Un film bergmaniano. Così è stato presentato ai giornalisti Luce mia, il film di Lucio Viglierchio, nato da un’idea di Viglierchio e Sabrina Caggiano che ne è anche la protagonista. L’ultimo lavoro del regista torinese nasce da una collaborazione con la Rai e grazie ai fondi ricevuti dal Piemonte Doc Film Fund.
Luce mia è anche un progetto transmediale, in quanto esistono un blog in cui sono raccontate le storie di Lucio e Sabrina (www.lucemia.it/film) e una piattaforma web che raccoglie testimonianze di medici, referti, diagnosi, analisi e risultati del percorso medico di Lucio: un luogo virtuale in cui si possono trovare informazioni scientifiche sulla leucemia e ricevere risposte alle domande più frequenti (www.lucemia.it/webdoc). Luce mia è quindi un esempio di cinema immersivo che approfondisce la sconosciuta realtà ospedaliera all’interno di quei reparti caratterizzati dall’isolamento.
Cosa vediamo quando guardiamo? Che rapporto si stabilisce tra l’osservatore e la cosa guardata?
Affollata la Conferenza stampa odierna per il film Sexxx, inserito nella sezione Festa Mobile / Palcoscenico. Presenti il regista Davide Ferrario, il coreografo Matteo Levaggi, il direttore della fotografia Fabrizio Vacca e Paolo Manera, direttore della Film Commission Torino Piemonte.
Il regista ha raccontato di aver visto il balletto Sexxx di Levaggi per una casualità, e per la curiosità suscitata dal titolo. Positivamente affascinato dallo spettacolo, ha voluto subito far sapere al coreografo che sarebbe stato disposto a filmarlo.
Se ieri sera la proiezione del film Suffragette ha inaugurato il 33° TFF, stamattina la prima conferenza stampa dell’edizione 2015 ha visto protagonista lo stesso film. A rispondere alle domande dei giornalisti erano presenti la regista Sarah Gravon, la sceneggiatrice Abi Morgan, e una delle due produttrici, Faye Ward.
Article by: Danila Prestifilippo Translation by: Roberto Gelli
Not only was Suffragette shown yesterday evening to inaugurate 33th TFF, but also the film was the protagonist of the first press conference, which took place this morning. Film director Sarah Gavron, screenwriter Abi Morgan and one of its producers Faye Ward answered journalists’ questions and explained the film goals and the choices they made, in order to create the short film.
Muad (Carey Mulligan), a female worker, is the protagonist. She is a fictional character and fights together with other women, who represent really existed historical feminists like Emmeline Pankhurst (Merylin Streep). As director Gavron pointed out, the aim of this semihistorical approach was to make a connection between the women, who were given the mocking name Suffragettes and started their battle for their right to vote hundred years ago and modern women, who are still struggling with salary discrepancy, sexual violence and for their right to children protection and tutoring.
Suffragettes social movement has fought for fifty years but, if it is true that the first forty years had been a pacific struggle, in the following sixteen months the fight became more violent and cruel and almost none knows about it. The absence of films that tell us about the violence these courageous women had to endure, played a great role in persuading Faya Ward and Alison Owen to produce the film. Faya Ward stated: “We wanted the public to be aware of the importance of the sacrifices and the success related to Suffragettes fight. We also wanted to underline how their results are effective in nowadays society. We have tried to give modern spectators some contact points, in order for women not only to be politically active, but also to encourage them to be and become what they really feel they are or they could be. Our attempt was to give voice to those, who were not yet given their chance on the big screen.”
Abi Morgan, who had already been the screenwriter of movies such as The Iron Lady, emphasized that the challenge was to choose a really meaningful example of woman’s life and be able to put it in a precise historical context. She said: “On the one hand the character of Muad underlines the role of lots of passive supporters who became activists, on the other hand it investigates the reasons which persuaded women like her to put their jobs, their families and their homes at risk, in the name of a civil right”. The film focuses on the political matter and puts in the foreground these courageous protagonists, so the decision to not examine in depth personal stories was due to the fact that there are not enough literary or movie material at disposal, to which one can refer to. With reference to that, Morgan added that it was much more important to end the film with information about Saudi Arabia and its 2015 law concerning women right to vote only if accompanied by men, rather than to think at some sort of dramatization of Maud in the Hollywood style.
