“RICARDO ET LA PEINTURE” BY BARBET SCHROEDER

Article by Emidio Sciamanna

Translation by Chiara Rotondo

An elderly painter climbs the steep cliff face of Brittany’s coastline, wearing worn-out clothes and holding his palette, easel and brushes in hand. Upon reaching a secluded grotto, he is free to express his imagination against the stunning coastal backdrop. This is the opening scene of Barbet Schroeder’s latest documentary, Ricardo et la peinture (“Ricardo and painting”), which premiered Out of Competition at the 41st Turin Film Festival.

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“RICARDO ET LA PEINTURE” DI BARBET SCHROEDER

Abiti consumati, pennelli in mano, tavolozza e cavalletto sulle spalle: nel cuore della Bretagna, sullo sfondo di un suggestivo paesaggio costiero, un anziano pittore si inerpica faticosamente lungo la ripida parete rocciosa di un litorale, fino a raggiungere una piccola grotta nascosta, dove può dare libero sfogo alla sua fantasia. È l’inizio del nuovo documentario di Barbet Schroeder, Ricardo et la peinture, presentato Fuori Concorso alla 41^ edizione del Torino Film Festival.

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“SMILING GEORGIA” BY LUKA BERADZE

Article by Nicolò Pilon

Translation by Martina Agostino

During the elections in 2012 in Georgia, the Party’s candidate Mikheil Saak’ashvili of “United National Movement” promises free dental visits to all citizens over the age of 50. He does not limit himself to promises, in fact he hires teams of dentists tasked with restoring the smiles of his potential voters. At the end of the two-month campaign, however, Mikheil will lose the election, leaving citizens with half surgery done, but with no teeth. Eight years later, director Luka Beradze decides to go to one of the  regions most affected by this electoral cataclysm, where he will find the Innominatovillage, in the municipality of Chiaturi.

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“SMILING GEORGIA” DI LUKA BERADZE

Durante le elezioni del 2012 in Georgia il candidato del partito “Movimento Nazionale Unito” Mikheil Saak’ashvili promette visite odontoiatriche gratuite a tutti i cittadini che hanno superato il cinquantesimo anno di età. Non si limita alle promesse, ma ingaggia squadre di dentisti incaricate di ripristinare il sorriso dei suoi potenziali elettori. Alla fine della campagna durata due mesi Mikheil perderà però le elezioni, lasciando i cittadini a metà intervento, ovvero senza denti. Otto anni dopo il regista Luka Beradze decide di andare in una delle regioni più colpite da questo cataclisma elettorale, dove troverà il villaggio Innominato, nel comune di Chiaturi.

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“CAMBIO CAMBIO” BY LAUTARO GARCÍA CANDELA

Article by Elena Bernardi

Translation by Camilla Lippi

In Cambio Cambio (“Change Change”), one of the movies presented out of competition in the “Nuovi Sguardi Argentini” (“New Argentinian Perspectives”) section at the 41st Torino Film Festival, Lautaro García Candela paints a picture of Generation Z in a post-pandemic Argentina, somewhere between a thriller and a love story.

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“CAMBIO CAMBIO” DI LAUTARO GARCÍA CANDELA

In Cambio Cambio, presentato fuori concorso nella sezione “nuovi sguardi argentini” alla 41^ edizione del Torino Film Festival, Lautaro García Candela dipinge un ritratto della generazione Z nell’Argentina post-pandemia, a metà tra il thriller e la storia d’amore.

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“ROMA BLUES” BY GIANLUCA MANZETTI

Article by Sara Longo


Translation by Lara Martelozzo

In the oneiric world of Al (Francesco Gheghi), the single most important thing is to make his bed every morning. This is because accomplishing the first task of the day will motivate him to achieve subsequent goals. Inspired by what Admiral McRaven said in his famous speech, Al adds that it is in a properly tucked-in bed that good dreams are born. Too bad there are no blankets to tuck into in the hot, suffocating Rome where he lives.

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“ROMA BLUES” DI GIANLUCA MANZETTI

Nell’onirico mondo di Al (Francesco Gheghi), la cosa più importante è farsi il letto ogni mattina. Questo perché realizzare il primo compito della giornata lo motiverà a raggiungere gli obiettivi successivi. Prendendo spunto da quanto disse l’Ammiraglio McRaven nel suo celebre discorso, Al aggiunge che è in un letto ben fatto che nascono bei sogni. Peccato che non ci siano coperte da rimboccare nella calda e asfissiante Roma in cui vive.

