Archivi tag: in concorso

“LAND WITH NO RIDER” BY TAMAR LANDO (ENG)

Article by Mirko Serra

Translation by Maria Iacovone

In New Mexico’s most remote areas, marked by drought and arson, the last cowboys survive, shadows of a bygone era who move in silence through isolation and solitude. With Land With No Rider, Tamar Lando carries out an anthropological analysis of a myth’s slow sunset: there’s no sign of the manly hero on horseback; instead, there are lonely men, tired and weak, remains of an America that decided to forget its past. Under their hats, they still wear flannel shirts and old leather boots and, between cigarettes and country songs, the three protagonists reveal the dark reality concealed behind the everyday life of the Southwest, where time stands still, in contrast with an ever-changing country.

Continua la lettura di “LAND WITH NO RIDER” BY TAMAR LANDO (ENG)

“LAND WITH NO RIDER” DI TAMAR LANDO

Nelle aree più remote del New Mexico, segnate da siccità e incendi dolosi, sopravvivono gli ultimi cowboy, ombre di un tempo passato che si muovono in silenzio tra isolamento e solitudine. Con Land With No Rider, Tamar Lando compie un’analisi antropologica sul lento tramonto di un mito: non c’è traccia dell’eroe virile in sella; al suo posto, uomini soli, stanchi e deboli, residui di un’America che ha deciso di dimenticare il proprio passato. Sotto i loro cappelli, vestono ancora camicie di flanella e vecchi stivali di pelle e, tra sigarette e brani country, i tre protagonisti rivelano la cupa realtà celata dietro la quotidianità del Southwest, dove il tempo si è fermato, in contrasto con un paese in continuo mutamento.

Continua la lettura di “LAND WITH NO RIDER” DI TAMAR LANDO

“LEVERS” BY RHAYNE VERMETTE (ENG)

Article by Elena Sartore

Translation by Giacomo Patterlini

What if one day the sun won’t rise again? This absurd hypothesis becomes reality in Levers, the second feature film by Canadian director Rhayne Vermette.

Continua la lettura di “LEVERS” BY RHAYNE VERMETTE (ENG)

“IRON WINTER” BY KASIMIR BURGESS (ENG)

Article by Davide Lassandro

Translation by Valeria Marconi

In Mongolia, there is a centuries-old tradition, passed down from father to son, which consists of taking care of horses through transhumance to help them survive the harsh and freezing winters of that region. Six years ago, this tradition was suddenly interrupted due to winter weather, which has grown increasingly harsh over the years. Now, the elders need to revive this ancient tradition by entrusting the arduous task to two young friends.

Continua la lettura di “IRON WINTER” BY KASIMIR BURGESS (ENG)

“IRON WINTER” DI KASIMIR BURGESS

In Mongolia esiste una tradizione plurisecolare, tramandata di padre in figlio, che consiste nel prendersi cura dei cavalli compiendo una transumanza per farli sopravvivere ai gelidi e rigidissimi inverni che caratterizzano il territorio. Sei anni fa questa tradizione si è improvvisamente interrotta a causa del clima invernale, sempre più duro di anno in anno. Dunque ora gli anziani dovranno far rivivere l’antica usanza affidando l’arduo compito a due giovani amici.

Continua la lettura di “IRON WINTER” DI KASIMIR BURGESS

“DIYA” BY ACHILLE RONAIMOU (ENG)

Article by Vittorio Barbieri

Translation by Giulia Zanotto

The life of Dane (Ferdinand Mbaïssané), a driver for an NGO in N’Djamena, proceeds normally until a tragic incident exposes him to the burden of diya: the bloody price a family wants him to pay for running over their son. From this moment on, the movie turns into an introspective journey into which responsibility, guilt and redemption intertwine, dragging the audience into a syncopated thriller.

Continua la lettura di “DIYA” BY ACHILLE RONAIMOU (ENG)

“DIYA” DI ACHILLE RONAIMOU

La vita di Dane (Ferdinand Mbaïssané), autista per una ONG a N’Djamena, procede regolare finché un tragico incidente lo espone al peso della diya, il prezzo del sangue che la famiglia del bambino da lui investito pretende come risarcimento. Da questo momento, il film si trasforma in un viaggio introspettivo in cui responsabilità, colpa e redenzione si intrecciano trascinando lo spettatore in un thriller sincopato.

Continua la lettura di “DIYA” DI ACHILLE RONAIMOU

“NEW GROUP” DI YUTA SHIMOTSU

Se sei cerchio non puoi nascere quadrato (o triangolo); ma puoi provare a cambiare e a pensare con la tua testa. In New Group, il regista Yuta Shimotsu mostra giovani liceali ligi al dovere, chiamati a reattività e performatività ad alti standard; ragazze e ragazzi che devono obbedire a regole prescritte e imposte dagli adulti, che sanno meglio e prima di loro come inserirsi nella società. Infatti, far parte di un gruppo è altamente necessario per non sentirsi esclusi e fuori dal coro. In New Group l’orrore, tuttavia, non si avvale dei facili cliché caratteristici del genere di riferimento. Sono i sottili confini che permeano la normale ordinarietà a rendere inquietante e brutale un sistema gerarchico soffocante e disfunzionale, nella sua messa in opera estrema.