Sarah Gavron gave some further meaningful figures: “Still today, 66 million of women worldwide have no right to vote, 2/3 are illiterate and only 22% hold public offices. It says that the face of poverty is female and unfortunately these figures confirm it”.
The film’s aim is not only political and historical, it concerns the social matter too by denouncing and preventing the high young people abstaining rate, above all among women. Director Gavron told about the reaction of most of the female audience attending Suffragette’s introduction meetings. As she had hoped, after seeing the film, they expressed their wish to vote again because it made them aware of the sacrifices made by British feminist movement. She also reported that the troupe film (almost completely composed by women) wanted to give a clear signal during the film shooting, so they symbolically demonstrated against government by obtaining the permission to film in the House of Parliament in London, that same institutional place, which had declared against women right to vote.
Asked about a possible way to increase female presence in all sectors, starting from institutional offices, Abi Morgan answered: “We have to introduce the concept of positive discrimination and keep insisting about the importance women have within a context implying equality of the sexes. Geena Daves said “See in order to Be”: we need to have a radical attitude, to leverage the mass media but, in order to be successful, women complicity is essential”.
Faye Ward ended the press conference by making a consideration about the fact that Suffragette is a film of women who fight for their right to vote but “today the concept of fight may imply different ways. Each one of us can be what he wants to be, and this is true for both genders and all races. It is enough that we find our own voice and utter our words in every place, in political institutions or other kind of institutions.
Giovane, vivace, distopico, contemporaneo e, aggiungerei, fiducioso.
Questi gli aggettivi che si sono ripetuti più volte durante la dinamica e allegra presentazione della trentatreesima edizione del TFF, che si è aperta con l’esibizione dell’Ensemble di Sassofoni del Conservatorio G. Verdi, la quale ha allietato la Sala 2 del Cinema Massimo, gremita di giornalisti e rappresentanti delle maggiori istituzioni torinesi, con la riproposizione della celebre colonna sonora di Indiana Jones.
“Giovane” è l’appellativo più classico che si possa associare al TFF, infatti le opere in concorso sono sempre le prime, le seconde o al massimo le terze di registi perlopiù indipendenti. In particolare è la sezione Onde, di cui era presente il cocuratore Roberto Manassero, che da sempre si occupa di estrema innovazione tematica e tecnica. Anche quest’anno, con i suoi 15 film, ha selezionato formati liberi: super8, 16mm, VHS, digitale e incroci con la videoarte.
La stessa vocazione è stata confermata dal curatore della sezione TFFDoc Davide Oberto, il quale ha parlato di “identità di tutte le sezioni: sondare nuovi talenti indipendenti”.
La vivacità ha contraddistinto le parole di tutti coloro che sono intervenuti durante la conferenza, a partire dalla Direttrice Emanuela Martini, la quale ha da subito iniziato a raccontare le numerose collaborazioni che il TFF ha intrapreso, da più o meno tempo, con importanti istituzioni torinesi e che, anche quest’anno, saranno parte integrante del Festival.
Tra queste ha posto l’accento sul Circolo dei Lettori che ospiterà un prefestival dedicando due giornate al genere fantascientifico con letture a tema (Pincio racconta Dick e 1984) e sulla RAI, che ospiterà lo staff del TFF durante il festival nei suoi storici palazzi e ha prodotto lo spot che verrà trasmesso su tutte le sue reti.
Pietro Grignani, nuovo Direttore della Sede Regionale Rai di Torino, ha sancito l’imprescindibile collaborazione concreta col Festival come “questione d’identità in quanto entrambe aziende culturali”.
Paolo Damilano, Presidente del Museo Nazionale del Cinema e della Film Commission Torino Piemonte, ha parlato di “festival metropolitano, nel senso che farà parlare di cinema tutta la città”. A tal proposito, l’Assessore alla Cultura della Città di Torino Maurizio Braccialarghe ha confermato la costante tendenza a fare di Torino città d’arte e di evoluzione dei linguaggi, in particolar modo nell’ambito cinematografico.
Come di consueto, anche la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, rappresentata dal Presidente Patrizia Sandretto, si schiera in prima fila tra le collaborazioni con il TFF e quest’anno curerà e ospiterà una sottosezione della sezione Onde, ARTRUM: cortometraggi di carattere fantasmatico ambientati in paesaggi post- apocalittici, tutti legati all’arte contemporanea.