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 “ANULLOJE LIGJIN” BY FABRIZIO BELLOMO

Article by Asia Lupo

Translation by Rebecca Lorusso

The sea, a mound of earth and some buildings are the opening images of Anulloje Ligjin, a documentary that talks about the mysterious reality of a country which has been isolated from the rest of the European continent for 40 years. Albania, in this film, is shown in all its desolation and inconsistencies, but also in its profound creative energy and resistance.

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 “ANULLOJE LIGJIN” DI FABRIZIO BELLOMO

Il mare, un cumulo di terra e alcuni edifici sono le immagini di apertura di Anulloje Ligjin, un documentario che tocca con i guanti la realtà misteriosa di un paese che per quarant’anni è stato isolato dal resto del continente europeo.  L’Albania, nel film di Fabrizio Bellomo, viene mostrata in tutta la sua desolazione, le sue incongruenze, ma anche la sua profonda  e tribale energia creativa e di resistenza.

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“BIRTH” BY YOO JI-YOUNG

Article by Davide Gravina

Translation by Sebastiano Liso

After the credits of Birth, which was screened in competition at the 41st Torino Film Festival, the clatter of computer keys cannot halt. Jay (Han Hae-in) is a promising young, talented writer, undoubtedly ambitious, not fearful at all and encouraged by the career path she decided to pursue. She cannot and does not know how to do anything else. Jay’s partner Geonwoo (Lee Han-ju) is an English teacher at a private institute who seems content to live in his girlfriend’s shadow, helping her as best he can and giving up his own individual happiness. An uneven love story, only seemingly stable, but, in fact, deeply unhealthy. Their balance is challenged when she discovers she is pregnant, despite the continued use of contraceptives.

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“BIRTH” DI YOO JI-YOUNG

Scorrono i titoli di coda di Birth – presentato in concorso alla 41° edizione del TFF – e il rumore dei tasti del computer non smettono di fare rumore, non conoscono attimi di pausa. Jay (Han Hae-in) è una scrittrice giovane e promettente, ricca di talento, indubbiamente ambiziosa, per nulla timorosa e anzi stimolata dalla carriera che ha deciso di intraprendere. Non può e non sa fare altro. Accanto a lei, il compagno Geonwoo (Lee Han-ju), insegnante di inglese in un istituto privato, sembra accontentarsi di vivere all’ombra della sua fidanzata, aiutandola come meglio può e rinunciando alla sua felicità individuale. Una storia d’amore impari dunque, il cui equilibrio, solo apparentemente stabile, in realtà profondamente malsano, viene messo in discussione nel momento esatto in cui lei scopre di essere incinta, nonostante l’attenzione riposta nell’utilizzo di contraccettivi.

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“LA PALISIADA” BY PHILIP SOTNYCHENKO

Article by Francesco Ghio

Translation by Giorgia Legrottaglie

History is always written by the winners, by those who come first, those who wear the medal and have their faces portrayed on the front pages of newspapers. At the same time, the voice of the defeated fades and melts like snow under the rays of noon, so adept at melting those strong words. La Palisiada comes as a courageous attempt to restore the other face of truth, the one written by the losers, trampled by the news, annoying to those who wield power. The problem, however, remains the same: at some point, you have to deal with reality.

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“LA PALISIADA” DI PHILIP SOTNYCHENKO

La storia è sempre scritta dai vincitori, da chi arriva primo, da chi ha la medaglia al collo e il volto ritratto sulle prime pagine dei giornali. La voce dello sconfitto al contempo sfuma, si scioglie come neve sotto i raggi del mezzogiorno, così abili a sciogliere quelle parole prima tanto robuste. La Palisiada si presenta come il coraggioso tentativo di restituire l’altro volto della verità, quello scritto dai perdenti, calpestato dai notiziari, fastidioso per coloro che esercitano il potere. Il problema, però, resta sempre lo stesso. Ad un certo punto bisogna fare i conti con la realtà.

