra le quattro mura della fabbrica in cui confina la sua azione, senza mai ottenere il tanto cercato effetto cult che altri film d’azione sono riusciti ad ottenere senza così tanto sforzo.

Sezione “I Did It My Way – Essere Punk”

26 novembre 1976 : I Sex Pistols pubblicano il loro primo singolo Anarchy in the UK. Nasce il punk: una tendenza musicale che però contagia ben presto moda, cultura e diventa una vera e propria filosofia di vita. Ed è proprio lì nella Londra della crisi che inizia a diffondersi il germe del punk. Proprio in questi giorni in Gran Bretagna si celebra il quarantesimo anniversario della nascita del punk e il Torino Film Festival si unisce alla celebrazione dedicando una sezione ai film punk, I Did it My Way , in una dimensione che spazia dal movimento politico, ai leader della scena punk musicale.

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