Concluse le presentazioni di vari importanti partners, si è arrivati al succo della questione, ovvero la veloce rassegna dei film in programma e degli eventi correlati.
A parte ciò che già si conosceva, ossia l’omaggio a Orson Welles, il film di pre-apertura Bella e perduta di Pietro Marcello e il film di apertura Suffragette, molte sono state le anticipazioni .
15 i film in concorso di cui 4 italiani; nella sezione Festa Mobile il Gran Premio Torino sarà assegnato all’inglese Terence Davies per Sunset Song. Nella stessa sezione il Direttore ha sottolineato la presenza de La felicità è un sistema complesso di Gianni Zanasi di cui la protagonista è Hadas Yaron, premiata come Miglior Attrice alla mostra di Venezia e al TFF32 per Felix et Meirà.
Il Premio Cipputi, a vent’anni dalla sua creazione, verrà assegnato a Francesca Comencini di cui sarà proiettato il mediometraggio In fabbrica, mentre il premio Maria Adriana Prolo alla carriera sarà conferito a Lorenza Mazzetti con la proiezione di due suoi film: K e Together.
Il guest director di quest’anno è Julien Temple, fedele al Festival torinese, il quale, a partire dal suo ultimo film The Ecstasy of Wilko Johnson ha raggruppato 7 film uniti da un macro tema: “Questioni di vita e di morte”, dove protagoniste sono queste due imprescindibili presenze che rendono umani gli esseri umani.
Distopica e surreale è la retrospettiva che inizia con questa edizione e continuerà nella prossima: “Cose che verranno. La terra vista dal cinema”, sezione curata da Emanuela Martini dedicata alla fantascienza, ai mondi impossibili o catastroficamente futuri, nei quali nella battaglia tra utopia e antiutopia vince malauguratamente la seconda.
Davide Oberto, curatore di TFFdoc ha spiegato in dettaglio le tematiche presenti nei film proposti. Oltre alla consueta suddivisone tra Internazionale.doc e Italiana.doc, spicca il Mediterraneo, visto non come attualità e tragedia, ma come fonte di creatività (9 le pellicole in questa sottosezione).
Savina Neirotti, responsabile del TorinoFilmLab, ha infine presentato gli 8 film selezionati e ha spiegato lo spirito formativo che anima questa comunità creativa. Altri fiori all’occhiello su cui si è soffermata Emanuela Martini nella sua veloce panoramica sono i restauri di Terrore nello spazio e Tragica alba a Dongo, cortometraggio censurato e considerato perduto che racconta le ultime ore di Mussolini.
Young, lively, dynamic and, I would add, confident.
These are the adjectives that were most frequently heard during the dynamic and cheerful press conference for the second biggest Italian movie event of the year. This 33rd edition of TFF was opened by the Saxophone Ensemble of Conservatoire G. Verdi in hall 2 of Cinema Massimo playing the famous Indiana Jones theme song, which was enthusiastically cheered by journalists and representatives of the most important Turin institutions.
Young is probably the most appropriate word to describe the TFF, since the work presented are often the first, second, or at most third of their directors, who are usually independent. The section “Onde”, in particular, with its co-curator Roberto Manassero, has always dealt with extreme innovation, both thematic and technical. As usual, this year “Onde” selected 15 films among different formats, Super 8 mm film, Super 16, VHS, digital films and videoart contaminations. The search for innovation has also been confirmed by TFF Doc’s curator, Davide Oberto, who explained that “all sections are based of new independent talents to be explored”.
Enthusiasm marked every speech during the press conference, included that of Director Emanuela Martini, who started by pointing out TFF’s several partnerships with important institutions of Turin, which had been established in the past or in recent years and will be part of the event this year too.
Among them, she underlined the collaboration with Circolo dei Lettori and RAI. The local cultural centre wil host a two-day pre-festival event focusing on science fiction readings. (Pincio racconta Dick and 1984) whereas the Italian public television broadcaster RAI will welcome TFF staff within its historical buildings and will be promoting the event during the festival by broadcasting a self-produced spot on its channels. The new director of RAI headquarter in Turin, Pietro Grignani, confirmed how essential such a concrete collaboration is, being both partners cultural companies and sharing a common identity. Paolo Damilano talked about a “metropolitan” festival, in the sense that it wil get the whole city talking about cinema” and, speaking of that, Maurizio Braccialarghe, Councillor for Culture of the city of Turin, confirmed the constant tendency to make Turin a city of arts and evolution of techniques. particularly when it comes to cinema. As usual, the Sandretto Re Rebaudengo Foundation, represented by its President, Patrizia Sandretto, is also on the front line amongst collaborations with TFF and this year it will even curate and host a subsection of the “Onde” section, ARTRUM: short films of a phantasmatic nature set in post-apocalyptic landscapes, all relating to contemporary art.
