Family bonds are just as hard to break as they are to mend. However, if our reality is not enough to fill the emotional gap caused by unexpected and senseless separations, virtual reality transcends dimensional boundaries, offering unforeseen support in the search for a solution. «Reality is what you make of it» and LUZ, the VR game that lends its title to Flora Lau’s film that was presented out of competition at the 43rd Torino Film Festival, promises to deliver this experience.
I legami familiari sono tanto difficili da spezzare quanto da ricongiungere. Tuttavia, se la realtà che conosciamo non è sufficiente a colmare la distanza affettiva – causata da separazioni improvvise e inspiegate –, la realtà virtuale offre un controllo insperato nella ricerca della soluzione, trascendendo i confini dimensionali. «Reality is what you make of it» e LUZ, VR game che dà il titolo al film di Flora Lau, presentato fuori concorso alla 43ª edizione del Torino Film Festival, promette di farne esperienza.
Todas las fuerzas, directed by Luciana Piantanida, proposes an analysis of the Latin American migrants’ situation in Buenos Aires through a controlled use of fantasy. Set in district Once, the movie combines social observation and more visionary narrative constructions, without fully adhering to the rules of a single genre.
Todas las fuerzas, diretto da Luciana Piantanida, propone un’analisi della realtà migrante latinoamericana a Buenos Aires attraverso un uso controllato del fantastico. Ambientato nel quartiere Once, il film combina osservazione sociale e costruzioni narrative più visionarie, senza aderire pienamente ai codici di un genere univoco.
To mark his daughter Sofia’s twenty-fifth birthday (Vic Carmen Sonne) –now his sole heir after the death of his son– Marcos Timoleon (Willem Dafoe), a wealthy Greek shipowner, hosts an elaborate celebration on his private island. A party that seems to be choreographed down to the last detail. But things don’t unfold quite according to his script.
Nel venticinquesimo compleanno della figlia Sofia (Vic Carmen Sonne), rimasta sua unica erede dopo la morte del figlio, Marcos Timoleon (Willem Dafoe), ricco armatore di origini greche, mette in scena sulla sua isola privata una festa che sembra seguire un copione scritto da lui. Ma le cose non vanno come si aspetta.
With Mo Papa, her second fiction feature film after Mo Mamma (2023), Estonian director Eeva Mägi returns to explore the most fragile part of human relationships, this time choosing the bond between father and son. The film speaks with intensity and clarity: the story of a man who longs for an ordinary life and strives to act rightly, yet remains trapped by his past and unresolved traumas. Haunted by a city that condemned him and a stolen childhood, he is slowly driven toward self-destruction.
Con Mo Papa, suo secondo lungometraggio di finzione dopo Mo Mamma (2023), la regista estone Eeva Mägi torna a esplorare la zona più fragile delle relazioni umane, scegliendo questa volta il legame tra padre e figlio. Il film si esprime con forza e chiarezza: la storia di un uomo che, pur desiderando una vita ordinaria e sforzandosi di agire rettamente, non riesce a liberarsi dal proprio passato e dai traumi irrisolti. La città che lo ha giudicato e un’infanzia che gli è stata sottratta lo spingono lentamente verso la distruzione.
Dolph: Unbreakable tells the life and career of Dolph Lundgren, starting from his most vulnerable moment: his illness. Andrew Holmes’ documentary opens and closes there, in the moment the actor – action cinema icon – stops being just a “tough guy” and becomes a man fighting in silence, still working, exercising and living.
Dolph: Unbreakable racconta la vita e la carriera di Dolph Lundgren partendo dal punto di massima fragilità: la malattia. Il documentario di Andrew Holmes si apre e si chiude lì, nel momento in cui l’attore – simbolo del cinema d’azione – smette di essere soltanto un “duro” per diventare un uomo che combatte in silenzio, continuando a lavorare, ad allenarsi, a vivere.