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“L’ÎLE” BY DAMIEN MANIVEL

Article by Luca Giardino

Translation by Eleonora Torrisi

Rosa’s (Rosa Berder) last night before leaving for Montréal is an unforgettable party. 
The girl must leave all her friends and move to Canada, perhaps to become a great dancer. But goodbyes are never easy and the night offers Rosa a chance to stop time to savor every sip of beer, every drag of a cigarette, and the warmth of the last day of summer. The meeting place is a large boulder in the middle of a beach, affectionately known as “the island”; here her friends set up a sort of farewell ritual, consisting of alcoholic challenges, seaweed battles and bathing in the sea. Rosa lives her last evening as if it were truly the last of her life without ever drowning in memories, but rather trying to recreate new ones that can last forever.

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“L’ÎLE” DI DAMIEN MANIVEL

L’ultima sera di Rosa (Rosa Berder) prima di partire per Montréal è una festa indimenticabile. La ragazza deve abbandonare tutti i suoi amici e migrare in Canada, forse per diventare una grande ballerina. Ma gli addii non sono mai facili e la nottata offre a Rosa la possibilità di fermare il tempo per assaporare ogni sorso di birra, ogni tiro di sigaretta e il tepore dell’ultimo giorno d’estate. Il luogo di ritrovo è una grossa roccia in mezzo ad una spiaggia, affettuosamente chiamata “l’isola”; qui i ragazzi allestiscono una sorta di rituale d’addio, fatto di sfide alcoliche, battaglie di alghe e bagni in mare. Rosa vive la sua ultima serata come se fosse veramente l’ultima della sua vita senza mai annegare nei ricordi, ma piuttosto cercando di ricrearne di nuovi che possano vivere in eterno.

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“LUX SANTA” BY MATTEO RUSSO

Article by Valentina Testa

Translation by Chiara Rotondo

It is a customary practice in Crotone for young men to build a wooden pyramid to set fire in honour of St. Lucy on December 13th. Cooperation becomes a prerequisite for winning the friendly and traditional competition that takes place every year among the town districts to see who can build the highest and most impressive fire. “We must ensure that our Jesus Fund gets published in newspapers, and nobody else.” Even if the press won’t pay attention to them, the story of the Jesus Fund community will be told in Lux Santa (“Holy light”). This film, directed by Matteo Russo and presented as part of the 41st Turin Film Festival’s Italian documentary competition, sheds light on their experiences.

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“LUX SANTA” DI MATTEO RUSSO

La tradizione vuole che a Crotone, per il 13 dicembre, i giovani uomini del quartiere costruiscano una piramide di legno a cui dare fuoco in omaggio a Santa Lucia. Lavorare insieme diventa una necessità per avere la meglio nella competizione – amichevole e tradizionale anch’essa – che ogni anno si instaura tra i rioni della città per chi fa il fuoco più alto e più bello. «Dobbiamo uscire sui giornali – noi, Fondo Gesù, non gli altri». E nonostante la stampa non gli darà attenzione, sarà Lux Santa – diretto da Matteo Russo e presentato nel concorso documentari italiani per il 41° Torino Film Festival – a raccontare la storia degli uomini del rione Fondo Gesù.

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“MANDOOB – NIGHT COURIER” BY ALI KALTHAMI

Article by Elena Bernardi

Translation by Fabio Castagno

From the beginning,  the director Ali Kalthami explains to the audience the double connotation of the Arabic word “Mandoob”, which means “courier” but also “a person pitied for his misery and tragic end”. Mandoob – Night Courier – part of the feature film competition of the 41st edition of Torino Film Festiva – turns the same double meaning of the word into an ambiguous thriller connotated by a strong sense of humor, which shows the power of desperation in the protagonist’s misadventures.

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“MANDOOB – NIGHT COURIER” DI ALI KALTHAMI

Il regista Ali Kalthami esplicita fin da subito al proprio pubblico la doppia connotazione della parola “Mandoob” che in arabo significa sì “corriere”, ma anche “un individuo compianto per la sua miseria e tragica fine”. Quest’ambivalenza e duplicità semantica in Mandoob – The night Courier – presentato in concorso alla 41° edizione del Torino Film Festival – diventa anche la dualità di un thriller connotato da una forte vena umoristica, che racconta il potere della disperazione nelle disavventure del protagonista.

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Il magazine delle studentesse e degli studenti del Dams/Cam di Torino