After introducing TFF’s several important partners, the press conference came to the heart of the matter: a short review of the festival movies and their connected events.
Aside from what had already been publicly disclosed, such as the homage to Orson Welles , the pre-opening film by Pietro Marcello and the opening film Suffragette, both the Director and the two curators of the film festival revealed a lot of information about this edition. There will be 15 films competing this year, 4 of which are Italian. For the section Festa Mobile, the Gran Premio Torino will be assigned to the English director and screenwriter Terence Davies for his Sunset Song. In the same section the artistic director made special mention of the movie by Gianni Zanasi La felicità è un sistema complesso (Happiness is a difficult system) and the main actress Hadas Yaron, awarded as best leading actress in Venezia film festival and Torino film festival 32 playing in Felix et Meirà.
There will also be the Cipputi Prize, celebrating 20 years from its foundation, and this will go to Francesca Comencini for her short feature movie In fabbrica (In a factory). The Maria Adriana Polo Lifetime Achievement Award will go to Lorena Mazzetti. Two of her films, K and Together will be played during the festival. This year the guest director will be Julian Temple, who loves Torino film festival and used his latest movie The ecstasy of Wilko Johnson (guitarist of the band Dr. Feelgood, terminally ill with cancer, saved at the eleventh hour by an operation) as a starting point to regroup seven movies, all linked together by a macro theme: Questioni di vita e di morte, where the protagonists are exactly these two unavoidable presences, which make human beings just what they are. “About dystopia and surreal” are the words that best define the retrospective, which is starting in this edition and will be continuing in the next one: Cose che verranno. La terra vista dal cinema, under the direction of Emanuela Martini, is the section dedicated to science fiction and to impossible or catastrophically future worlds, where in the battle between utopia and antiutopia, is the second one which unluckily wins. Davide Oberto, the curator of TFF doc, then talked in detail about the themes of the films proposed for the Festival. In addition to the usual subdivision between International.doc and Italian.doc, the will be a focus on Mediterranean, seen not only as tragic and a protagonist in the current affairs, but also as a source of creativity (9 films in this subsection). In addition, there will be several special events such as screening of Fondo Mossina Miss Cinema shot on 16mm that shows us unexpected portraits of hopeful young people from 1942 to 1952 and the screening of two Chantal Ackerman’s films.
Finally, the Director of TorinoFilmLab Savina Neirotti presented the 8 selected films and clearly restated the importance of the didactic aim that lies at the basis of this creative community. Pride of place was also enjoyed by the restored versions of Terrore nello spazio and Tragica Alba a Dongo, a short film that was once banned and thought lost, which portrays the final hours of Mussolini in Dongo, in a quick overview presented by Emanuela Martini.
Liveliness and dynamism are the adjectives that best describe the sponsor of the event, Chiara Francini. The actress was specially appointed taking into consideration the image this festival aims to convey for its 33rd edition. The awareness of last year’s big success (which made it possible to have 11 theaters available this year) gives the organizers of this festival the right confidence and the possibility to rely on a widespread public approval.
La nuova frontiera della sperimentazione dell’audiovisivo e della ricerca autoriale
Il mondo delle serie tv sta cambiando, e lentamente anche l’Italia si sta preparando al passaggio da serie che nascono solo per la televisione a serie che sono fatte per sfruttare il web.
Una chiusura in positivo per questo trentaduesimo Torino Film Festival: il 5% in più di biglietti venduti. Emanuela Martini, vice direttore della precedente edizione, termina con successo il suo battesimo del fuoco al timone della kermesse con una selezione che ha saputo soddisfare ogni genere di palato.