Continua la lettura di “NEW GROUP” DI YUTA SHIMOTSU

“LUCES AZULES (BLUE LIGHTS)” DI LUCAS SANTA ANA

I protagonisti dell’ultima commedia di Lucas Santa Ana non possono non ricordare gli amici riuniti attorno al tavolo di Perfetti Sconosciuti. In Luces Azules (Blue Lights), però, la caducità dei rapporti umani e i segreti non distruggono l’identità dei personaggi e la loro fiducia reciproca, bensì diventano occasione di crescita e sostegno.

Continua la lettura di “LUCES AZULES (BLUE LIGHTS)” DI LUCAS SANTA ANA

“M DE MÃES” DI LÍVIA PEREZ

Melanie guarda la partita di calcio sdraiata sul letto di schiena mentre si accarezza il pancione che ospita i gemelli Bernardo e Iolanda. Marcela, invece, segue l’incontro con molta più partecipazione e preoccupazione della moglie e, mentre ha gli occhi incollati allo schermo, sfrutta il momento per usare il tiralatte elettrico. Quando la sua squadra segna, l’esultanza è tale che la loro cagna, infastidita, decide di cambiare stanza.

Continua la lettura di “M DE MÃES” DI LÍVIA PEREZ

“VISITORS – COMPLETE EDITION” DI KEN’ICHI UGANA

I mostri non muoiono mai, così come i film gore che vengono sventrati, trucidati e spappolati, ricuciti e sfruttati infinite volte, senza poter mai esalare l’ultimo respiro. Qualche volta i pezzi che restano vengono rappezzati, e ci si aggiunge dentro altro. Forse con la pretesa di rendere tutto più consistente, o probabilmente per trovare nuove soluzioni narrative che, in fondo, sono sempre le stesse. Improvvisamente, ad esempio, ci si può ritrovare davanti a uno zombie che serve il tè: le immagini oscene divengono puro divertissment, per trasformarsi poi in una serie di feticci che vivono indisturbati. Questo è il motivo per cui autori come Ken’ichi Ugana fanno e scrivono ancora – in maniera non scontata e intelligente –film horror. Ed è anche il motivo per cui film come Visitors – Complete Edition, o il suo predecessore Extraneous Matter – Complete Edition, popolano ancora le sale dei festival cinematografici internazionali.

Continua la lettura di “VISITORS – COMPLETE EDITION” DI KEN’ICHI UGANA

“NON RIATTACCARE” DI MANFREDI LUCIBELLO

“Ho preso la macchina, poi ti spiego”. Un messaggio diretto e conciso che Irene (Barbara Ronchi) lascia al suo attuale ragazzo prima di abbandonare l’appartamento e dirigersi frettolosamente verso il veicolo. In una notte primaverile, nel bel mezzo della pandemia, la donna è costretta a guidare da Roma verso Santa Marinella nel tentativo di impedire al suo ex fidanzato Pietro (Claudio Santamaria) di togliersi la vita. Le autostrade desolate fanno da sfondo all’odissea di Irene, al suo viaggio contro il tempo, mentre la linea telefonica lascia in sospeso la flebile voce del suo vecchio amante.

Leggi tutto: “NON RIATTACCARE” DI MANFREDI LUCIBELLO

Una tensione irrefrenabile si consolida gradualmente in “Non Riattaccare” – opera seconda di Manfredi Lucibello e unico film italiano in concorso al Torino Film Festival. Una suspense che si sviluppa lentamente e rimane costante, senza mai sfociare in un climax; resta saldamente legata alla fragile quotidianità di una coppia che, come molte altre, ha dovuto affrontare la solitudine e la distanza causate dal lockdown. Tuttavia, tra Irene e Pietro si apre un abisso: per mostrarcelo Lucibello, e il suo co-sceneggiatore Jacopo Del Giudice, si servono del volto stanco e sofferente di Barbara Ronchi, capace di sostenere da solo il peso dell’intera narrazione.

In un’intervista il regista ha dichiarato che il viaggio di Irene non ha forse l’obiettivo di salvare Pietro, quanto piuttosto di salvare sé stessa. Una considerazione confermata dal modo in cui la macchina da presa mette costantemente alla prova il corpo della donna, seguendolo quasi morbosamente sin dai primissimi istanti del film. Irene può salvarsi ma deve farlo da sola. Pietro è soltanto una voce mentre il martirio di lei è concreto, così come lo sono tutti gli ostacoli che li separano in quei 60 km di strada, in un mondo completamente immobilizzato. Con questo nuovo thriller, Lucibello conferma nuovamente la sua abilità di narratore, e riesce ad ingannarci con un falso dialogo tra due ex amanti, che si rivela invece essere uno straziante monologo tra una donna e i fantasmi del suo passato.