In Ailleurs la Nuit, presence and absence are two faces of a coin: among personal doubts, fleeting encounters and secret bonds, the lives of six characters echo into one another. Although the drama of this dichotomy springs from its paradoxical representation in Pirandello’s work, in Ailleurs la Nuit it is incommunicability and silence that make it noticeable.
In Ailleurs la nuit la presenza e l’assenza sono due facce della stessa medaglia: tra incertezze personali, incontri fugaci e legami sotterranei, le esistenze di sei personaggi riverberano l’una nell’altra. Se nell’opera di Luigi Pirandello il dramma di questa dicotomia scaturisce dalla sua rappresentazione paradossale, in Ailleurs la nuit a renderlo tangibile sono invece l’incomunicabilità e il silenzio.
Una storia (o un sogno) che non ha mai fine, perché non esiste limite al gioco della fantasia: una dimensione spirituale che ammette ogni possibilità, persino quella di riscrivere il proprio destino e vivere una fantastica avventura. Ma anche nel più bel sogno si insidiano storture nascoste e glitch. Con Mind Game, lungometraggio di animazione sperimentale, Masaaki Yuasa offre allo spettatore uno spettacolare viaggio verso infinte possibilità. Un futuro, astratto e metaforico a livello tematico, ma concreto sul piano della sperimentazione del linguaggio cinematografico. Tutto ciò reso con un’estetica animata selvaggia e disomogenea, punto di forza attrattivo del film.
Come realizzare un’opera di formazione e autoconsapevolezza che guardi al proprio passato, senza però scomodare Lacan o Freud? La risposta la offre la regista Vera Drew, unendo nostalgia e passione kitsch per l’universo DC Comics in tutte le sue declinazioni. Questi elementi danno vita a The People’s Joker: un coming of age queer e metariflessivo che decostruisce le consuetudinarie argomentazioni sulle tematiche di gender. Al tempo stesso, un racconto autobiografico che si sposta tra passato e presente in maniera ironica e smaccatamente personale.
Premiered at the latest Toronto International Film Festival, The Assessment is set in a dystopian near future where humanity is the primary cause of the world’s destruction and the driving force behind the climate changes that have ravaged it. In response to this catastrophic situation, an extreme measure has been taken: the creation of a semi-dictatorial society, a fabricated paradise where every action is controlled, and individuals—deemed incapable of managing their freedom—are now confined by a dense web of constraints.
Presentato in anteprima all’ultimo Toronto International Film Festival, The Assessment è ambientato in un futuro distopico non troppo lontano, in cui l’umanità è la principale responsabile della distruzione del mondo e la causa dei mutamenti climatici che lo hanno devastato. A questa situazione catastrofica è stata trovata una soluzione estrema: la creazione di una società semi-dittatoriale, un paradiso fittizio in cui ogni gesto è controllato, e le persone, evidentemente incapaci di gestire la propria libertà, sono ora strette in una fitta rete di vincoli.
La coppia protagonista (interpretata da Himesh Patel e da un’atipica Elizabeth Olsen) sembra vivere felicemente in un mondo ideale, nonostante l’atmosfera sia desolante e anonima: i campi lunghi degli esterni mostrano un paesaggio arido e la loro futuristica villa è asettica, dipinta dalla freddezza di colori artificiali. In questa nuova società impersonale e surreale, la coppia vorrebbe avere un figlio, ma ha bisogno di superare un esame: convivere con una donna (Alicia Vikander) che verifichi l’adeguatezza dei due partner a diventare genitori.
I due protagonisti resistono e superano una serie di prove che diventano sempre più insensate ed estreme. Cadenzata da un ritmo angosciante, la colonna sonora accompagna la coppia in una spirale di follia, in cui il libero arbitrio è messo da parte in nome di un bene superiore e di una società apparentemente perfetta. Eppure, un’ultima scelta è ancora possibile: continuare a vivere in un mondo artificiale nel quale la finzione e il controllo sono padroni, oppure tornare nello sfregiato mondo reale, ma da uomini liberi.