Giunto alla sua XV edizione, il Sottodiciotto Film Festival, dedicato al cinema fatto da e per i più giovani e ai film che ritraggono le nuove generazione e quelle passate, si svolgerà dal 5 al 12 Dicembre. Pur risentendo fortemente della disastrosa condizione economica e degli innumerevoli tagli, l’edizione 2014 promette una programmazione ricca di sorprese, con 31 titoli (erano 50 l’anno scorso). Organizzato da Aiace Torino e da Città di Torino –Direzione Cultura Educazione e Gioventù – ITER, l’evento fa del noto verso di Giovenale “Mens sana in corpore sano” il suo motto, richiamando così i giovani ad una riflessione personale e collettiva che contribuisca a creare una comunità che punti al progresso attraverso una sana convivenza sociale fatta di rispetto per gli altri e rispetto per le regole. Continua la lettura di Conferenza stampa di apertura di Sottodiciotto Film Festival 15→
Vedere dal vivo la nascita di tre secondi di un futuro e possibile “cartone animato” (come si diceva quando ancora questo incredibile procedimento avveniva, per l’appunto, su carta), soprattutto per chi è amante di cinema d’animazione come me, è un vero privilegio. Continua la lettura di Andrea Dotta tra fumetto e animazione→
Si è tenuta stamattina presso il laboratorio Quazza dell’Università degli Studi di Torino la proiezione di Triangle, il documentario diretto dalla palermitana Costanza Quatriglio.
A seguire ha avuto luogo una tavola rotonda moderata dal Prof. Franco Prono acui hanno partecipato la regista, Federica Turco, semiologa dell’Istituto Europeo di Design di Torino, Marcella Filippa, direttrice dell’ISMEL (Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro, dell’Impresa e dei Diritti Sociali), la filosofa Maria Concetta Sala e Giancarlo Gaeta, docente del Dipartimento di Studi Storici e Geografici dell’Università degli Studi di Firenze.
Vedere in una stessa sede Bruno Bozzetto e Piero Angela è un’emozione riservata a pochi. La sera del 27 novembre questo privilegio è stato concesso solo ai fortunati che sono riusciti a mettersi in coda in tempo, data la moltitudine di persone accorse in occasione dell’evento e la ristrettezza della sala Massimo 2.
“Questa non è una storia sulla malattia, ma è la storia di un rapporto umano.”
Così ha dichiarato ieri alla conferenza stampa del Torino Film Festival Eddie Redmayne, protagonista del film The Theory of Everything, in cui interpreta l’astrofisico Stephen Hawking. Ed effettivamente è di questo che parla il film: è una storia d’amore. Ma tra chi? Tra Stephen e la sua prima moglie, Jane? O tra Stephen e la fisica?
Il film è l’adattamento cinematografico del libro autobiografico Travelling to Infinity: My Life With Stephen, scritto dalla prima moglie di Hawking. E The Theory of Everything comincia proprio dal primo incontro tra i due, per poi percorrere insieme gli anni in cui si sono amati e sostenuti a vicenda, hanno dato vita a una famiglia e si sono infine separati. Il film, nonostante i toni seri, riesce tuttavia a far ridere in alcuni punti. Particolarmente interessanti sono stati i ben due riferimenti alla famosa serie inglese Doctor Who, che hanno reso il film decisamente British.
Vestire i panni di Stephen Hawking non sarà stato certo facile, ma l’interpretazione di Eddie Redmayne, con il suo fascino e il suo carisma, ha convinto tutti sin da subito – tanto che potrebbe essere un possibile candidato all’Oscar come miglior attore protagonista. Ma per ora qui a Torino gli è stato consegnato ieri sera il premio Maserati.
Ieri mattina alla conferenza stampa l’attore inglese ci ha detto che, venuto a conoscenza del progetto, se ne è subito interessato, ma che non appena ottenuta la parte di Hawking, si è reso conto delle difficoltà che questo ruolo poteva comportare. Infatti, per prepararsi, è stato seguito dalla ballerina e coreografa Alexandra Reynolds, che gli ha insegnato come muovere adeguatamente il corpo e sfruttare solo certi muscoli. Inoltre l’attore si è recato in una clinica specializzata dove ha potuto studiare i disagi fisici ed emotivi dei malati di SLA.
Certamente un lavoro molto duro, a livello fisico e psicologico. Ma Eddie Redmayne ci dice che è stato soprattutto l’incontro con Stephen Hawking ad aiutarlo a calarsi adeguatamente nella parte, a fargli comprendere le più piccole sfaccettature di questo meraviglioso uomo, un’icona che sembra volerci dire sempre qualcosa in più, svelandoci i misteri dell’Universo, ma non solo.