Luca Giardino

articolo pubblicato su “la Repubblica” il 27 novembre 2023

“MANDOOB – NIGHT COURIER” BY ALI KALTHAMI

Article by Elena Bernardi

Translation by Fabio Castagno

From the beginning,  the director Ali Kalthami explains to the audience the double connotation of the Arabic word “Mandoob”, which means “courier” but also “a person pitied for his misery and tragic end”. Mandoob – Night Courier – part of the feature film competition of the 41st edition of Torino Film Festiva – turns the same double meaning of the word into an ambiguous thriller connotated by a strong sense of humor, which shows the power of desperation in the protagonist’s misadventures.

Continua la lettura di “MANDOOB – NIGHT COURIER” BY ALI KALTHAMI

“MANDOOB – NIGHT COURIER” DI ALI KALTHAMI

Il regista Ali Kalthami esplicita fin da subito al proprio pubblico la doppia connotazione della parola “Mandoob” che in arabo significa sì “corriere”, ma anche “un individuo compianto per la sua miseria e tragica fine”. Quest’ambivalenza e duplicità semantica in Mandoob – The night Courier – presentato in concorso alla 41° edizione del Torino Film Festival – diventa anche la dualità di un thriller connotato da una forte vena umoristica, che racconta il potere della disperazione nelle disavventure del protagonista.

Continua la lettura di “MANDOOB – NIGHT COURIER” DI ALI KALTHAMI

“KALAK” BY ISABELLA EKLÖF

Article by Marta Faggi

Translation by Rebecca Lorusso

Kalak’s Greenland is endless. The deep fjord inlets are topped by steep, snow-capped mountain walls. Kulusuk is a small village in East Greenland, made up of a few isolated houses with sloping roofs and bright colors. Jan (Emil Johnsen) takes refuge in Kulusuk with his wife and children, after life in Nuuk has become intolerable. This is not the first time Jan has run away from something: before living in Greenland, he lived in Denmark with his father. He always runs away from himself and his past, in a stressed search for a sense of belonging and community.

Continua la lettura di “KALAK” BY ISABELLA EKLÖF

“KALAK” DI ISABELLA EKLÖF

La Groenlandia di Kalak è sterminata: le profonde insenature dei fiordi sono sormontate da ripide e scoscese pareti montuose, con le cime innevate. Kulusuk, piccolo villaggio della Groenlandia orientale, è composto da poche case isolate, dai tetti spioventi e dai colori sgargianti. È a Kulusuk che Jan (Emil Johnsen) si rifugia, con moglie e figli, dopo che la vita nella capitale, Nuuk, è diventata insostenibile. Non è la prima volta che Jan fugge da qualcosa: prima di vivere in Groenlandia, viveva in Danimarca, con il padre. Scappa da se stesso e dal proprio passato, alla spasmodica ricerca di un senso di appartenenza, di una collettività.

Continua la lettura di “KALAK” DI ISABELLA EKLÖF

“ARRÊTE AVEC TES MENSONGES” DI OLIVIER PEYON

“I migliori adattamenti sono i migliori tradimenti”: con queste parole Philippe Besson, autore del romanzo Arrête avec tes mensonges, si rivolge ad Olivier Peyon, regista dell’omonimo film in concorso alla 38esima edizione del Lovers Film Festival. Un racconto a ritroso che ripercorre il primo amore del protagonista Stéphane, uno scrittore di successo ritornato al paese di origine. L’incontro con Lucas, il figlio del suo amato, risveglierà in lui i ricordi di un amore segreto, per anni tenuto in vita dai suoi racconti di finzione.

Continua la lettura di “ARRÊTE AVEC TES MENSONGES” DI OLIVIER PEYON

“PAMFIR” BY DMYTRO SUKHOLYTKYY-SOBCHUK

Translated by: Benedetta Francesca De Rossi

Article by: Francesco Ghio

“So Abraham got up early in the morning, saddled his donkey, and took two of his young men with him and his son Isaac; and he split the wood for the burnt offering, and then he got up and went to the place of which God had told him.” Genesis 22:3

The biblical account shows that Abraham, moved by great faith, had no hesitation. Leonid, however, is a pagan, Leonid does not believe. And in order to offer the best future to his progeny, he is willing to transgress ethical norms and human laws, consequently going so far as to defy God.

READ ALL

“PAMFIR” DI DMYTRO SUKHOLYTKYY-SOBCHUK

“Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato” Genesi 22:3

Il racconto biblico dimostra che Abramo, mosso da una grande fede, non ebbe esitazioni. Leonid però è pagano, Leonid non crede. E pur di offrire il futuro migliore alla propria progenie è disposto a trasgredire norme etiche e leggi umane, arrivando di conseguenza a sfidare Dio.

Continua la lettura di “PAMFIR” DI DMYTRO SUKHOLYTKYY-SOBCHUK