Attraverso la fantascienza, The Assessment affronta temi universali come il cambiamento climatico e il libero arbitrio, ma anche questioni intime e private come la maternità, riuscendo così a ricorrere agli stilemi di genere per innescare un’interessante riflessione.
The American Dream is a central theme in American cinema. “Dreamers” manifest themselves in different forms: on the one hand, character groups, such as those of Martin Scorsese and Francis Ford Coppola, whose mafia gangs offer a stark depiction of the lust for wealth and success; on the other hand, lonely dreamers, individuals willing to go to any lengths to pursue great ideals. However, stories that reflect the American Dream outside United States’ borders are often overlooked, demonstrating how these universal aspirations transcend cultures and geographies. Moreover, there are narratives inspired by this theme that do not resort to exaggeration but achieve a sober and realistic balance.
L’American Dream è un tema centrale nel cinema americano. I “dreamers” si manifestano in diverse forme: da un lato, i gruppi di personaggi, come quelli di Martin Scorsese e Francis Ford Coppola, le cui gang mafiose offrono una rappresentazione cruda della brama di ricchezza e successo; dall’altro, i solitari sognatori, individui disposti a superare ogni limite per perseguire ideali grandiosi. Tuttavia, spesso si trascurano le storie che riflettono l’American Dream al di fuori dei confini statunitensi, dimostrando come queste aspirazioni universali trascendano culture e geografie. Inoltre, esistono narrazioni ispirate a questo tema che non ricorrono all’esagerazione, ma raggiungono un equilibrio sobrio e realistico.
Ed è proprio nel film The Black Sea che queste dinamiche si evidenziano con maggiore rilevanza. Il protagonista Khalid, un giovane afroamericano con grandi ambizioni, insoddisfatto del suo lavoro in un bar di Brooklyn, decide di licenziarsi dopo essere stato contattato da una donna bulgara su Facebook, che gli offre diecimila euro per trascorrere del tempo con lei. Tuttavia, scopre al suo arrivo in territorio balcanico, che la donna è deceduta, avviando così il suo esilio economico in terra sconosciuta. I registi Derrick B. Harden e Crystal Moselle seguono il percorso di Khalid, interpretato dallo stesso Harden, mentre cerca di integrarsi in una comunità estranea, esplorando temi di aspirazione individuale e solitudine, simili a quelli affrontati da Kubrick in Barry Lyndon. Il processo di adattamento nella cittadina bagnata dal Mar Nero, a cui si rifà il titolo del film, si rivela complesso; Khalid deve trovare qualsiasi lavoro disponibile per sopravvivere. La sua situazione è drasticamente cambiata: ora la necessità guida le sue scelte. Tuttavia, sviluppa un’amicizia con una donna bulgara e insieme riescono a fondere le loro ambizioni, questo permetterà loro un equilibrio che gli consentirà di realizzare il successo desiderato senza sfociare in conclusioni di disfacimento etico e morale.
After directing a series of short films focusing on socio-political issues, Mara Tamkovich makes her debut with her first feature film, evocatively titled Under the Grey Sky, which takes the viewer back to the events following the 2020 Belarusian elections and the events in Square of Changes in Minsk, where riot police attacked unarmed protesters during a peaceful demonstration after Lukashenko’s proclamation, resulting in arrests and violence.
Dopo una serie di cortometraggi incentrati su questioni politico-sociali, Mara Tamkovich esordisce con il suo primo lungometraggio dall’evocativo titolo Under the Grey Sky che riporta lo spettatore alle vicende seguite alle elezioni bielorusse del 2020 e ai fatti di Piazza del Cambiamento a Minsk dove, dopo la proclamazione di Lukashenko, durante una manifestazione pacifica la polizia antisommossa attaccò i manifestanti inermi compiendo arresti e violenze.
Il magazine delle studentesse e degli studenti del Dams/Cam di Torino
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