Ed è su questo punto che che il film si sofferma. Non si parla in modo eccessivo di fisica, buchi neri o radiazione di Hawking, ma ci si concentra sui rapporti umani, sulle difficoltà che si possono incontrare lungo il cammino e che possono essere superate solo con un’enorme forza di volontà e l’affetto delle persone care. È un film sull’amore e sulle differenti modalità di amare. Ed è proprio qui che sta la “teoria del tutto”.
“This is not a story about a disease, but the story of a human relationship”, said Eddie Redmayne yesterday at the press conference of the Turin Film Festival. He is the protagonist of ‘The Theory of Everything’, in which he plays the astrophysicist Stephen Hawking. Actually, that is what the film is all about: it is a love story. Between whom though? Between Stephen and his first wife, Jane, or between Stephen and physics?
The film is the adaptation of the autobiographical book ‘Travelling to Infinity: My Life with Stephen Hawking’, written by his first wife. It starts right from the first meeting between them, and then proceeds along the years, when they were in love and supported each other, when they created a family and when finally got separated.
Despite the serious tones, it manages to be funny in some moments. The two references to the famous British series ‘Doctor Who’ were particularly interesting and gave it a decisive British print.
Playing the role of Stephen Hawking has not been easy, but the charming interpretation of charismatic Eddie Redmayne convinced everyone right away – maybe also earning him an Oscar nominee for best actor this year. For the time being, however, he has received the Maserati award last night in Turin.
Yesterday morning, at the press conference, the British actor told us that he was eager to participate in the film project but, as soon as he obtained the part of Hawking, he realized the difficulties this role could entail. In fact, dancer and choreographer Alexandra Reynolds followed him in the preparation of his role by teaching him how to move his body properly and to use only certain muscles. Moreover, the actor went to a specialized clinic where he could study the physical and emotional troubles caused by ALS illness.
Interpreting this role certainly involved a very hard work, both physical and psychological. However, Eddie Redmayne stated that it was primarily the meeting with Stephen Hawking that helped him immerse adequately in the role and make him understand even the smallest aspects of this wonderful, iconic man, who wants to reveal us something more than the mysteries of the Universe.
The film focuses precisely on this point. It does not say much about physics, black holes or Hawking radiations, but it rather concentrates on human relationships. The difficulties encountered along the way can only be overcome with a tremendous force of will and with the affection of caring people. It is a study on love and on different ways of loving. That is what the “theory of everything” is really about.
John Magary e Myna Joseph pronti a svelare i retroscena del film
Oggi, 25 novembre 2014, si è svolta la conferenza stampa del film The Mend. In sala erano presenti il regista John Magary e la produttrice Myna Joseph. La prima domanda si riferisce al titolo del film, che in italiano si traduce con “il riparare”, ma che non sembra trovare corrispondenze all’interno di un film in cui tutto sembra rompersi. Il regista risponde che questo è voluto, in quanto The Mend cerca di travolgere e disorientare il pubblico. Solo alla fine si raggiunge una sorta di stabilità, qualcosa si ripara.
Una conferenza stampa è strumento utile per fugare i dubbi riguardo ad un film. La Sapienza è indubbiamente una di quelle opere su cui si dovrebbe discutere parecchio, a livello linguistico, narrativo e soprattutto recitativo. Ogni inquadratura è una stanza (è un caso che il filo conduttore sia l’architettura?) e gli attori non interagiscono tra di loro, ma parlano con se stessi. Ogni battuta è ben scandita e assomiglia più a una dichiarazione che ad un elemento di dialogo. Continua la lettura di “LA SAPIENZA” DI EUGÈNE GREEN – CONFERENZA STAMPA→
Besides the screenings of previews and first works, the Turin Film Festival also celebrates the classics of cinematographic history. The film exhibition has always had a special consideration for the international review; this year it has decided to pay homage to the German cinematography by promoting three of its most relevant films.
Emanuela Martini is a practical person, focused on the substance of things and not interested in any glamour related to the festival. This is partially why the 32nd edition of the Torino Film Festival has suffered some financial cuts, does not have any big acclaimed stars, nor a red carpet or a godmother of the festival. (although there will be an anti-godmother: Anna Mazzamauro). Therefore, this attitude will perfectly match the personality of the new festival director, who proves to be capable of making these cuts her strong point and an opportunity to prove that, other than films, everything is boredom